FORREST GUMP

Regia: Robert Zemeckis

Cast: Tom Hanks (Forrest Gump), Robin Wright Penn (Jenny), Gary Sinise (Dan), Mykelti Williamson (Bubba), Sally Field (Signora Gump).

Trama: Forrest Gump è l'evento cinematografico divenuto un autentico fenomeno di costume. Tom Hanks dà una sbalorditiva prova d'attore nel ruolo di Forrest: un uomo qualunque, che con il suo animo innocente finisce per rappresentare un'intera generazione.


FORREST GUMP: 'Giorno. Mi chiamo Forrest. Forrest Gump. Vuole un cioccolatino? Potrei mangiarne una tonnellata di questi qui. Mamma diceva sempre: "la vita è uguale a una scatola di cioccolatini. Non sai mai quello che ti capita". Quelle scarpe devono essere comode. Scommetto che con quelle ci cammina tutto il giorno e non sente niente. Magari ce l'avessi così anch'io.
INFERMIERA: Mi fanno male i piedi.
FORREST: Mamma diceva sempre che dalle scarpe di una persona si capiscono tante cose. Dove va, dove è stata... Quante scarpe che ho messo io. Scommetto che se mi sforzo tanto, riesco poi a ricordare il primo paio. Mamma disse che quelle mi portavano dovunque. Disse che erano le mie scarpe magiche.


DOTTORE: Ecco fatto, Forrest, ora puoi aprire gli occhi. Facciamoci un giretto. Come te le senti? Ha le gambe robuste, signora Gump, robuste come quelle dei bambini forti. Ma la sua schiena è più contorta di un politico. Però noi ora gliela raddrizziamo, non è vero, Forrest?
SIGNORA GUMP: Forrest!
FORREST: Quando ero piccolino, mamma mi mise il nome di un eroe della guerra di secessione, il generale Nathan Bedford Forrest. Diceva che in qualche modo eravamo parenti. Lui aveva fatto una cosa: aveva messo su un circolo chiamato Ku Klux Klan. Si mettevano addosso mantelli, e lenzuola, e andavano in giro come tanti fantasmi o spiriti o cose così. Mettevano le lenzuola anche sui cavalli, per andare in giro. Comunque, è così che ho avuto il mio nome, Forrest Gump. Mamma diceva che quel Forrest era per ricordarmi che tutti facciamo cose che, beh, che non hanno molto senso.
SIGNORA GUMP: Aspetta. Ci penso io. Asp... Aspetta, ecco. Ci penso io, ci penso io. Aspetta! Tienila così! Ecco! Reggiti... oh! Bene. Che cosa avete da guardare? Mai visto un bambino con un apparecchio alle gambe in vita vostra? Non permettere mai a nessuno di dirti che è migliore di te, Forrest. Se Dio avesse deciso che fossimo tutti uguali, avrebbe dato a tutti un apparecchio alle gambe.
FORREST: Quando mamma mi spiegava le cose, io le capivo sempre. Vivevamo a quasi un quarto di miglio fuori dalla Statale 17, a quasi mezzo miglio dalla città di Greenbow, in Alabama. Sta nella contea di Greenbow. La nostra casa era della famiglia di mamma da quando il nonno del nonno di suo nonno aveva attraversato l'oceano, quasi mille anni fa, o cose così. Siccome eravamo solo io e mamma e c'erano tutte quelle stanze vuote, mamma aveva deciso di affittarle, soprattutto a gente di passaggio, tipo da Mobile, Montgomery, posti come questi. Mamma e io facevamo i soldi così. Mamma era una donna molto in gamba.
SIGNORA GUMP: Ricordati quello che ti ho detto, Forrest. Tu non sei diverso da chiunque altro. Hai sentito quello che ti ho detto, Forrest? Tu sei uguale a tutti gli altri ragazzi. Tu non sei diverso.


PRESIDE HANCOCK: Il suo ragazzo è diverso, signora Gump. Il suo quoziente intellettivo è 75.
SIGNORA GUMP: Beh, ognuno di noi è diverso, signor Hancock.
FORREST: Mamma voleva per me l'istruzione migliore, così mi portò alla scuola centrale della Contea di Greenbow. Incontrai persino il preside.
PRESIDE: Voglio mostrarle una cosa, signora Gump. Guardi, questo è normale. Forrest si trova esattamente qui. Lo stato richiede un quoziente intellettivo minimo di 80 per frequentare la scuola pubblica, signora Gump. Dovrà andare in una scuola speciale, di sicuro. Lì si troverà benissimo.
SIGNORA GUMP: Ma "normale" che vuol dire, in effetti? Beh, ammettiamo che sia un pochinino più tardo, ma mio figlio Forrest dovrà avere le stesse opportunità che hanno tutti gli altri ragazzi. Non andrà in una di quelle scuole dove ti fanno intrecciare i canestri. Qui stiamo parlando di cinque miseri punticini. Si potrà pure fare qualcosa...
PRESIDE: Noi abbiamo un sistema scolastico progressivo. Non vogliamo che qualche alunno rimanga indietro. C'è un signor Gump, signora Gump?
SIGNORA GUMP: Adesso è in vacanza.
PRESIDE: A tua madre sta proprio a cuore la tua istruzione, figliolo. Tu non parli molto, vero?
FORREST: Eeh! Eeh! Eeh! Eeh! Eeh! Eeh! Eeh! Eeh! Eeh! Eeh! Eeh! Eeh! Eeh!
SIGNORA GUMP: Alla fine, dovette provarci. Sembrava facile, ma... Oh, cos'era successo? Per prima cosa...
FORREST: Mamma, vacanza che vuol dire?
SIGNORA GUMP: Vacanza?
FORREST: Dov'è andato papà.
SIGNORA GUMP: Vacanza è quando vai da qualche parte... e non ti fai più rivedere.


