IL FAVOLOSO MONDO DI AMELIE

Regia: Jean-Pierre Jeunet

Cast: Audrey Tatou (Amélie), Mathieu Kassovitz (Nino), Rufus (
Raphaël Poulain), Yolande Moreau (Madeleine)

Trama:
Una giovane ragazza con un gusto pronunciato per i piccoli piaceri della vita: immergere la mano in un sacco di legumi, spaccare la crosticina di una creme brulée con la punta del cucchiaino e far rimbalzare sassi sull'acqua del Canal Saint Martin. Nella notte del 30 agosto 1997 le accade improvvisamente qualcosa: decide di raddrizzare la vita delle persone che la circondano. Ma chi si occuperà di lei?


NARRATORE: Il 3 settembre 1973, alle 18, 28 minuti e 32 secondi, una mosca della famiglia dei Calliphoridi, capace di 14.670 battiti d'ali al minuto, plana su rue Saint-Vincent, a Montmartre. Nello stesso momento, in un ristorante all'aperto a due passi dal Moulin de la Galette, il vento si insinua magicamente sotto una tovaglia facendo ballare i bicchieri senza che nessuno se ne accorga. In quell'istante, al quinto piano del 28 dell'Avenue Trudaine, IX Arrondissement, Eugène Koler, di ritorno dal funerale del suo migliore amico, Emile Maginot, ne cancella il nome dalla sua rubrica. Sempre nello stesso momento, uno spermatozoo con il cromosoma X del signor Raphaël Poulain, si stacca dal plotone per raggiungere un ovulo della signora Poulain, nata Amandine Fouet. Nove mesi più tardi, nasce Amélie Poulain. Il padre di Amélie, ex-medico militare, lavora presso la Stazione termale di Enghien-les-Bains. A Raphaël Poulain non piace: fare pipì accanto a qualcuno; sorprendere uno sguardo di disprezzo sui suoi sandali; uscire dall'acqua e sentirsi il costume appiccicato addosso. A Raphaël Poulain piace: strappare enormi pezzi di carta da parati; mettere in fila le sue scarpe e lucidarle con cura; svuotare la scatola degli attrezzi, pulirla bene, e riporre tutto, alla fine. La madre di Amélie, Amandine Fouet, maestra originaria di Gueugnon, è sempre stata una persona instabile e nervosa. Ad Amandine Poulain non piace: avere le dita lessate quando fa il bagno; essere - da qualcuno che non le va - sfiorata con la mano; avere il segno del cuscino stampato sulla guancia la mattina. Ad Amandine Poulain piace: il costume dei pattinatori artistici in tv; far brillare il parquet con le pattine; svuotare la borsetta, pulirla bene, e riporre tutto, alla fine. Amélie ha 6 anni. Come tutte le bambine, vorrebbe che suo padre l'abbracciasse ogni tanto, ma... lui ha un contatto fisico con lei solo durante il controllo medico mensile. La piccola, sconvolta da tanta intimità eccezionale, non riesce a contenere il batticuore, perciò, il padre la crede affetta da un'anomalia cardiaca. A causa di questa malattia fittizia la piccina non va a scuola. È sua madre che le fa da maestra.
AMANDINE POULAIN: Le... galline... covano... sovente... in... convento.
AMELIE POULAIN: Le galline... covano...
AMANDINE: Bravissima.
AMELIE:... sov-in-conv.
AMANDINE: No!
NARRATORE: Senza contatto con gli altri bambini, sballottata tra lo stato febbrile di sua madre e la glacialità di suo padre, Amélie si rifugia in un mondo da lei inventato. In questo mondo i dischi di vinile sono preparati come delle crêpes, e la moglie del vicino, in coma da mesi, in realtà ha scelto di esaurire in una volta tutte le sue ore di sonno.
DONNA IN COMA: Così potrò rimanere sveglia giorno e notte per il resto della mia vita.
NARRATORE: Il solo amico di Amélie si chiama "il Capodoglio". Ma l'ambiente familiare ha reso il pesciolino nevrastenico e incline al suicidio.
AMELIE: Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!
NARRATORE: I tentativi suicidi di Capodoglio non fanno che aumentare lo stress materno. Si impone una decisione.
AMANDINE: Oddio!
NARRATORE: Per consolare Amélie, la madre le regala una Kodak Instamatic di occasione.
VICINO: Bambina! Ma che cos'hai combinato! Lo vedi che cosa è successo? È colpa tua! Del tuo apparecchio!
NARRATORE: Un vicino approfitta dell'ingenuità di Amélie per farle credere che il suo apparecchio è difettoso: provoca incidenti. Avendo scattato foto tutto il pomeriggio, la sera l'assale un atroce dubbio. Sprofonda davanti alla TV, sopraffatta dalla responsabilità di un gigantesco incendio, due deragliamenti e un disastro aereo. Qualche giorno dopo, capisce che il vicino l'ha presa in giro, e decide di vendicarsi.
TELECRONISTA: ... la palla va a finire a Fontebet [?], che si trova proprio di fronte alla porta difesa da Jean Paul Bertrand-Demanes. Susic, Zaremba...
VICINO: Ma che succede?
TELECRONISTA: ... e gol!
VICINO: Porca puttana! Oh! Oh, oh!
TELECRONISTA: ... fantastico di Susic! Un tiro fulminante, azione splendida! Al quarto minuto di gioco!
VICINO: Non fare scherzi!
TELECRONISTA: La squadra avversaria si trova sùbito in difficoltà. Susic oggi è in gran forma, sembra imprendibile...
VICINO: Sì!
TELECRONISTA: ... ha ritrovato lo spa...
VICINO: No! Proprio adesso! Guarda che se continui così io ti sfascio!
TELECRONISTA: ... di gol così se ne vedono pochi...
VICINO: No, miseriaccia, no!
TELECRONISTA: ... una partita così non si vedeva da anni!


NARRATORE: E poi, un giorno, il dramma. Come ogni anno, Amandine Fouet porta sua figlia ad accendere un cero a Notre-Dame perché il cielo le invii un fratellino. La risposta divina si manifesta tre minuti dopo. Ahimè, dal cielo non piomba un neonato, ma una turista del Québec, Marguerite Boujard, decisa a farla finita con la vita.
MARGUERITE BOUJARD: Aaaah!
NARRATORE: Amandine Poulain, nata Fouet, muore sul colpo. Dopo la morte di sua madre, Amélie si ritrova a tu per tu con suo padre. Costui, già poco comunicativo, si rinchiude ancora di più in se stesso. Si lancia nella costruzione maniacale di un mausoleo in miniatura, per raccogliere le ceneri di sua moglie. Passano i giorni, i mesi, poi gli anni. Il mondo esterno appare così morto che Amélie preferisce sognare una sua vita in attesa di avere l'età per andarsene. Cinque anni più tardi, Amélie è cameriera in un bar-ristorante di Montmartre, "Les Deux Moulins". È il 29 agosto. Tra 48 ore, il destino di Amélie si ribalterà. Ma per il momento, lei non ne sa nulla. La sua vita scorre tranquilla fra le colleghe e i frequentatori del bar. Lei è Suzanne, la padrona. Zoppica un po', ma non ha mai rovesciato un bicchiere. Da giovane faceva la ballerina equestre al circo Medrano. Le piace: uno sportivo che piange per la delusione. Non le piace: vedere nel suo bar un uomo umiliato davanti a suo figlio.
PREPOTENTE: Io penso e tu obbedisci!
NARRATORE: Ai tabacchi c'è Georgette, la malata immaginaria. Quando non ha l'emicrania, ha il nervo sciatico infiammato. Non le piace la frase: "Sia benedetto il frutto del ventre tuo". Ecco Gina, collega di Amélie. Sua nonna era guaritrice. Le piace scrocchiarsi le ossa. Serve un Kirsch [?] al lampone a Hipolito, lo scrittore fallito. A lui piace soprattutto vedere in tv un torero che si fa incornare. Il tizio che li osserva truce è Joseph, un amante geloso respinto da Gina.
Passa le giornate a spiarla per vedere se c'è un altro. La sola cosa che gli piace è schiacciare le palline della plastica da imballo. In ultimo c'è Philomène, l'hostess. Amélie le tiene il gatto Rodrigue quando lei parte. A Philomène piace: il rumore della ciotola sul pavimento. A Rodrigue invece piace: essere presente quando si raccontano le favole ai bambini.


MENDICANTE: Ah, no, grazie, signorina. Non lavoro mai di domenica.
NARRATORE: Spesso, nei fine settimana, Amélie prende il treno per andare a trovare suo padre.
AMELIE: Ma perché non approfitti che sei in pensione?
RAPHAEL POULAIN: Per fare cosa?
AMELIE: Per viaggiare. Non ti sei mai allontanato da qui.
RAPHAEL: Bah... da giovani, io e tua madre... sì che avremmo viaggiato. Ma non potevamo. A causa del tuo cuore.
AMELIE: Sì, lo so.
RAPHAEL: A questo punto, adesso...
NARRATORE: A volte, il venerdì sera, Amélie va al cinema.
AMELIE: Mi piace molto voltarmi nel buio e osservare le facce degli altri spettatori.
FILM: Al primo che arriverà in fondo alla passerella.
AMELIE: E poi mi piace cogliere quei particolari che nessuno noterà mai. Invece non mi piace, nei vecchi film americani, quando il guidatore non guarda la strada.
FILM: You know, you are a very beautiful woman... A very, very, beautiful woman.
NARRATORE: Non ci sono uomini nella vita di Amélie. Ci ha provato un paio di volte, ma il risultato non è stato all'altezza delle sue aspettative. In compenso, coltiva un gusto particolare per i piccoli piaceri: tuffare la mano in un sacco di legumi; rompere la crosta della crème brulée con la punta del cucchiaino; e far rimbalzare i sassi sul canale Saint-Martin. Lui è l'uomo di vetro. Per una malattia congenita, le ossa gli si rompono come fossero di cristallo. I suoi mobili sono ricoperti da imbottiture. Una semplice maniglia rischia di fratturargli i metacarpi. Sono vent'anni che evita di uscire di casa. Col tempo non è cambiato nulla. Amélie continua a rifugiarsi nella solitudine. Si diverte a porsi domande cretine sul mondo o sulla città che si stende davanti ai suoi occhi. Per esempio, quante coppie in questo preciso istante stanno per avere un orgasmo?
AMELIE: Quindici.


NARRATORE: Ed eccoci alla notte del 30 agosto 1997, quando si verifica l'avvenimento che sconvolgerà la vita di Amélie.
TELECRONISTA: Signore e signori, buongiorno. La principessa del Galles, Lady D., è morta questa notte in un incidente automobilistico. Era in compagnia del suo fidanzato, il noto miliardario Dodi Al Fayed, anch'egli deceduto. Anche l'autista della macchina ha perso la vita. La guardia del corpo di Lady D. ha riportato gravissime ferite. Lady D. e Dodi Al Fayed erano arrivati ieri a Parigi. Usciti dal Ritz, albergo di proprietà del padre di Al Fayed, i due, su una Mercedes nera, sono stati inseguiti da un gruppo di paparazzi. L'incidente ha avuto luogo nel sottopasso dell'Alma. Ancora ignote le cause dell'incidente. Le uniche notizie finora filtrate attraverso il riserbo degli inquirenti sono che Al Fayed è deceduto sul colpo, mentre la Principessa quattro ore più tardi all'Ospedale della Pitie. Per ulteriori dettagli sulla tragedia ci colleghiamo adesso con Pascal Du Rupé.
PASCAL DU RUPE: Siamo qui nelle vicinanze del sottopasso dell'Alma, dove poche ore fa è accaduta la tragedia. Il posto è pieno di poliziotti, e autorità, che non permettono a nessuno...
NARRATORE: Solo il primo uomo penetrato all'interno della tomba di Tutankhamon potrebbe capire l'emozione di Amélie mentre apre la scatola di tesori che un bambino ha assicurato di nascondere una quarantina di anni fa. Il 31 agosto, alle 4 del mattino, a un tratto Amélie ha un'idea luminosa: Ritroverà dovunque sia il proprietario della scatola dei ricordi e gli restituirà il suo tesoro. Se la cosa lo colpisce, lei ha deciso: comincerà ad occuparsi della vita degli altri. Altrimenti, tanto peggio.


MADELEINE WALLACE: Ah, la signorina del quinto piano! Qui non la vediamo molto spesso.
AMELIE: Mi scusi tanto... Sa niente di un bambino che abitava nella mia casa negli anni '50?
MADELEINE: Ragazzino... Lo vuole un bicchierino di Porto?
AMELIE: No, grazie.
MADELEINE: Si sieda, venga, chiuda la porta. Sì, uff! Ragazzini! Ne ho conosciuti tanti di ragazzini. All'inizio sono bellini, ma poi... tirano palle di neve, castagne... Li conosco, i ragazzini.
AMELIE: E... e lei da quanto tempo lavora qui?
MADELEINE: Dal '64. Si saranno già divertiti a dirle tutto.
AMELIE: No, non capisco.
MADELEINE: Oh, guarda! Che strano. Si sieda. Mio marito lavorava per le Assicurazioni Coccinelle. Alla gente piace raccontare che se la faceva con la segretaria. Bisogna dire che hanno battuto tutti gli alberghi di Batignolles, e nemmeno i più squallidi, anche perché la cocchina era una che allargava facilmente le gambe ma... su lenzuola di raso. Mio marito si è messo a fregare dalla cassa. All'inizio, poco, e poi cinquanta milioni in una volta. E via! Volati tutti e due nella Pampa. Beva. Eh, sì. Allora, il 20 gennaio 1970 qualcuno ha suonato alla porta. Bene: "Signora, suo marito è morto. incidente di macchina. Nell'America del Sud". La mia vita si è fermata. E lui, Leone Nero, si è lasciato morire di tristezza. Ah, povera bestia! Lo vede con quanto amore continua a guardare il suo padrone? Un giorno le leggerò le sue lettere... No, no, resti, resti pure. È una cosa di cinque minuti. Ecco, qui era in caserma. "Cara Mado"... Sono io, mi chiamo Madeleine. "Non dormo più, non mangio più. Vivo con la certezza di aver lasciato la mia sola ragione di vita a Parigi. La ritroverò soltanto venerdì 15 vedendo comparire la mia bertuccia adorata sul marciapiede della stazione, nel suo vestito blu con le bretelle (quello che tu trovi troppo trasparente). Bacioni". Ecco. Le hanno mai scritto delle lettere così, signorina?
AMELIE: No. Non sono la bertuccia di nessuno.
MADELEINE: Io mi chiamo Madeleine Wallace. Si dice "piangere come una Maddalena", eh? Non si dice così?
AMELIE: Sì.
MADELEINE: E a Parigi ci sono le fontane Wallace. Questo significa che io ero predestinata alle lacrime, eh, eh. Ah, sì, per quella sua faccenda... vada a trovare il droghiere, Collignon. Sta da sempre in questo palazzo.
COLLIGNON: Ah, buongiorno, Amélie-melina! Allora, un fico e tre noccioline, come al solito, vero?
AMELIE: Le volevo fare una domanda: quelli che abitavano a casa mia negli anni '50, si ricorda come si chiamavano?
COLLIGNON: Bah, signorina mia, questa è una domandona! Nel '50 avevo due anni. Guardi, esattamente l'età mentale di questo idiota oggi.
NARRATORE: L'idiota è Lucien. È vero che forse non è proprio un genio, ma ad Amélie è simpatico. Le piace quel suo modo delicato di afferrare l'indivia, come un oggetto prezioso da maneggiare con rispetto. È la sua maniera di esprimere amore per il lavoro ben fatto.
COLLIGNON: No, ma dico, lo guardi, si direbbe che stia raccogliendo un uccellino caduto dal nido. Ah! Fortunatamente non gli ha chiesto le fragoline di bosco, perché in quel caso... le toccava ripassare lunedì, eh? E allora, ti muovi, impedito, o no? La signora ha altro da fare! Tenga. Le conviene andare a trovare mia madre. Ha una memoria da elefante, mia madre. È un'elefantessa. Ah, ah, ah, ah, ah!
AMELIE: La ringrazio.


SIGNOR COLLIGNON: Bredoteau.
AMELIE: Come, prego?
SIGNOR COLLIGNON: È il nome che sta cercando. Ma se sono io che glielo dico non conta, perché sono rimbambito, eh!
SIGNORA COLLIGNON: Non gli dia retta, è rimbambito.
SIGNOR COLLIGNON: Ah!
SIGNORA COLLIGNON: Lo vede anche lei come ha ridotto i miei lauri!
SIGNOR COLLIGNON: E con questo?
SIGNORA COLLIGNON: È un guaio.
SIGNOR COLLIGNON: Ah! Ma cosa fai?
SIGNORA COLLIGNON: E non è colpa mia!
SIGNOR COLLIGNON: Non puoi stare un po' più attenta, no?
SIGNORA COLLIGNON: Sempre con questa tazza in mezzo! Prima della drogheria era bigliettaio della Metropolitana.
SIGNOR COLLIGNON: Non è una vergogna.
SIGNORA COLLIGNON: E adesso, da tre mesi si alza tutte le notti con la sua macchinetta per obliterare i miei lauri.
SIGNOR COLLIGNON: Io avrei preferito dei lillà. La vita è fatta male, ma ognuno... si calma i nervi come può.
AMELIE: Io faccio rimbalzare i sassi.
SIGNOR COLLIGNON: Rimbalzare i sassi? Eh, eh!
SIGNORA COLLIGNON: Troverò quello che cerca, stia tranquilla. Sono organizzatissima.
SIGNOR COLLIGNON: Sì, sì.
SIGNORA COLLIGNON: Io segno tutto. Ah!
SIGNOR COLLIGNON:  Cosa segni tu?
SIGNORA COLLIGNON: Certo, certo. Quando penso che tuo figlio ha 50 anni suonati...
SIGNOR COLLIGNON: Ora ricomincia.
SIGNORA COLLIGNON: ... e io sono ancora costretta a tenergli la contabilità, ah, ah...
SIGNOR COLLIGNON: Ricòrdati che a 15 anni gli mettevi ancora il dentifricio sullo spazzolino. Tutto si paga.
SIGNORA COLLIGNON: Sì, sì, sì, ecco... Camus... Camus... secondo piano...
SIGNOR COLLIGNON: E i Camus ora che c'entrano?
SIGNORA COLLIGNON: Poi i Brossard. No, no, no, alla scala B c'erano i Brossard. Ecco! Trovato! Bredoteau, quinto piano a destra! Venivano dalla provincia.
SIGNOR COLLIGNON: Bredoteau...
SIGNORA COLLIGNON: Eh, sissignore.
SIGNOR COLLIGNON: E non aggiungo altro.