FORREST: Comunque, uno potrebbe dire che che mamma e io eravamo soli soli. Ma non ci importava. La nostra casa non era mai vuota. C'era sempre gente che andava e veniva.
SIGNORA GUMP: La cena! La cena è in tavola! Forrest!
OSPITE: Ah! Mamma mia che odore!
SIGNORA GUMP: Signori, se volete venire, la cena è pronta...
FORREST: Qualche volta avevamo tante di quelle persone che tutte le stanze erano piene. Di viaggiatori, sa, gente che vive sempre con i vestiti, i cappelli e i campionari nelle valigie.
SIGNORA GUMP: ... sarebbe meglio non fumare il sigaro all'ora di pranzo! Ah, non vi preoccupate, fate pure. Forrest! Forrest Gump, è ora di cena! Forrest? Forrest?
FORREST: Una volta, stava da noi un giovanotto, che aveva con lui una chitarra nella valigia.
ELVIS PRESLEY: ... Well, you ain't never caught a rabbit / And you ain't no friend of mine...
SIGNORA GUMP: Forrest, ti ho detto di non disturbare questo simpatico giovanotto.
ELVIS: Oh, non fa niente, signora. Gli facevo solo sentire un paio di cosette con la chitarra.
SIGNORA GUMP: Bene, d'accordo, ma... La cena è pronta se volete mangiare.
ELVIS: Come no, ho una fame... Grazie, signora. Ehi, fammi rivedere quel passo strano che hai appena fatto. Lentamente però. You ain't nothin' but a hound dog...
FORREST: Mi piaceva quella chitarra! Aveva un bel suono.
ELVIS: ... Crying all the time...
FORREST: Cominciai a muovermi insieme alla musica, dondolando i fianchi.
ELVIS: ... You ain't nothin' but a hound dog / Crying all the time...
FORREST: Una sera io e mamma facevamo spese, e passammo davanti al negozio di elettrodomestici di Benson, e indovini un po'?
ELVIS: You ain't nothin' but a hound dog / Crying all the time / You ain't nothin' but a hound dog / Crying all the time...
SIGNORA GUMP: Non è roba adatta ai bambini, questa.
FORREST: Qualche anno più tardi, quel bel giovanotto che chiamavano il Re, beh, doveva aver cantato troppe canzoni, e gli venne un infarto, o cose così. Dev'essere difficile fare il Re. Certi fatti te li ricordi bene, altri invece per niente. Strano!