NARRATORE: Questo ragazzo che armeggia sotto le fototessera si chiama Nino Quincampoix. Negli anni in cui Amélie non aveva contatti con gli altri bambini, il piccolo Nino li avrebbe volentieri evitati. Spesso, nello stesso momento, a nove chilometri di distanza, uno sognava una sorella, l'altra un fratello con cui passare tutto il tempo.


AMELIE: Ciao, papà. Ti sei fatto un nuovo amico.
RAPHAEL: No, ce l'ho da parecchio. Siccome tua madre non lo sopportava, stava nel capanno degli attrezzi. Finito. Ora faranno la pace. Ecco fatto. Bello, no?
AMELIE: Dimmi, papà, se ritrovassi una cosa dell'infanzia a cui tenevi come a un tesoro, cosa proveresti? Felicità, tristezza, nostalgia... cosa proveresti?
RAPHAEL: Se parli del nano, non ce l'avevo da piccolo. Questo me l'hanno regalato i miei compagni quando sono andato in pensione.
AMELIE: Ma no, io pensavo alle cose che uno conserva in segreto, come se avessero un grande valore.
RAPHAEL: Dovrò riverniciarlo prima dell'autunno.
AMELIE: Preparo del tè. Ne vuoi?


GINA: Un respiro. Non si muova. Fermo... Va meglio? Hm? Sì?
I CLIENTE: Buongiorno.
SUZANNE: Buongiorno.
GEORGETTE: Eh, no, eh? Chiudete quella porta! Oh, ci sono le correnti d'aria, accidenti!
GINA: No, ma calmati. Non siamo in Siberia.
GEORGETTE: Ah, sì, certo. Come si vede che non sei allergica all'ossido di carbonio. Questa notte avevo una tale tosse che per poco non mi si staccava la pleura.
GINA: Il distacco della pleura. Capisco.
I CLIENTE: Cos'ha fatto di buono oggi la signora Suzanne?
SUZANNE: Indivia al gratin. Vedrete, cadrete a terra per il sapore.
I CLIENTE: Vuol dire che è buona?
II CLIENTE: Dipende da che succede.
I CLIENTE: È vero, se poi non ti rialzi più...
II CLIENTE: Allora vuol dire che non è buona.
GINA: Ah, ah, ah, ah!
JOSEPH: Mezzogiorno e quindici. Risata che evoca l'orgasmo. Motivo: piacere al maschio dominante.
GINA: Se continua a rompermi, non rispondo più di me.
SUZANNE: Hai ragione. Perché insiste tanto? Ci sono dei bar ogni venti metri, nel quartiere.
GEORGETTE: Arrivederci. Signora Suzanne, ahm... si... signora Suzanne...
SUZANNE: Sì?
GEORGETTE: Ahm... nell'indivia al gratin sicuramente c'è... c'è la besciamella.
SUZANNE: Certo, e allora?
GEORGETTE: Io non la digerisco molto la besciamella. Mi fa... mi fa... Come a lei la carne di cavallo.
SUZANNE: Per me non è un fatto di digestione. È un fatto di ricordi. Preferirei cucinare carne umana.
GEORGETTE: Ah no, eh? Mica lo farà!
AMELIE: Signora Suzanne, le dispiace se vado via un po' prima oggi pomeriggio?
SUZANNE: Lui come si chiama?


AMELIE: Dominique Bredoteau.
I DOMINIQUE BREDOTEAU: Buongiorno.
AMELIE: Lei è Dominique Bredoteau?
I DOMINIQUE: Beh, sì, sì, sono io. Cosa vuole?
AMELIE: È... è per... la petizione.
I DOMINIQUE: Hm, la petizione.
AMELIE: Sì, la petizione per... far canonizzare Lady D.
I DOMINIQUE: Ah, sì, sì. Ah, no, no, no, no, grazie, ah, no.


MENDICANTE: Signore e signori buongiorno, scusate se vi disturbo...
II DOMINIQUE BREDOTEAU: Sì?
AMELIE: Buongiorno. Cerco Dominique Bredoteau. È per il censimento dell'Unione Europea.
II DOMINIQUE: Salga. Terzo piano. Buongiorno, gattina mia. Early Grey? Bergamotto? Gelsomino? Prenderà pure qualcosa.
AMELIE: No... Devo lavorare.


PORTIERA: Eccomi, arrivo, arrivo.
AMELIE: Buongiorno, signora. Sa dirmi dove posso trovare Dominique Bredoteau?
PORTIERA: Oh, mia povera signorina! L'ha mancato di poco. Guardi. Eccolo che scende.


RAYMOND DUFAYEL: Bretodeau... non Bredoteau. Lei ha bisogno di un bicchiere di vino caldo alla cannella. Venga. Venga! Ah!
AMELIE: Sono cinque anni che abito qui, è la prima volta che la incontro.
RAYMOND: Ah, ma... io non esco mai sul pianerottolo. Non ho voglia di incontrare chissà chi... Tutta gente che corre a
rintanarsi in casa. Si accomodi. Di là. Si accomodi. Lo sa, mi chiamano "l'uomo di vetro", ma il mio vero nome è Raymond Dufayel.
AMELIE: Amélie Poulain, sono cameriera...
RAYMOND: ... al "Deux Moulins". Lo so. Ed è appena tornata senza bottino dalla caccia al Bretodeau. Perché non è mica "do", è "to". Come Totò.
AMELIE: Grazie. Mi piace molto questo quadro!
RAYMOND: È la "Colazione dei canottieri", di Renoir. Ecco, ne faccio uno all'anno, da vent'anni. La cosa più dura sono gli sguardi. A volte ho l'impressione che cambino espressione apposta, ma non appena volto le spalle, eh?
AMELIE: Qui sembrano piuttosto contenti della vita.
RAYMOND: Ma loro possono. Quest'anno hanno avuto lepre ai funghi, e cialde con marmellata per i bambini. Vediamo cosa ne ho fatto... di quel pezzetto di carta. Ah, vedo che sta guardando la mia videocamera... alla finestra. È un regalo di mia cognata. L'ho messa là, così... non ho più bisogno di ricaricare le mie pendole. Ebbene, dopo tutti questi anni la sola persona che faccio ancora fatica a delineare è la ragazza con il bicchiere d'acqua. È al centro eppure ne è fuori.
AMELIE: Forse è solo diversa dagli altri.
RAYMOND: Eh? In cosa?
AMELIE: Non saprei.
RAYMOND: Quand'era piccola, lei non doveva giocare spesso con gli altri bambini. Forse non ci ha mai giocato. Tenga. Dominique Bretodeau, al 27 di rue Mouffetard. È per lei.


NARRATORE: Questa mattina, come tutti i martedì, Dominique Bretodeau è uscito a comprare un pollo ruspante. In genere lo fa al forno con le patate saltate. Dopo aver tagliato le cosce, il petto e le ali, il suo piacere più grande è scarnificare la carcassa ancora bollente con le dita, cominciando dal "boccone del prete". Invece no, nient'affatto, oggi Bretodeau non comprerà il pollo. Non andrà oltre questa cabina telefonica. Questa qui. In un istante tutto gli riaffiora alla mente. La vittoria di Federico Bahamontes al giro di Francia del '59. Le sottane della zia Josette. E soprattutto quella giornata tragica... la giornata tragica in cui vinse tutte le biglie dei compagni.
INSEGNANTE: Bretodeau! Bretodeau! La pinza, Bretodeau! Bretodeau, la conosci la pinza?
DOMINQUE BRETODEAU: Un cognac, per piacere. È incredibile quello che mi è capitato. Sarà stato il mio angelo custode, non è possibile, se no. Era come se la cabina mi chiamasse. Squillava, squillava, squillava...
BARISTA: A proposito di squilli, c'è il microonde mi chiama.
DOMINIQUE: Posso avere un altro cognac, sì?
BARISTA: Hm-hm.
CLIENTE: Grazie mille.
DOMINIQUE: Strana la vita! Quando uno è piccolo il tempo non passa mai. Poi, da un giorno all'altro, ti ritrovi a 50 anni. E l'infanzia, o quel che ne resta, è in una piccola scatola, che è pure arrugginita. Lei ha già dei figli, signorina? Io ho una figlia che avrà più o meno la sua età. Sono anni che ormai non ci parliamo. Sembra che abbia avuto un figlio. Un maschio. Si chiama Lucas. Beh, direi che sarebbe ora di andarli a trovare prima di finire in una scatoletta a mia volta. Lei non trova?


NARRATORE: Amélie ha la sensazione improvvisa di essere in totale armonia con se stessa. In quell'istante tutto è perfetto. La mitezza del giorno, quel profumino nell'aria, il rumore tranquillo della città. Inspira profondamente e la vita le appare semplice e limpida. A un tratto, si sente sommersa da uno slancio d'amore, un desiderio di aiutare l'umanità intera.
AMELIE: Venga, l'aiuto io. Scendiamo. E via, si parte. Incrociamo la vedova del tamburo della banda. Da quando lui è morto, porta la giubba di suo marito. Attento... oplà! Toh, l'insegna della macelleria equina ha perso un orecchio.
FIORAIO: Ah, ah, ah, ah!
AMELIE: Il signore che ride è il marito della fioraia. Ha delle rughette maliziose intorno agli occhi. Ah, dal pasticciere ci sono i lecca lecca Pierrot Gourmand. Sente che profumo?
PEPPONE: Venite, venite...
AMELIE: È Peppone che fa gustare i suoi meloni ai clienti.
PEPPONE: Venite, venite, assaggiate i miei meloni! Venite, venite...
AMELIE: C'è Marion che fa il gelato alle mandorle. Ora passiamo davanti alla salumeria. 79 il prosciutto con l'osso, 45 il guanciale salato. Ora il negozio dei formaggi... 12 e 90 il picadon de l'Ardeche. 23 e 50 il cabecu del Poitou. Dal macellaio c'è un bambino che guarda un cane che guarda i polli arrosto. Ecco siamo davanti al chiosco dei giornali. davanti alla fermata della metropolitana. Io la lascio qui. Arrivederci.


AMELIE: Lei non ha mai saputo stringere dei rapporti con gli altri. Quando era piccola, era sempre tutta sola.
TV: La sera di una scintillante giornata di luglio, mentre sulle spiagge i bagnanti si divertono in un clima di ritrovata spensieratezza, e a Parigi i curiosi oppressi dal caldo ammirano i primi scoppi dei fuochi d'artificio tradizionali, Amélie Poulain, soprannominata anche "la madrina di tutti gli emarginati", o "la Madonna degli indesiderati", ha ceduto al peso dell'ennesima fatica. Sotto le finestre di una Parigi schiantata dal dolore, milioni di persone in lutto si stringono lungo il corteo funebre a testimonianza silenziosa del loro incommensurabile dolore di sentirsi ormai orfani. Strano il destino di questa giovane donna privata di se stessa, eppure tanto sensibile al fascino discreto dalle piccole cose della vita. Come Don Chisciotte, lei aveva deciso di combattere l'implacabile mulino di tutte le miserie umane. Una battaglia perduta in partenza che ha logorato prematuramente la sua vita. Ad appena 23 anni, Amélie Poulain, esangue, ha lasciato che la sua breve esistenza si immergesse nel vortice del malessere universale. È allora che l'ha assalita il rimorso lancinante d'aver lasciato morire suo padre senza avere mai tentato di restituire a quest'uomo asfissiato la ventata d'aria che era riuscita a instillare in tanti altri.


NINO: Ehi! Ehi! Signore! Ehi! Signore! Signore! Signore! Aspetti! Aspetti! Aspe...! Aspetti! Aspetti! Aspetti! Aspetti, aspetti, aspetti! Aspetti! Signore!
NARRATORE: Pagine intere di foto tessera scadenti che la gente delusa ha spiegazzato, strappato, abbandonato, e che un tipo stravagante ha minuziosamente ricomposto e archiviato. Quando si dice "album di famiglia".
I CLIENTE: Un pacchetto di Gauloises blu.
GEORGETTE: Un... un secondo solo, perché c'è tanto fumo qui dentro, eh? Mi può dire dove sono? Perché non vedo più niente.
I CLIENTE: Un po' più a sinistra.
GEORGETTE: Qui?
I CLIENTE: Ancora un po'... Ancora...
GEORGETTE: Ci siamo. Eccole. Dove sono le monete da un franco?
I CLIENTE: Lasci perdere.
GINA: Sì?
II CLIENTE: Una Moresque.
GINA: Una Moreseque, sì, giovanotto. Un aperitivo al borgogna, una Moresque e due mente con l'acqua.
JOSEPH: Mi spieghi? Questo tipo di gemiti è pre-nuziale o post coito?
GINA: E la tua stronzaggine è congenita?
JOSEPH: Pre-nuziale.
III CLIENTE: Via, non si preoccupi, prima o poi le capiterà l'uomo giusto. Tutte le donne vogliono addormentarsi sulla spalla di un uomo. Tutte.
SUZANNE: Sì, sì, non dico di no, ma un uomo, se beve un paio di bicchieri, russa. E purtroppo io ho l'orecchio musicale.
III CLIENTE: Lo sa che io mi sono fatto operare al setto nasale?
SUZANNE: Ma va? Beh, almeno lei ha il senso del romantico.
III CLIENTE: Sì, ehm... Si vede che lei non ha mai conosciuto il grande amore.
SUZANNE: Se fosse così, non mi avrebbero accorciato la gamba destra.
GINA: Credevo che fosse caduta da cavallo quando lei era al circo.
SUZANNE: Sì, sì, è andata proprio così. Ero innamorata di un trapezista, e... Non mi dovevo fidare. I trapezisti ti mollano all'ultimo momento. E lo schifoso mi ha mollato proprio nel momento in cui entravo in pista. Ho fatto un capitombolo e il cavallo insieme a me. Purtroppo io ero sotto. Eh... Pronta la Moresque.
III CLIENTE: Ciò nonostante, i colpi di fulmine esistono.
SUZANNE: Ma sì, io non dico di no. Dopo 30 anni passati dietro a un bancone, posso dire che sono un'esperta di colpi di fulmine. Le posso dare la ricetta.
III CLIENTE: Ah!
SUZANNE: Eh, sì! Dunque, lei prende due frequentatori, eh? Gli fa credere che l'uno piace all'altra. Li fa cuocere a fuoco lento... Funziona ad ogni colpo.
JOSEPH: Per favore! Per favore!
GINA: Ah! Non ne posso più.
AMELIE: Vado io. Non pensa di aver fatto già abbastanza danni intorno a lei?
JOSEPH: Gina ha l'età per difendersi da sola.
AMELIE: Non è di Gina che parlo, ma di Georgette.
JOSEPH: Georgette?
AMELIE: Apra gli occhi. Elemosina una briciola di attenzione da parte sua, e lei pensa a Gina. Poveretta! Quando vedo quello che si è ridotta a fare per attirare la sua attenzione... Bisogna veramente essere ciechi.


GINA: Io scappo. Ho un appuntamento. Saluti.
GEORGETTE: A domani.
AMELIE: A domani.
GEORGETTE: Mah, non so come sarà questo nuovo, ma... In ogni caso non sarà peggio di quello spostato là, con il suo registratore.
AMELIE: Secondo me Joseph non è uno spostato. Soffre, tutto qui.
GEORGETTE: Ma che cosa dici, Amélie? Sono due mesi che è finita tra di loro, e lui viene qui tutti i giorni. Gli piace soffrire.
AMELIE: No! Non mi dica che non si è resa conto di niente.
GEORGETTE: In che senso?
AMELIE: Lui si siede sempre là, d'accordo?
GEORGETTE: Beh, sì.
AMELIE: Si sieda. Si sieda, Georgette. Allora, che cosa vede?
GEORGETTE: Vedo la mia tabaccheria.
AMELIE: Non manca niente?
GEORGETTE: Beh, no.
AMELIE: Faccia uno sforzo.
GEORGETTE: Ma no, ma no. Tutto a posto. Non capisco.
AMELIE: Bene, la lascio riflettere. Buonanotte, Georgette.


AMELIE: Buongiorno. Donna svizzera di 80 anni riceve una lettera speditale 30 anni fa. La missiva è stata scoperta da un gruppo di alpinisti sul Monte Bianco. Il sacco postale era caduto dalla stiva del "Malabar Princess", un aereo precipitato alla fine degli anni Sessanta.
EDICOLANTE: Che disgrazia! Per una volta che una principessa era giovane e carina...
AMELIE: Vuol dire che se fosse stata vecchia e brutta era meno grave?
EDICOLANTE: Sì, certamente. Guardi Madre Teresa... E quello là? Sempre a correre dietro a Gina?
AMELIE: No, ora si interessa a un'altra.
EDICOLANTE: Mi dica: è qualcuna Che conosco?
AMELIE: Eh, sì. È strana questa storia del Monte Bianco.
EDICOLANTE: È una del ristorante?
AMELIE: Hm-hm.
EDICOLANTE: Non sarà mica lei? Nemmeno la signora Suzanne... No!
AMELIE: Sì.