SIGNORA GUMP: A scuola devi essere bravo, capito, Forrest?
FORREST: Stai tranquilla, mamma. Mi ricordo il viaggio sull'autobus il primo giorno di scuola. Me lo ricordo bene.
DOROTHY HARRIS: Che fai, non sali?
FORREST: Mamma mi ha detto di non andare in macchina con gli sconosciuti.
DOROTHY: Questo è l'autobus della scuola.
FORREST: Io sono Forrest, Forrest Gump.
DOROTHY: E io Dorothy Harris.
FORREST: Beh, adesso ci conosciamo, ormai.
I BAMBINO: Qui è occupato.
II BAMBINO: Occupato.
III BAMBINO: Qui è occupato.
FORREST: È strano le cose che ti restano in testa da ragazzo. perché io non mi ricordo quando sono nato... Io... io non mi ricordo cosa ho avuto il primo Natale, e non so quand'è che sono andato a fare la prima scampagnata, ma... certo mi ricordo la prima volta che ho sentito la più dolce voce che c'è al mondo.
JENNY CURRAN: Ti puoi sedere qui se vuoi.
FORREST: Non avevo mai visto niente di così bello in vita mia. Somigliava a un angelo.
JENNY: Beh, ti decidi a sederti o no? Che cos'hanno le tue gambe?
FORREST: Niente di niente, grazie. Le mie gambe vanno che è una vera meraviglia. Stetti seduto vicino a lei su quell'autobus e parlammo finché non arrivammo a scuola.
JENNY: E perché porti quelle scarpe, allora?
FORREST: ... Mamma dice che ho la schiena storta come un punto interrogativo. Queste mi fanno stare dritto come una freccia. Sono le mie scarpe magiche. E oltre a mamma, nessuno mi parlava mai o mi faceva domande.
JENNY: Sei stupido o che? Dimmi.
FORREST: Mamma dice che stupido è chi lo stupido fa, eh.
JENNY: Sono Jenny.
FORREST: Io sono Forrest, Forrest Gump. Da quel giorno, semo sempre insieme, Jenny e io, come il pane e il burro. Lei mi insegnava ad arrampicarmi...
JENNY: Forza, Forrest, su, che ce la puoi fare!
FORREST: ... e io le facevo vedere come ondeggiare. Lei mi aiutava a imparare a leggere, e io le facevo vedere come dondolare. Qualche volta stavamo seduti fuori, ad aspettare le stelle. Mamma sarà preoccupata per me.
JENNY: Resta qui solo un altro po'.
FORREST: Chissà perché, Jenny non voleva mai tornare a casa. Bene, Jenny, ci resto. Era la mia amica più specialissima. La mia unica amica. Mamma diceva sempre che i miracoli succedono tutti i giorni. Certe persone non ci credono, ma invece è così.
I BAMBINO: Ehi, scemo!
II BAMBINO: Sei deficiente o solo stupido?
III BAMBINO: Sentite, io sono Forrest Gump!
I BAMBINO: Mettiti a correre, Forrest!
JENNY: Corri! Corri! Corri, Forrest, presto!
I BAMBINO: Prendiamo le bici!
II BAMBINO: Avanti, inseguiamolo! Venite!
III BAMBINO: Eccoci, scemo, stiamo arrivando! Ora ti prendiamo!
JENNY: Corri, Forrest, corri! Corri, Forrest!
BAMBINI: Vieni qui, tu! Ah, ah, ah!
JENNY: Corri, Forrest! Corri!
FORREST: Lo so che non mi crede se io glielo dico, ma... io corro come il vento che soffia. E da quel giorno, se andavo da qualche parte, io ci andavo correndo!
BAMBINI: Sta scappando! Fermiamolo! Accidenti!
ANZIANO: Guardate quel bambino. Corre veramente come un pazzo
FORREST: Si ricorda che le ho detto che Jenny non voleva mai tornare dai suoi? Beh, Viveva in una casa che era vecchia quanto l'Alabama. Sua mamma era andata in cielo che lei aveva cinque anni, e suo papà era una specie di contadino. Jenny? Era un uomo molto affettuoso. Stava sempre a baciare e a toccare lei e le sue sorelle. E poi una volta, Jenny non era sull'autobus per andare a scuola. Jenny, perchè non sei venuta a scuola?
JENNY: Shhh! Papà sta dormendo, fa' piano.
SIGNOR CURRAN: Jenny!
JENNY: Andiamo!
SIGNOR CURRAN: Jenny, dove ti sei cacciata? Ragazzina, meglio per te se torni! Dove sei? Jenny! Jenny, dove sei? Jenny!
JENNY: Prega con me, Forrest. Prega con me.
SIGNOR CURRAN: Jenny!
JENNY: Signore, fammi diventare un uccello così posso volare lontano lontano da qui. Signore, fammi diventare un uccello così posso volare lontano lontano da qui...
FORREST: Mamma diceva sempre che Dio è misterioso.
SIGNOR CURRAN: Jenny!
FORREST: Quel giorno non fece diventare Jenny un uccello. In cambio, fece dire alla polizia che Jenny non doveva più restare in quella casa. E lei andò a vivere da sua nonna, dalle parti di Creekmore Avenue, e io ero felice, perché stava a due passi da me. Delle sere, Jenny usciva di nascosto e veniva a trovarmi a casa mia, perché diceva che aveva paura. Paura di cosa, non lo so. Ma secondo me del cane della nonna. Era molto cattivo. E comunque, Jenny e io fummo grandissimi amici tutti quegli anni, fino al liceo.
I RAGAZZO: Ehi, scemo!
JENNY: Piantala! Corri, Forrest, corri!
I RAGAZZO: Ehi! Mi hai sentito, scemo?
JENNY: Corri, Forrest!
II RAGAZZO: Forza, sali, sali! Muoviamoci!
I RAGAZZO: Sta scappando, dai che lo prendiamo! Dai, dai!
JENNY: Corri, Forrest! Corri!
RAGAZZI: Corri, che è meglio! Forza! Corri, Forrest! Ah, ah, ah! Forza, scemo! Scappi come un coniglio! Vai, vai, vai, vai! Ah! Ah, ah, ah! Corri! Corri! Vai! Vai! Ah, ah, ah!
JENNY: Corri, Forrest!
FORREST: Di solito correvo per arrivare dove stavo andando. Non ho mai pensato mi poteva servire.
RAGAZZI: Forza, corri, forza! Dai, dai! Ah, ah! Sì!
PAUL "BEAR" BRYANT: E quello chi diavolo è?
HIGH SCHOOL COACH: Quello lì è Forrest Gump, coach. È solo l'idiota del paese.
FORREST: E indovini un po'? Mi capitò di andare anche all'università.
GIOCATORE: Corri! Corri!
FORREST: Okay.
GIOCATORE: Corri!
BRYANT: Corri, stupido figlio di puttana! Corri! Vai! Corri! Corri! Da quella parte! Vai! Quello sarà pure il più stupido figlio di puttana della Terra, ma corre come una lepre! Ah, ah, ah! Ah, ah, ah!


FORREST: Ora, forse ero io, ma gli anni dell'università erano molto confusi.
CHET HUNTLEY: In base all'ordinanza della Corte, oggi è avvenuta l'integrazione razziale nell'università dell'Alabama. Due negri sono stati ammessi, ma solo dopo che il governatore George Wallace ha messo in atto la sua protesta simbolica di piazzarsi davanti all'ingresso della scuola.
NICHOLAS KATZENBACH: ... da quest'affermazione devo dedurre che...
FORREST: Earl, che succede?
EARL: Gli scarafaggi vogliono entrare nella scuola.
FORREST: Scarafaggi? Gli scarafaggi cercano sempre di entrare in casa, e mamma li schiaccia con la scopa.
EARL: Non gli scarafaggi veri, idiota. I negri. Ora vogliono andare a scuola con noi.
FORREST: Con noi? Davvero?
CRONISTA: Poco dopo che il governatore Wallace aveva mantenuto la promessa di bloccare l'entrata, il presidente Kennedy ha chiesto al Segretario della Difesa di intervenire con la forza militare. Con queste immagini registrate, vi mostriamo l'incontro tra il generale Graham, comandante della guardia nazionale, e il governatore Wallace.
GEORGE WALLACE: ... perché questi uomini della guardia nazionale sono qui come soldati federali per i cittadini dell'Alabama, vivono entro i nostri confini e sono tutti nostri fratelli. Noi stiamo vincendo questa battaglia, perché stiamo mettendo in guardia il popolo americano contro i pericoli di cui abbiamo parlato tante e tante volte, e che oggi sono così evidenti. Un'autentica dittatura militare si instaurerà tra poco in questo Paese.
CRONISTA: E così, al calare del giorno, nell'Università dell'Alabama, a Tuscaloosa, è avvenuta l'integrazione, e gli studenti Jimmy Hood e Vivian Malone...
CONTESTATORE: Niente integrazione!
CRONISTA: ... sono stati iscritti ai corsi estivi.
CONTESTATRICE: La nostra è una scuola per bianchi!
FORREST: Signorina, le è caduto il libro. Signorina.
HUNTLEY: Il governatore Wallace ha mantenuto la promessa. Andando al campus di Tuscaloosa, ha evitato che si verificassero tumulti...
I ASSISTANT COACH: Ehi, ma quello non è Gump?
II ASSISTANT COACH: No, non è possibile.
BRYANT: Sì che è lui, porco diavolo!
HUNTLEY: ... Il telegiornale della NBC presenterà uno speciale sull'integrazione razziale all'Università dell'Alabama alle 19:30, ora della Costa Orientale.
FORREST: Pochi anni dopo, quell'ometto arrabbiato davanti all'ingresso della scuola ebbe la bella idea di voler fare il Presidente. Ma qualcuno non era d'accordo. Però non morì, sa.


INFERMIERA: È il mio autobus questo.
FORREST: È il numero nove?
INFERMIERA: No, il numero quattro.
FORREST: Mi ha fatto piacere parlare con lei!
DONNA: Me lo ricordo quando è successo. Quando Wallace fu ferito. Io stavo all'università.
Era un'Università per ragazze o per ragazzi e ragazze insieme?
DONNA: La mia era mista.
FORREST: Perché Jenny era andata in una dove io non potevo. Quella era per ragazze soltanto. Ma andavo a trovarla ogni occasione.
JENNY: Ahi! Fa male. Forrest! Forrest! Forrest, smettila! Smettila! Ma che cosa vuoi?
FORREST: Lui... ti stava facendo male!
JENNY: No, non è vero!
BILLY: E questo chi è?
JENNY: Mettiti lì!
BILLY: Mi dici chi è? Ma che diavolo...
JENNY: Billy, mi dispiace.
BILLY: E smamma, levati di torno!
JENNY: No, aspetta un momento...
BILLY: Ho detto smamma! E cerca di non farti più vedere!
JENNY: Billy, aspetta un momento. Non te ne andare, Billy! Non sa quello che fa. Non si rende conto. Forrest, perchè hai fatto questo?
FORREST: Ti ho portato dei cioccolatini. Scusa. Ora me ne torno alla mia Università.
JENNY: Forrest... Ma guardati. Andiamo. Vieni.
FORREST: La tua stanza?
JENNY: Shhh! Forrest, hai mai sognato cosa diventerai da grande?
FORREST: Cosa diventerò? Vuoi...
JENNY: Sì.
FORREST: Vuoi dire che non sarò più io?
JENNY: No, sarai sempre tu, solo un po' diverso da ora. Lo sai, voglio diventare famosa. Voglio essere una cantante come Joan Baez. Voglio stare su un palcoscenico vuoto solo con la mia chitarra, la mia voce... Da sola. E voglio creare con la gente un rapporto personale. Come se stessi parlando a ognuno di loro. Sei mai stato con una ragazza, Forrest?
FORREST: Siedo sempre vicino a loro quando vado a economia domestica. Ah... Ah... Mi... Mi dispia...
JENNY: Non fa niente.
FORREST: Scusa. Aah...
JENNY: Non t'agitare. È tutto a posto.
FORREST: Ho il capogiro.
JENNY: Non ti è mai successo a economia domestica, eh?
FORREST: No. Ho sporcato la vestaglia della tua compagna di stanza, credo.
JENNY: Non m'importa, tanto mi è antipatica.