AMELIE: Guardi, eccolo di nuovo.
RAYMOND: Oh, ma sì, è strano, eh?
AMELIE: E qui...
RAYMOND: Sempre lui. Gare de Lyon.
AMELIE: E ancora qui. "5 marzo, Austerlitz".
RAYMOND: Sempre con la stessa espressione, eh? Così neutra.
AMELIE: Dodici volte in tutto. Le ho contate. È un fatto strano. Perché farsi fotografie regolarmente ai quattro angoli della città... se poi sùbito dopo uno le butta via?
RAYMOND: Soprattutto se sono in perfetto stato.
AMELIE: Si direbbe una specie di rituale.
RAYMOND: Forse è talmente ossessionato dalla paura di invecchiare, che questa è la sola cosa che lo rassicura.
AMELIE: È un morto.
RAYMOND: Un morto?
AMELIE: Ma sì, un morto che ha paura di cadere nell'oblìo. Perciò si serve delle foto tessere perché i vivi ricordino il suo volto. Un po' come... come se faxasse la sua immagine dall'aldilà.
RAYMOND: Un morto che avrebbe paura di cadere nell'oblìo... Beh, loro, in ogni caso, ce l'hanno fatta. Sono morti da molto tempo ma non precipiteranno mai nell'oblìo.
AMELIE: La ragazza col bicchiere d'acqua...
RAYMOND: Sì?
AMELIE: Se sta un po' di lato, è forse perché sta pensando a qualcuno.
RAYMOND: Ah, qualcuno del quadro?
AMELIE: No. Piuttosto un ragazzo incontrato altrove. Ma... Lei ha l'impressione di essere un po' simile a lui.
RAYMOND: Ah, in altri termini, preferisce immaginare un... un rapporto con qualcuno che non c'è piuttosto che creare un legame con quelli che sono lì con lei.
AMELIE: Magari è il contrario. Si fa in quattro per risolvere i pasticci della vita degli altri.
RAYMOND: Sì, ma lei? Dei pasticci della sua vita chi è che se ne occupa?
AMELIE: Ma... è meglio consacrarsi agli altri che a un nano da giardino.


COLLIGNON: No, dico, vi rendete conto? Due grammi virgola otto nel sangue per un guidatore! È uno schifo! Beh, non sono l'unico ad avere assunto un idiota irresponsabile.
AMELIE: Signor Collignon, ha dimenticato le sue chiavi.
COLLIGNON: Oh, un momento Amélie-melina, eh? Non va bene andare di fretta di questi tempi. Guardi, eh. Prenda invece esempio da Lucien. Lui quando passa non rischia di essere fotografato dall'autovelox. Non è vero?
SIGNORA COCHOIN: Non dovrebbe trattarlo così, signor Collignon. Non è sua la colpa.
COLLIGNON: Proprio così, signora Cochoin, non è sua la colpa. Se la notte non dorme, è colpa di Lady D. Vuole sapere cosa ho scoperto stamattina nel camion? Un catalogo postale aperto alle camicie da notte. Aveva tagliato la testa della modella per metterci quella della Principessa.
SIGNORA COCHOIN: Ah, ah, ah!
COLLIGNON: Allora, signorina, oggi vuole un mazzo di asparagi oppure il registro del quartiere?
AMELIE: Niente.


EDICOLANTE: Grazie.
GEORGETTE: Grazie a lei.
EDICOLANTE: Allora, sembra che vada meglio l'emicrania.
GEORGETTE: Oh, beh, sì, ma stanotte non ho dormito per colpa della sciatica, così...
EDICOLANTE: Fatto sta che è da tempo che non la vedevamo così in forma.
GEORGETTE: Davvero?
EDICOLANTE: È chiaro che una donna senza amore è come un fiore senza sole. Deperisce.


AMELIE: Che tempo strano oggi.
SUZANNE: Ah, ah, ah, ah!
AMELIE: Ho detto una scemenza?
SUZANNE: No, ma chiunque è entrato ci ha fatto da servizio metereologico.
HIPOLITO: Eh, sì, l'angoscia del tempo che passa ci fa parlare del tempo che fa.
GINA: No, è proprio per evitare di dire delle fesserie che si parla del tempo.
HIPOLITO: Di fesserie ne scrivo parecchie, ma nessuno vuole pubblicarle.
SUZANNE: Va ancora male?
HIPOLITO: Trentesimo rifiuto.
SUZANNE: E quel suo cugino che è critico letterario?
HIPOLITO: Figuriamoci, signora Suzanne. I critici letterari sono dei cactus ricoperti di aculei tra avvoltoi che vivono della loro penna.
AMELIE: E il suo libro, invece... È una storia d'amore?
HIPOLITO: No, è la storia di uno che scrive un diario. Solo che non scrive le cose che man mano gli càpitano, ma la versione catastrofica di quello che potrebbe capitargli. Il risultato: si deprime, e quindi... non fa niente.
GINA: Insomma, la storia di uno che non combina niente.
HIPOLITO: Le faccio una dedica sul manoscritto che mi hanno restituito.
GINA: Eccolo lì. Lui le dedica il suo manoscritto e lei passa una spugna sul suo sospeso.
SUZANNE: No, io scambio i suoi romanzi con i miei manzi. Dia. È sponsorizzazione.
HIPOLITO: Tenga.
SUZANNE: Grazie.
HIPOLITO: Grazie a lei, signora Suzanne.


COLLIGNON: Sai quanto ci hai messo per prendere questa cassetta? No, hai visto l'ora? Da piccolo l'innaffiavano con l'acqua dei broccoli.


HIPOLITO: Senza di te, le emozioni di oggi sarebbero la pelle morta delle emozioni passate.
AMELIE: Senza di te, le emozioni di oggi sarebbero la pelle morta delle emozioni passate.
CONTROLLORE: Come dice?
AMELIE: Senza di te, le emozioni di oggi sarebbero la pelle morta delle emozioni passate.
CONTROLLORE: Biglietto, per favore.


RAPHAEL: E... Il lavoro come va?
AMELIE: Me l'hai già domandato, papà.
RAPHAEL: Sì. Sì. Tutto bene in questo momento?
AMELIE: Piuttosto bene. Le cose stanno cambiando, e... e ho avuto due crisi cardiache, e ho dovuto abortire perché ho fumato crack mentre ero incinta. A parte questo, tutto bene.
RAPHAEL: Tanto meglio. Tanto meglio.
AMELIE: Qualcosa che non va?
RAPHAEL: No, no. No, no, no. No, niente.
AMELIE: Non vedo il nano da giardino. È tornato nel capanno degli attrezzi?
RAPHAEL: Mosca. Eccolo qua. Già. Senza spiegazioni.
AMELIE: Forse aveva semplicemente voglia di fare un viaggio.
RAPHAEL: Non capisco... Non capisco.


NARRATORE: Una ragazza normale correrebbe il rischio di chiamarlo sùbito. Gli darebbe appuntamento in un bar per ridargli il suo album, e in pochi minuti saprebbe se vale la pena di continuare a sognare. Questo si chiama confrontarsi con la realtà, ma è una cosa a cui Amélie non tiene affatto.
OCA: Dì un po', non è che per caso si sta innamorando?


LUCIEN: 20 e 30 fanno 50.
I CLIENTE: Grazie mille, Lucien. A domani.
LUCIEN: Signore, cosa posso darvi?
I GEMELLA: Mezzo chilo di porri.
II GEMELLA: E due carciofi.
LUCIEN: Benissimo.
II CLIENTE: Dov'è il proprietario?
LUCIEN: Shhh! Dorme tra i cavolfiori.
II CLIENTE: Che cosa?
LUCIEN: Dorme tra i cavolfiori.
II CLIENTE: Tu pensa...


GEORGETTE: Mi desidera?... Oh... Desidera?
JOSEPH: Un "Gratta e vinci", per favore.
GEORGETTE: Ecco.
JOSEPH: È la prima volta. Non so come si fa.
GEORGETTE: Sa che cosa le dico? Ne prendo uno anch'io e poi lo facciamo insieme.
JOSEPH: Bene.
GEORGETTE: Oh... Sì.
JOSEPH: Sì.
GEORGETTE: Dunque bisogna grattare qui, qui, qui, qui... e... e lateralmente. Ecco. Io, niente. E lei?
JOSEPH: No, io nemmeno.
GEORGETTE: Beh...
JOSEPH: Sfortunato al gioco...
GEORGETTE: Eh, sì, dicono così.
JOSEPH: Bene, torno al tavolo.
GEORGETTE: Sì, vada...


VOCE AL TELEFONO: Il regno del porno, di notte e di giorno.
AMELIE: E... buongiorno. Chiamo per quell'annuncio.
VOCE AL TELEFONO: È maggiorenne?
AMELIE: Sì.
VOCE AL TELEFONO: È depilata?
AMELIE: Ehm... come?
VOCE AL TELEFONO: Le chiedo se è depilata perché oggi ai clienti fa schifo vedere il cespuglietto.