FORREST: Gli anni dell'università volavano perchè giocavo tanto a football. Mi avevano anche messo in una cosa chiamata Selezione Universitaria Americana, dove ti capita di incontrare il Presidente degli Stati Uniti.
ANNUNCIATORE: Il presidente Kennedy oggi si è incontrato con la Selezione Universitaria Americana nella Sala Ovale.
FORREST: Ora, la cosa veramente buona quando incontri il Presidente degli Stati Uniti è il mangiare. Ti mettono in una piccola stanza dove... dove c'è praticamente ogni ben di dio. E siccome per prima cosa non avevo fame, ma sete, e seconda cosa, era gratis, avrò bevuto quasi quindici Dr. Peppers.
JOHN FITZGERALD KENNEDY: Congratulazioni, come si sente a far parte della Selezione Americana?
I GIOCATORE: È un onore, signore.
KENNEDY: Congratulazioni, come si sente a far parte della Selezione Americana?
II GIOCATORE: È bellissimo, signore.
KENNEDY: Congratulazioni, come si sente a far parte della Selezione Americana?
III GIOCATORE: Fantastico, signore.
KENNEDY: Congratulazioni, come si sente?
FORREST: Devo fare pipì.
KENNEDY: Eh... Credo che abbia detto che deve fare pipì.
FORREST: Tempo dopo, non so perché, qualcuno sparò a quel simpatico giovane Presidente mentre stava nella sua macchina. E pochi anni dopo il fatto, qualcuno sparò anche al suo fratellino, solo che questo stava nella cucina di un albergo. Deve essere dura avere fratelli. Non saprei dirlo.
PRESIDE: Forrest Gump!
FORREST: E indovini un po'? Dopo solo cinque anni di partite di football, io ho preso la laurea.
PRESIDE: Le mie congratulazioni, figliolo.
FORREST: Mamma era così orgogliosa.
SIGNORA GUMP: Forrest, sono così orgogliosa di te. Dai, questo te lo tengo io.
RECLUTATORE: Le mie congratulazioni, figliolo. Di', hai mai fatto un pensierino sul tuo futuro?
FORREST: Pensierino? Giorno. Sono Forrest. Forrest Gump.
AUTISTA: Non gliene frega uno stracazzo a nessuno chi sei, pezzo di merda! Sei meno di un verme schifoso che striscia nella spazzatura! Metti quel culo da checca sull'autobus! Sei nell'esercito ora!
I RECLUTA: Questo è occupato.
II RECLUTA: Occupato.
FORREST: All'inizio mi sembrava di aver fatto qualche sbaglio, perché era il mio primo giorno di reclutamento, e già mi ero preso una bella sgridata.
BENJAMIN BUFORD "BUBBA" BLUE: Siediti se vuoi.
FORREST: Non sapevo chi potevo incontrare e che domande potevano farmi.
BUBBA: Sei stato su una vera barca per gamberi?
FORREST: No. Ma sono stato su una per uomini.
BUBBA: Sto parlando di una barca per prendere i gamberi. Ho lavorato sulle barche per gamberi tutta la vita. Ho cominciato sulla barca di mio zio, cioè il fratello di mia madre, quando avevo più o meno nove anni. Stavo cercando di comprare una barca per me, e mi è arrivata la chiamata. Il mio vero nome è Benjamin Buford Blue. Ma tutti quanti mi chiamano Bubba. Così si chiamavano quei vecchi bifolchi razzisti. Di', non è incredibile?
FORREST: Io mi chiamo Forrest Gump. Tutti quanti mi chiamano Forrest Gump. Così Bubba veniva da Bayou La Batre, in Alabama. Sua mamma cucinava gamberi. E la mamma di sua mamma cucinava gamberi, e la mamma della mamma di sua mamma cucinava gamberi anche lei. La famiglia di Bubba sapeva tutto di tutto sul commercio di gamberi.
BUBBA: Io so tutto di tutto sul commercio di gamberi. Perciò mi metterò nel commercio dei gamberi in prima persona quando esco dall'esercito, capito?
FORREST: Okay.