LUCIEN: Come sta, signora Wallace?
MADELEINE: Quando uno non si aspetta più niente dalla vita, sai...
LUCIEN: Oh, non dica così. è bella la vita.
MADELEINE: Sì, sì. Ridi, ridi.
LUCIEN: Buongiorno, signor Dufayel.
RAYMOND: Ah, buongiorno, Lucien.
LUCIEN: C'è tutto quello che mi ha chiesto, signor Dufayel.
RAYMOND: Mi sembra strano. Io odio i carciofi.
LUCIEN: Lei ha torto. Le faccio vedere. Lo prenda. Ta-da!
RAYMOND: Ah! Io preferisco questo.
LUCIEN: Ancora, ancora! Ta-ta!
RAYMOND: Lucien, sei il re dei maghi!
LUCIEN: E tutto... tutto a spese del signor Collignon.
RAYMOND: Del? "Signor" Collignon? Lucien!
LUCIEN: Non l'ho fatto apposta, signor Dufayel, mi sono distratto.
RAYMOND: Esercitati, mio piccolo Lucien. Esercitati!
LUCIEN: Allora...
RAYMOND: Esercitati! Ripeti con me. Collignon, il volgaron.
LUCIEN: Co... Collignon, il volgaron.
RAYMOND: Esatto. A te, adesso, vai, vai. Collignon...
LUCIEN: Co... Co...
RAYMOND: Avanti!
LUCIEN: Collignon, gran buffon.
RAYMOND: Ah, bravo. Ecco, vedi? Quando vuoi, tu... tu...
LUCIEN: Sì.
RAYMOND: Avanti. Collignon...
LUCIEN: Coll... Collignon da schiaffon.
RAYMOND: Ah, da schiaffon. Benissimo! Da schiaffon! Collignon...
LUCIEN: Collignon... Collignon, gran buffon.
RAYMOND: Così! Così!
LUCIEN: Collignon da schiaffon.
RAYMOND: Ah!
LUCIEN: Collignon, gran buffon! Collignon da schiaffon! Collignon, gran schiaffon! No, no, no, no, no! Collignon...
RAYMOND: Benissimo!
LUCIEN: Collignon...
RAYMOND: Basta.
LUCIEN: Collignon, sei un buffon e un volgaron. Collignon!
RAYMOND: Oh! E basta! No! Lucien, basta così. Abbiamo finito per oggi. Va benissimo. Benissimo. Ah!
LUCIEN: Signor Dufayel...
RAYMOND: Sì.
LUCIEN: L'ho trovato sotto lo zerbino. Collignon da schiaffon.


SUZANNE: Ah, questi giochi sono come una droga: non smetti mai.
JOSEPH: Nemmeno stavolta.
GEORGETTE: Nemmeno stavolta neanch'io.
SUZANNE: ... questa fissazione, ed eccola là.
JOSEPH: Lei mi permette?
I CLIENTE: Bisogna lasciar fare.
JOSEPH: Ha una cosa qua.
SUZANNE: Mi ricorda moltissimo una persona, tale e quale.
GEORGETTE: Ma...
SUZANNE: Era un contorsionista.
JOSEPH: Com'è bella, Georgette... quando arrossisce.
SUZANNE: È stato la rovina della mia vita.
I CLIENTE: È acqua passata.
JOSEPH: Sembra un fiore di campo.
GEORGETTE: No, è l'effetto dell'aerofagia, questo.
SUZANNE: ... si snodava e giocava, si snodava e giocava...
II CLIENTE: Buongiorno a tutti.
SUZANNE: Poi con l'artrosi si è dovuto calmare.
II CLIENTE: Fa bel tempo oggi, eh?
AMELIE: Camel con filtro per...
GEORGETTE: Brava! Brava! Viva la Francia! Brava! Mi ha sporcata tutta! Brava! Dieci e lode! Dieci e lode, eh? Mi ha beccata in pieno! Mi scusi, Amélie mi ha versato...
SUZANNE: Ognuno vive come gli pare, ma oggi sembrano tutte uscite da una fotocopiatrice. Io preferisco essere come sono.
I CLIENTE: Lei è sempre bella.
SUZANNE: Beh, sì, che c'entra? Io sono un caso a parte. Ma la poveretta non si meritava quella fine.
I CLIENTE: Che è successo?
SUZANNE: Si era rifatta. Si era rifatta il viso.
I CLIENTE: Ah, ah. Com'è buona lei! Si è rifatta tutta!
SUZANNE: Sì, vabbè, comunque... sapete cos'è successo veramente sul Monte Bianco?
II CLIENTE: No.
SUZANNE: Beh, con il freddo, il silicone che aveva in faccia si è gelato. Ecco perché era tutta un bozzo tumefatto. Irriconoscibile.
I CLIENTE: Oh... e che ha fatto?
SUZANNE: Eh? Ha premuto sui bozzi per farli rientrare.
I CLIENTE: E ci è riuscita? La faccia ora com'è?
SUZANNE: Una groviera.
I CLIENTE: ...
SUZANNE: Sì, ma è svenuto quando l'ha vista.


RAYMOND: Un po'di vino caldo, con tanti bei biscotti. Eh, eh, eh.
AMELIE: Grazie.
RAYMOND: Devo essere stato un po' duro con la ragazza con il bicchiere d'acqua. Su, mi racconti: quel ragazzo che lei ha incontrato l'altro giorno lo ha rivisto?
AMELIE: No. Hanno interessi diversi loro due.
RAYMOND: Lo sa? La fortuna è come il giro di Francia. Uno lo aspetta a lungo e poi passa in fretta. Quando arriva il momento, bisogna saltare la barriera, senza esitare.


EVA: Buongiorno. Desidera qualcosa?
AMELIE: Mi scusi tanto. Ho trovato quest'album per la strada e mi sono detta...
EVA: È incredibile! Nino ne sarà contentissimo. L'altro giorno aveva un'aria così triste che quasi quasi portavo un cero a Sant'Antonio.
AMELIE: E Nino è qua?
EVA: Non c'è mai il mercoledì, lavora alla Giostra del Trono.
AMELIE: Ah, bene. È da molto che fa questa collezione?
EVA: Oh, da quando lavora qui, da un anno. L'ho fatto assumere io. Prima collezionava impronte di passi nel cemento. Sì, faceva la guardia notturna. E poi passava le sue giornate a fotografare tutti i posti dove qualcuno camminava per sbaglio sul cemento fresco. Ah, vive in un mondo tutto suo. L'ho conosciuto che faceva Babbo Natale ai grandi magazzini. E poi altre cose, che so... Le risate, per esempio... quando sentiva ridere un po' strano, si precipitava a registrare.
AMELIE: Beh, per la sua fidanzata non dev'essere una cosa semplice.
EVA: Ah, ma non è stato mai capace di tenersene una! Tempi duri per i sognatori.
SAMANTHA: Insomma, Eva, quando arrivano questi caffè?
EVA: Beh, devo andare. Grazie per l'album.
AMELIE: Ah, non fa niente, ho un po' di tempo, glielo porto alla Giostra del Trono.
EVA: Come preferisce. Al trenino dei Carpazi. Nino Quincampoix, come la Via.


AMELIE: Buongiorno. Cerco Nino. Si trova qui?
MARCELLE: Nino? Ah, non esce prima di stasera alle sette.
AMELIE: E non c'è modo di vederlo prima?
MARCELLE: Sì, sì, il modo c'è. Venti franchi.
NINO: Marcelle, allora io vado. A mercoledì.
MARCELLE: Si, ciao. Ciao. Domani alle 17. Giostra di Montmartre, vicino alla cabina. Porta una moneta da cinque franchi.
UOMO NELLA FOTO: Pss! Pss! Ne vuoi sapere di più, eh?
NINO: La conoscete? L'avete vista?
UOMO NELLA FOTO: Certo che l'abbiamo vista. Ci ha messi nel taschino della camicetta. Proprio sul seno.
NINO: È carina?
UOMO NELLA FOTO: Oh, non è male. Non è male. Non è male. È... è bella. Eh, no, è carina. Eh, no, no, è bella. No, carina. Carina.
NINO: Ma... che Vuole Da me?
UOMO NELLA FOTO: Non Ha un soldo. Spera in una ricompensa in cambio dell'album. Oppure fa collezione anche lei di foto tessera. Giusto. E siccome a noi ci ha già, vorrebbe fare uno scambio con un pollo con gli occhiali. Ah, ah, ah, ah, ah! Ma no, cretino! È innamorata di te.
NINO: Ma io non la conosco nemmeno!
UOMO NELLA FOTO: Ma sì che la conosci!
NINO: E da quando?
UOMO NELLA FOTO: Da sempre. Nei tuoi sogni.


PASSANTE: Pronto? Ah, sì... Ehm... signore? Signore col... signore col sacchetto di plastica, è per lei.
NINO: Per me?
PASSANTE: Sì.
NINO: Grazie. Pronto?
AMELIE: Segua le frecce blu, signor Quincampoix.
NINO: Eh?
BAMBINO: Signore, se il dito indica il cielo, l'imbecille guarda il dito.
NINO: Ehi! Scusate! Pronto?
AMELIE: So chi è lo sconosciuto delle foto, signor Quincampoix. È un fantasma. Nessuno lo può vedere, signor Quincampoix. Compare solo sulla superficie sensibile della pellicola fotografica. Quando una ragazza si siede sullo sgabello, lui si avvicina al suo orecchio e fa: "Uuuh!" carezzandole dolcemente la nuca. È allora che si fa scoprire, signor Quincampoix.
NINO: Lei... lei chi è?
AMELIE: Pagina 51.


JOSEPH: Sentite questa: "Un bambino di sei anni approfitta del sonno dei suoi genitori per fuggire in piena notte con la sua macchina a pedali. È stato ritrovato in autostrada vicino a Munster, in Germania. Il piccolo ha confessato ai poliziotti che voleva andare solo a vedere le stelle".
GEORGETTE: È bella la vita. Eh, non è bella?
SUZANNE: Un colpo di fulmine. Questa è la sola cosa che non ci ha ancora beccati.
HIPOLITO: Per cui, nessuno è al riparo.
GINA: Per me, è come fossi in vacanza.
SUZANNE: In ogni caso, l'amore ti rende bella.


NINO: Dimmi com'è. È... è alta? Bassa? Bionda? Bruna? Com'è?
EVA: Eh... Diciamo altezza media. Né una nana né una giraffa, normale, ecco. Carina nel suo genere. Se poi era bionda o bruna, là, sai... è difficile da dire. In ogni caso non era rossa. Anche se...
NINO: Lascia perdere.
EVA: Invece mi ricordo che ha cercato di sapere con aria indifferente se avevi una fidanzata.
NINO: E?
EVA: Ho risposto che non ti interessava per niente. Ho fatto bene, no?
NINO: Le hai risposto così?
EVA: Che ti importa di questa ragazza? Non la conosci nemmeno.
NINO: Sono attratto dal mistero.
EVA: Il mistero non lo troverai certamente qui.


CLIENTE: Vorrei mezzo chilo di pesche noci.
LUCIEN: Le do queste. Sono molto più belle.
COLLIGNON: Ah, dimenticavo, il signore è un esteta. Eh, sì, da quindici giorni se ne va la sera con chili di invenduto. Mi sono detto: "Avrà vinto un maiale alla fiera del prosciutto". Invece no: il signore sta imparando a dipingere. Eh, sì. Il giorno vende porri e insalate, e la sera dipinge rape. Che volete che me ne faccia di un ortaggio così?
NARRATORE: Un buon suggeritore, come in teatro nascosto dietro le finestrelle dei seminterrati, pronto a fornire una risposta sferzante. I timidi avrebbero finalmente l'ultima parola.
SUGGERITORE: Lei certamente non rischia di essere un ortaggio, perché perfino un carciofo ha un cuore.
AMELIE: Lei certamente non rischia di essere un ortaggio, perché perfino un carciofo ha un cuore.
CLIENTI: Ah, ah, ah, ah, ah!


SEGRETERIA TELEFONICA: Memoria sette.
ADRIEN: Mia cara Mado, la tua assenza mi diventa sempre più insopportabile. Sono in esilio in un mondo disperatamente color kaki. Non dormo più, non mangio più. Ho commesso il peggiore errore della mia vita accettando questo corso che mi priverà della mia adorata moglie per cinque interminabili settimane. Penso sempre a te. Tuo Adrien. Ho rinunciato ai soldi della mia ultima commissione per attutire l'effetto delle mie dimissioni un po'... improvvise. A volte mi ritrovo a sognare che un giorno o l'altro verranno tempi migliori. Un giorno color arancio. Ti ricordi, cara Madeleine? Il tuo Adrien, che non ti ha mai amata tanto. Buone notizie, cara Mado. Tra non molto guadagnerò abbastanza bene per comperare una macchina. Potrò tornare a dormire a casa ogni giorno. Intanto spero che potrai raggiungermi, venerdì sera, così usciremo insieme.


COLLIGNON: Aaaah!
PRONTO SOCCORSO: Pronto soccorso psichiatrico. Pronto? Pronto? Pronto?


NARRATORE: Un'ora più tardi, all'11 di Boulevard Saint-Martin, Amélie entra in un negozio di giochi, maschere e travestimenti. Nello stesso momento, al 108 di rue Lecourbe, un uomo esce di casa. Ventisei minuti più tardi, Amélie è alle fototessera della Gare de l'Est.  Contemporaneamente, l'uomo dalle scarpe rosse parcheggia davanti all'ingresso laterale. Sono esattamente le undici e quaranta. In quel preciso momento della storia, Amélie è la sola a possedere la chiave dell'enigma dello sconosciuto delle fototessera.


POSTINO: Buongiorno, signora Wallace, come va oggi?
MADELEINE: Ah, è sempre meglio quando non piove.
POSTINO: Hm. Tenga. È per lei.
MADELEINE: Per me?
POSTINO: Sì.
JACQUES GROSJEAN: Signora Wallace, in seguito al recente rinvenimento di un sacco postale smarrito per un incidente aereo il 12 ottobre 1969 sul Monte Bianco, le Poste hanno il piacere di farle pervenire la lettera qui allegata destinata a lei. Accolga, signora Wallace, tutte le nostre scuse per questo insolito ritardo. Jacques Grosjean, direttore dell'ufficio relazioni con il pubblico.
ADRIEN: Mia cara Mado, sono in esilio. Non dormo più, non mangio più. Penso sempre a te. Vivo nella certezza di aver commesso il peggior errore della mia vita. Ho rinunciato ai soldi e a quella donna. Se tutto va come previsto, tra non molto guadagnerò abbastanza bene per comperare una casa. E a volte mi ritrovo a sognare che un giorno o l'altro verranno tempi migliori. Presto. Che tu mi perdonerai e che potrai raggiungermi un giorno color arancio. Il tuo Adrien, che non ti ha mai amata tanto.


LUCIEN: Buonasera, signor Dufayel. C'è della posta per lei.
RAYMOND: Ah. Hm.
LUCIEN: Signor Dufayel, sa che è successo stamattina alla portiera?
RAYMOND: Una lettera.
LUCIEN: Di suo marito. Con trent'anni di ritardo.
RAYMOND: Hm.
LUCIEN: È molto tempo, signor Dufayel. È perché non mi piacciono le nature morte, signor Dufayel.
RAYMOND: Mah, intanto faresti meglio a fissare lo strato. Strato spesso su sottile. Sempre. Oh! Hm...
LUCIEN: Signor Dufayel...
RAYMOND: Sì.
LUCIEN: Sul giornale c'era scritto che presto avremo una nuova stella.
RAYMOND: Così adesso ti interessi alle stelle?
LUCIEN: Ho visto una trasmissione in televisione da mia madre. Per questo. Ma non so se è vero. Sono gli americani: prenderanno le ceneri dei ricchi che si faranno cremare, capisce? Poi le metteranno in un satellite e poi lo invieranno nello spazio. Brillerà per sempre, il satellite. E Lady D.? Faranno la stessa cosa per Lady D.?
RAYMOND: Lady D.! Lady D.! Ma guarda che mi hai scocciato, eh? Non riesco neanche a concentrarmi! Eh! Lady D.! Lady D.! Renoir!
TV: Run, Charlie, run! Run, Charlie, run! [Sono nato sfortunato. Sono nato un venerdì 13. Giorno sfortunato.]
AMELIE: Rodrigue! Dai! Dai, vieni! Rodrigue! Bravo.


POSTINO: Buongiorno, signore.
RAPHAEL: Ah. La Cambogia. Io non capisco. Io non capisco!


AMELIE: Sei straordinaria. Non potevi fare meglio.
PHILOMENE: Hai avuto dei risultati?
AMELIE: Dagli tempo.
PHILOMENE: In ogni caso sono pronta a rifarlo quando vuoi, tanto il guaio è fatto.
AMELIE: In che senso?
PHILOMENE: Biancaneve. È così che mi chiamano tutti ormai.


NINO: Eva?
EVA: Si?
NINO: Scusami, potresti sostituirmi alla cassa alle 4, per favore?
EVA: Adesso esageri.


GEORGETTE: Chiudete quella porta!
SUZANNE: Che cos'ha? Ti tiene il muso?
GEORGETTE: Trova che sorrido troppo, adesso.
SUZANNE: Ah, ti preferisce imbronciata.
GEORGETTE: Beh, con gli uomini, sì.
SUZANNE: Ah!
NARRATORE: Nino è in ritardo. Per Amélie ci sono due spiegazioni possibili. La prima: non ha trovato la foto. La seconda: non ha ancora avuto il tempo di ricomporla, perché tre banditi, multirecidivi, che assaltavano una banca, l'hanno preso in ostaggio. Seguiti da tutti i poliziotti della zona, sono riusciti a seminarli, ma lui ha provocato un incidente. Quando ha ripreso conoscenza, non ricordava nulla. Un camionista ex detenuto l'ha raccolto, e credendolo in fuga l'ha messo in un container in partenza per Istambul. Là, è finito tra avventurieri afgani, che gli hanno proposto di andare a rubare testate missilistiche sovietiche. Ma il camion è saltato su una mina alla frontiera col Tagikistan. unico superstite, è stato accolto in un villaggio di montagna, ed è diventato militante mujahiddin. Perciò, Amélie non vede perché deve stare in quello stato per uno scemo che mangia la minestra di cavolo per tutta la vita con uno stupido portavasi in testa.
NINO: Buongiorno.
GINA: Buongiorno. Che cosa le porto?
NINO: Un caffè, per piacere.
GINA: Sì. Un caffè. Ecco il suo caffè...
NINO: Grazie.
AMELIE: Ormai ha capito. Poserà il cucchiaino. Poi raccoglierà con il dito i granelli di zucchero dal tavolo. Dopodichè si girerà, e a quel punto mi parlerà.
NINO: Mi scusi. È lei? Sì, è lei, questa.
AMELIE: Eh, no! Gina, mi devi fare un favore. Non portare quel caffè. Gli devi dare questo biglietto.
GINA: Le tolgo la tazzina sporca. Ecco. Le porto un altro caffè?
NINO: Ah, no, grazie. Va bene così.
GINA: Come vuole.