SERGENTE ISTRUTTORE: Gump! Qual è il tuo solo scopo in quest'esercito? L'hai imparato?
FORREST: Fare tutto quello che mi dice, sergente istruttore!
SERGENTE: Maledizione, Gump! Sei un maledetto genio. È la risposta più azzeccata che abbia sentito. Devi avere un maledetto quoziente intellettivo di 160. Sei maledettamente dotato, militare Gump. Ascoltatemi, lavativi! Quello lì è uno...
FORREST: Ora, non so perché, io nell'esercito ci stavo come un pesce dentro l'acqua. Non è così difficile. Devi solo rifare il letto lindo e pinto, e stare in piedi diritto, e a ogni domanda rispondere sempre: "Sì, sergente istruttore!".
SERGENTE: Sono stato chiaro?
PLOTONE: Sì, sergente istruttore!
BUBBA: Non devi fare altro che trascinare le reti sul fondo. Se la giornata è buona peschi più di cinquanta chili di gamberi. E se tutto va bene, due uomini che pescano per dieci ore, meno quello che spendi in nafta, ci fai un sacco...
FORREST: Sergente istruttore!
SERGENTE: Gump! Perché hai montato quell'arma così in fretta, Gump?
FORREST; Perché l'ha detto lei, sergente istruttore.
SERGENTE: Cristo Santo benedetto! Ora la compagnia ha un nuovo record. Se non fosse un peccato sprecare un bravissimo soldato semplice, ti raccomanderei per la Scuola Ufficiali, Gump. Tu diventerai un un generale un giorno, Gump! Ora smonta quell'arma e va' avanti!
BUBBA: Comunque, come ti dicevo, il gambero è un frutto del mare. Te lo puoi fare sia arrosto, che bollito, grigliato, al forno, saltato. C'è lo spiedino di gamberi, gamberi con cipolle, zuppa di gamberi, gamberi fritti in padella, con la pastella, a bagnomaria, gamberi con le patate, gamberi al limone, gamberi strapazzati, gamberi al pepe, minestra di gamberi, stufato di gamberi, gamberi all'insalata, gamberi e patatine, polpette di gamberi, tramezzini coi gamberi. E questo è tutto, mi pare.
FORREST: Di notte, nell'esercito, ti senti solo solo. Ci sdraiavamo sulle nostre brande e avevo nostalgia di mamma. E avevo nostalgia di Jenny.
SOLDATO: Ehi, Gump, rifatti gli occhi sulle tette di questa.
FORREST: E viene fuori che Jenny si era cacciata in un pasticcio per certe sue foto con adosso il maglione dell'università. E che perciò  l'avevano cacciata. Ma non era stata una brutta cosa, perchè uno che ci ha un teatro a Memphis, nel Tennessee, vide quelle foto e offrì a Jenny un lavoro: cantante in uno spettacolo. Alla prima occasione, presi l'autobus per Memphis per vederla in quello spettacolo.
PRESENTATORE: Lei era Ambra, Fiamma Ambra! Un bell'applauso, ragazzi! Molto brava, Fiamma. E ora, per la gioia degli occhi e delle orecchie, direttamente da Hollywood, in California, la nostra famosa bellezza beatnik. Facciamo un grossissimo applauso all'appetitosa Bobbie Dylon!
PUBBLICO: Bobbie! Sei grande, Bobbie!
JENNY: How many roads must a man walk down / Before you call him a man? / Yes, 'n' how many seas must a white dove sail / Before she sleeps in the sand? ...
FORREST: Aveva realizzato il suo sogno. Era una cantante folk.
JENNY: ... Yes, and how many times must the cannon balls fly...
PUBBLICO: Cos'è questa roba? Aaah...
JENNY: ... Before they're forever banned? ...
PUBBLICO: Lèvati quella chitarra, tesoro! Dacci sotto, dacci sotto! Ehi, qualcuno dovrebbe darle un'armonica! Ah, ah, ah, ah, ah! Facci vedere un po' di roba!
JENNY: ... The answer, my friend, is blowin' in the wind / The answer is blowin' in the wind.
PUBBLICO: Ehi, tesoro, guarda! Lévati quella chitarra!
I SPETTATORE: Ho qualche cosa per te, vieni. Stronza!
JENNY: Ehi!
I SPETTATORE: Ma che fai?
JENNY: Ma che sei scemo? Sto cantando una canzone, io!
PUBBLICO: Ah, fai sparire quella chitarra! Facci vedere!
JENNY: Paulie, fallo sparire!
PUBBLICO: Abbiamo pagato per vedere, sai!
JENNY: Giù quelle mani!
PUBBLICO: Non fare la preziosa.
JENNY: Sta' zitto! Sta' zitto!
I SPETTATORE: Ma che fai, fai la superba? Vieni qui... No!
II SPETTATORE: Ehi, che stai facendo?
JENNY: Forrest, ma che ci fai qui? Ma che ci fai qui?
PUBBLICO: Oooh... Ma che fa? Ma che te la porti via?
JENNY: Che fai? Basta, mettimi giù!
PUBBLICO: Brava! Brava! Uh, uh, uh!


JENNY: Non puoi continuare a fare così, Forrest. Non puoi continuare a cercare sempre di salvarmi.
FORREST: Ma quelli ti mettevano le mani addosso!
JENNY: Tutti cercano sempre di mettermi le mani addosso. Vedi, non devi fare questa storia ogni volta che compari.
FORREST: Che posso farci? Io ti amo.
JENNY: Forrest, tu l'amore non sai che significa. Ti ricordi quando abbiamo pregato, Forrest? Abbiamo pregato Dio di trasformarmi in uccello per volare lontano lontano.
FORREST: Sì, mi ricordo.
JENNY: Credi che potrei volare da questo ponte?
FORREST: Che vuoi dire, Jenny?
JENNY: Niente. Devo andarmene via.
FORREST: Aspetta, Jenny.
JENNY: Forrest, sta' alla larga da me, capito? Sta' alla larga da me, per favore. Me lo dà un passaggio?
AUTISTA: Da che parte va?
JENNY: Non importa.
AUTISTA: Salti su.
FORREST: Allora addio, Jenny. Mi spediscono in Vietnam. È tutto un altro paese.
JENNY: Può aspettare un momento? Senti, mi devi promettere una cosa, d'accordo? Se ti trovi nei guai, non cercare di fare il coraggioso, ma corri, hai capito? Pensa solo a correre.
FORREST: Okay. Jenny! Ti scriverò tutti i giorni. E tutt'a un tratto, se n'era andata.


SIGNORA GUMP: Oh... Torna sano e salvo. Intesi?
SOLDATO: Forza, vai!
FORREST: Ora, ci avevano detto che il Vietnam era molto diverso dagli Stati Uniti d'America. Tranne che per i barattoli di birra e la grigliata, era vero.
SOLDATO: Vai forte, amico!
BUBBA: Queste acque sono zeppe di gamberi! Mi hanno detto che i Vietnamiti li pescano alla grande! Sai, dopo che avremo vinto la guerra, e ci saremo presi tutto, possiamo chiamare i pescatori americani a pescare qui. Non faremo che pescare gamberi, tanti di quei gamberi da non crederci.
SOLDATI: Aiutatemi a scaricare i sacchi. Sì.
TENENTE DAN TAYLOR: Ecco i nuovi arrivi del cazzo.
FORREST & BUBBA: Buongiorno, signore.
DAN: Ehi, tenete giù quelle mani. Non fatemi il saluto. Ci sono cecchini sparsi in tutta la zona che si divertono a freddare gli ufficiali. Sono il tenente Dan Taylor. Benvenuti al Quarto Plotone. Che hai fatto al labbro?
BUBBA: Sono nato con le gengive grosse, signore.
DAN: Ti conviene ripiegarlo. Ti si impiglia nel filo delle trappole. Da che parte del mondo venite?
FORREST & BUBBA: Dall'Alabama, signore!
DAN: Siete gemelli?
FORREST: No. Non siamo parenti, signore.
DAN: Sentite, è molto semplice qui. Se mi state incollati e imparate da quelli che si trovano qui da un pezzo, ve la caverete. Nella nostra dotazione c'è una cosa che può segnare la differenza tra un soldato vivo e uno morto: i calzini. Fondo rinforzato, verde grigiastro. Cercate di tenere i piedi asciutti. E in perlustrazione ricordate di cambiarvi i calzini ogni volta che ci fermiamo. Il Mekong è capace di strapparvi i piedi dalle gambe. Sergente Sims, porca puttana, dove sono le imbracature che ti avevo chiesto di ordinare?
SERGENTE SIMS: Le ho messe tra le richieste al comando...
DAN: Sì, sì, sì, beh, richiama quei figli di buona donna...
FORREST: Il tenente Dan sì che era bravo. Era lui il mio tenente, che fortuna per me. Viene da una lunga e gloriosa tradizione militare. Qualcuno della sua famiglia aveva combattuto ed era morto in ogni singola guerra americana.
DAN: Pigliali a calci nel sedere.
SIMS: Agli ordini, tenente.
DAN: Datti da fare!
FORREST: Gli toccava essere all'altezza di un sacco di cose.
DAN: Così voi due venite dall'Arkansas, eh? Bene. Ci sono passato. Little Rock è una bella città. Ora, posate i vostri arnesi, andate dal sergente del plotone ed equipaggiatevi per la battaglia. Se poi avete fame, lì abbiamo delle bistecche sul fuoco. Ci sono due ordini precisi in questo plotone. Uno, state attenti ai vostri piedi. Due, cercate di non fare niente di stupido, tipo farvi ammazzare.
FORREST: Spero veramente di non deluderlo. Mi capitò di vedere molta campagna. Facevamo delle lunghissime camminate. E stavamo sempre a cercare un tizio di nome Charlie.
DAN: Alt!
SIMS: Colonna, alt!
FORREST: Non sempre era divertente. Il tenente Dan sentiva sempre delle strane cose che venivano da un sasso, una traccia, o un sentiero, perciò ci diceva: "A terra! State zitti!".
DAN: A terra! State zitti!
FORREST: E così facevamo. Ora, io non è che sono un pozzo di scienza, ma credo che a questa guerra hanno preso parte alcuni dei migliori giovani d'America. C'era Dallas, di Phoenix. Cleveland, lui era di Detroit.
CLEVELAND: Ehi, Tex. Senti, Tex. Amico, che diavolo succede?
FORREST: E Tex e... era... Non mi ricordo di dov'era Tex.
DAN: Ah, niente. Quarto plotone, in piedi. Ci sono ancora dieci chilometri per arrivare a quel fiume. Muovetevi! Forza, muovetevi! Cercate di sembrare svegli! Allungate il passo! Allungate il passo, avanti!
FORREST: La cosa bella del Vietnam è che c'era sempre un posto dove andare.
DAN: Sparate in quel buco! Gump, controlla quel buco.
FORREST: E c'era sempre una cosa da fare.
DAN: Pronti all'attacco!
SIMS: Sparpagliatevi! Copritegli le spalle!
FORREST: Un giorno cominciò a piovere, e non la smise più, per quattro mesi. Siamo stati sotto le piogge di tutti i tipi. Quella fina fina che ti punge, e quella grossa grossa che ti ammacca. La pioggia che scorreva giù di lato, e a volte la pioggia che veniva anche dritta dritta da sotto. Accidenti, pioveva anche di notte.
BUBBA: Ciao, Forrest.
FORREST: Ciao, Bubba.
BUBBA: Facciamo che io mi appoggio contro la tua schiena e tu contro la mia. In questo modo non ci tocca dormire con la testa nel fango. Sai perchè la nostra società funziona, Forrest? Perchè ognuno si prende cura dell'altro, come fratelli o cose del genere. Ehi, Forrest, c'è una cosa cui ho pensato. E ho una domanda molto importante da farti. Che ne dici di entrare nel commercio dei gamberi con me?
FORREST: Okay.
BUBBA: Amico, sai una cosa? Io ho già calcolato tutto. Con tot chili di gamberi ci paghiamo la barca. Con tot chili la nafta. Viviamo direttamente sulla barca, non paghiamo l'affitto. Io sarò il capitano. Possiamo cavarcela da soli, dividiamo ogni cosa a metà, amico, parlo di cinquanta e cinquanta. E poi, Forrest, ti mangi i gamberi gratis.