RAYMOND: Allora è l'altro, il tizio che alza la mano.
AMELIE: Sì.
RAYMOND: Ah... E lei è innamorata di lui.
AMELIE: Sì.
RAYMOND: Ah... Beh, credo sia venuto il momento per lei di correre davvero il rischio.
AMELIE: Ci sta pensando. Sta escogitando uno stratagemma...
RAYMOND: A lei piacciono molto, ah, gli stratagemmi.
AMELIE: Sì.
RAYMOND: In effetti è un po' vigliacca. Credo sia per questo che non riesco ad afferrare il suo sguardo.


TELEVISIONE: [Il desiderio di intrusione di Raymond Dufayel è intollerabile. Se Amélie preferisce vivere in un sogno e restare una ragazza introversa, è suo diritto. Perché fallire la propria vita è un diritto inalienabile!]


LUCIEN: Che... che cosa fa, signor Dufayel?
RAYMOND: Dimmi una cosa, Lucien. Per le tue consegne, hai sempre le chiavi degli altri inquilini?


AMELIE: Buongiorno, signore, la chiamo per segnalarle che un vostro apparecchio ha un guasto. Eh... Beh, no, ma ho l'impressione che sia rimasto incastrato. Gare de l'Est, Sala dei passi perduti.


NINO: Ogni 10 cassette ne ha una gratis.
CLIENTE: No, no, no, grazie.
NINO: Sam! Samantha? Samantha! Mi potresti sostituire? Aspetta, aspetta, aspetta... Appuntamento alle fototessera, Sala dei passi perduti, Gare de l'Est, martedì alle 17.


TECNICO: Un attimo, ho finito.
NARRATORE: Ecco: lo sconosciuto delle fototessera non era uno spettro, né uno ossessionato dalla paura di invecchiare, ma un riparatore. Un tecnico che faceva il suo lavoro. Tutto qua.
TECNICO: Mi scusi.


GEORGETTE: Guardalo, guardalo! Sta sempre lì a controllarmi. Mi fa... diventare pazza.
JOSEPH: 16 e 5. Manifestazione pubblica di cospirazione femminile...
GINA: Oh... Attenta, Georgette. Sei tesa, tesa, tesa. Beh, coraggio, non è facile. Eh, no.
JOSEPH: Uh, uh, uh, uh!
NINO: Mi scusi. È lei che mi ha messo questo in tasca?
GINA: Sì, ma non sono la persona che cerca.
NINO: Lo so che non è lei, ma sa dove posso trovarla?
GINA: Beh... Lei non c'è. È andata a trovare suo padre. Senta, mi dispiace. Vorrei dirle un paio di cose, ma io qui stacco alle sei. Non è che può ripassare?
NINO: D'accordo.
GINA: Bene. A dopo, allora.
JOSEPH: Ecco, 16 e 8. Un'immagine prevedibile.


JOSEPH: E il tizio biondo con la giacca di pelo di cammello? Anche lui è molto distratto?
GEORGETTE: Perché anche lui?
JOSEPH: Perché anche lui è tornato tre volte nel pomeriggio. 13 e 12. Pelo di cammello. 14 e 50. Pelo di cammello. 16 e 21. Pelo di cammello...
GEORGETTE: Ma smettila! Smettila! Mi stanno tornando le macchie rosse. Guarda! Ecco, mi guardi, signora Suzanne! Le mie macchie rosse sono tornate! Questo mi fa impazzire!
SUZANNE: Non vorrà ricominciare, eh?
JOSEPH: Se avesse la coscienza tranquilla non sarebbe in questo stato però.
GEORGETTE: Ma... Ma... Oh, non ne posso più. Vado a casa, signora Suzanne. Mai più con gli psicopatici! Più più!
SUZANNE: Senti... Georgette... Geo... La vuole finire di soffocarla così? Una donna deve respirare.
JOSEPH: Certo, una comincia col voler respirare e poi dopo cambia aria.
HIPOLITO: Ah, beh, ma cambiare aria è salutare.
JOSEPH: Oh, zitto, scrittore fallito.
HIPOLITO: Sì, sì, sì. Sì, sì. Scrittore fallito, destino fallito. Mi piace questa parola. Fallito. Il destino dell'uomo si compie nel fallimento.
JOSEPH: Ci siamo, è l'ora dei gargarismi!
HIPOLITO: E a forza di fallimenti uno si abitua a non andare mai oltre la brutta copia. La vita è solo un'interminabile replica di uno spettacolo che non avrà mai luogo.
JOSEPH: Ah, ah! Ci scommetto che non è nemmeno sua.
HIPOLITO: Ah, beh, non credere. Ho qualche idea anch'io, sai?
JOSEPH: Ah.
HIPOLITO: Ma finisco sempre per farmele fregare. Un po' come a te con le donne.
JOSEPH: Cosa vorresti dire?
HIPOLITO: Che dovresti cominciare a fartene una ragione.
JOSEPH: Senti, bello, parla per te, razza di...
HIPOLITO: Razza di cosa? Eh?
SUZANNE: Ma la volete smettere? Smettetela!
HIPOLITO: Eh? Razza di cosa?
SUZANNE: Ho detto basta!
AMELIE: Ma che sta succedendo?
SUZANNE: Niente di niente. Georgette ha voluto prendere un po' d'aria, e Joseph fa la guerra punica.
JOSEPH: Un po' d'aria, ah! Come Gina? Sai che sta facendo Gina, eh? È uscita con quello con la busta di plastica. Pensate che non abbia notato la manovra? Ah, ah! Sentite qua: prima il bigliettino nella tasca della giacca alle 16 e 8, poi il tizio ritorna qui oggi e via, vanno a prendere una boccata d'aria.


GINA: Quello che mi preoccupa un po' per Amélie è che la trovo simpatico.
NINO: Che vuol dire?
GINA: Come regola generale, più un ragazzo lo trovo simpatico, meno è a posto con la testa. Mi piacerebbe conoscerla meglio.
NINO: Mi chieda qualcosa.
GINA: Ah... Cos'è che non fa una rondine?
NINO: Una rondine? Primavera?
GINA: E l'abito?
NINO: Il monaco.
GINA: chi si contenta...
NINO: ... gode.
GINA: chi di spada ferisce...
NINO: ... di spada perisce.
GINA: chi dorme non...
NINO: ... piglia pesci.
GINA: chi ruba poco...
NINO: ... ruba assai.
GINA: Del senno di poi...
NINO: ... so... son piene Le fosse.
GINA: Ah, molto bene.
NINO: Ne conosce altri?
GINA: A casa mia si dice che chi conosce bene i proverbi non può essere del tutto cattivo.


MADELEINE: Ah, la bella signorina del quinto piano. Le devo raccontare una cosa. Lei crede ai miracoli?
AMELIE: Oggi proprio no.
MADELEINE: Ah... Rimarrà sorpresa. E se le dicessi che una spedizione di alpinisti sulla catena del Monte Bianco ha scoperto la prova irrefutabile che mio marito mi amava?
NINO: Lucien, un pacchetto di lievito, per favore.
LUCIEN: Per la signorina Amélie, eh?
NINO: Sì.
LUCIEN: Prepara il suo famoso pasticcio di verze.
NINO: Eh.
LUCIEN: Collignon, scatta. Prendi il lievito!
NINO: Amélie? Amélie? Amélie?
AMELIE: Tornerò.
RAYMOND: Vada in camera da letto, signorina Poulain. Eccomi... Mia piccola Amélie, lei non ha le ossa di vetro. Lei può scontrarsi con la vita. Se lei si lascia scappare questa occasione, con il tempo, sarà il suo cuore che diventerà secco e fragile, come il mio scheletro. Perciò si lanci... accidenti a lei!
NINO: Io ti...
RAYMOND: Ehi!


RAPHAEL: All'aeroporto internazionale.


NARRATORE: È il 28 settembre 1997, e Sono le undici in punto del mattino. Alla Giostra del Trono, a due passi dal trenino dei Carpazi, la macchina per impastare i dolci impasta i dolci. Nello stesso momento, su una panchina di Place Villette, Félix L'Herbier scopre che ci sono più connessioni possibili nel cervello umano che atomi nell'universo. Nel frattempo, ai piedi del Sacre-Coeur, delle benedettine migliorano il rovescio. La temperatura è di 24 gradi Celsius, il tasso di umidità di 77, e la pressione atmosferica di 990 ettoPascal.

Creative Commons License


Questa pagina è pubblicata sotto una
(2007)