FORREST: Questa è una grande idea. Bubba aveva avuto una grande idea. Scrissi perfino a Jenny, e le raccontai tutto. Le mandavo lettere. Non tutti i giorni, ma quasi. Le dicevo quello che facevo e le chiedevo quello che faceva lei. E le dicevo che pensavo sempre a lei. E che avevo una gran voglia di ricevere una sua lettera non appena trovava un momentino per scrivermi. Aggiungevo sempre che stavo bene, e poi firmavo ogni lettera "Con affetto, Forrest Gump". Un giorno, stavamo camminando come al solito, e poi, tutt'un tratto, qualcuno chiuse il rubinetto della pioggia, e uscì il sole.
DAN: Riparatevi! Riparatevi! Maledizione, portate qui la 60! Portate la mitragliatrice, cazzo!
BUBBA: Forrest, stai bene?
DAN: Fortebraccio! Fortebraccio, Fortebraccio, qui Lima 6! Ci stanno attaccando!
BUBBA: C'è un uomo ferito!
DAN: Fortebraccio, qui Lima 6, passo! Ricevuto, Fortebraccio! Avvisiamo che ci sparano addosso dalla linea degli alberi al punto Blue 2, con granate e colpi di mortaio!
SOLDATO: La mitragliatrice! La mitragliatrice si è inceppata! È bollente!
DAN: Porca puttana, Mac! Prendi quella cazzo di mitragliatrice e puntala contro gli alberi! Stiamo subendo perdite pesanti! Lima 6 ripiega sulla linea blu. Lima 6 è finita! Ripiegare!
BUBBA: Corri! Corri, Forrest!
SIMS: Ripiegare!
BUBBA: Forrest! Corri, amico! Corri!
DAN: Ripiega, Gump! Corri, maledizione! Corri!
FORREST: Io correvo, e correvo, proprio come Jenny mi aveva detto di fare. Corsi così lontano e così veloce che presto mi ritrovai da solo, che non è una bella cosa. Bubba! Bubba era il mio migliore amico. Dovevo essere certo che stava bene. Bubba! E mentre tornavo per cercare Bubba, beh, c'era un altro ragazzo che stava per terra. Tex. Ah, okay. Non potevo lasciarlo là tutto solo, impaurito com'era, così me lo caricai e me lo portai via. E ogni volta che tornavo per cercare Bubba, c'era qualcun altro diceva, "Aiutami, Forrest, aiutami!".
SOLDATO: Sta' calmo, amico. Sta' giù. Te la caverai! Te la caverai!
FORREST: Cominciai ad avere paura di non ritrovare più Bubba.
FORTEBRACCIO: ... siete vicini alla zona di pericolo, passo.
DAN: Ricevuto, Fortebraccio! Lo so che ci troviamo nella zona di pericolo! Ci sono i Charlie tutt'intorno, devo avere subito quei mezzi veloci, passo.
FORTEBRACCIO: Lima 6, vogliamo...
FORREST: Tenente Dan, Coleman è morto!
DAN: Lo so che è morto! Tutto il mio maledetto plotone è stato spazzato via!
FORTEBRACCIO: Lima 6, Lima 6, qual è la situazione, passo.
DAN: Maledizione! Che stai facendo? Lasciami qui! Vattene via! Lasciami qui! Vattene!
FORTEBRACCIO: Lima 6, qui Fortebraccio. Mi sentite? Passo.
DAN: Perdio, ti ho detto di lasciarmi qui, porca puttana!
FORTEBRACCIO: Lima 6, Lima 6, Lima 6, i mezzi veloci stanno per arrivare, passo.
FORREST: Poi qualcosa saltò fuori e mi morse. Aaah! Qualcosa mi ha morso!
DAN: Aaah! Maledetti Vietcong figli di puttana! Non posso lasciare il plotone! Ti ho detto di mollarmi qui, Gump. Lasciami perdere, tu pensa a salvarti! Hai sentito quello che ti ho detto? Porca puttana, mettimi giù! Porta il tuo culo lontano da qui. Non ti ho chiesto di tirarmi fuori di lì, che Dio ti stramaledica! E adesso dove credi di andare?
FORREST: A prendere Bubba.
DAN: Ho richiesto un'incursione aerea. Distruggeranno col napalm l'intera zona. Gump, resta qui, maledizione! Questo è un ordine!
FORREST: Devo andare a trovare Bubba!
BUBBA: Forrest.
FORREST: Bubba?
BUBBA: Sto bene, Forrest. Sto bene. Oh...
FORREST: Bubba, no.
BUBBA: No... Me la caverò.
FORREST: Andiamo. Su, andiamo. Vieni qui.
BUBBA: Sto bene, Forrest. Sto bene...
DAN: Mettetevelo in quel posto con una bella fiammata!
FORREST: Non sapevo che era l'ultima volta che io e Bubba ci parlavamo, se no trovavo qualcosa di meglio da dire. Ehi, Bubba.
BUBBA: Ehi, Forrest. Forrest, perchè è successo?
FORREST: Ti hanno sparato. Poi Bubba disse una cosa che non dimenticherò mai.
BUBBA: Voglio tornare a casa.
FORREST: Bubba era il mio migliore buono amico. E anche io lo so che non è una cosa che uno trova dietro l'angolo. Bubba doveva diventare il capitano di una barca per gamberi, ma invece morì lì, vicino a quel fiume, in Vietnam. È tutto quello che ho da dire su questa faccenda.


UOMO: È stato un proiettile, vero?
FORREST: Un proiettile?
UOMO: Che è saltato fuori e l'ha morso.
FORREST: Oh... Sì, signore. Mi ha morso dritto nel posteriore, sì. Dissero che era una ferita da un milione di dollari, ma... quei soldi ce l'avrà l'esercito, perchè non ho ancora visto un centesimo di quei dollari. La sola cosa buona quando uno è ferito nel posteriore è il gelato. Mi dettero tutto il gelato che volevo. E indovini un po'? Nel letto accanto al mio c'era un mio buon amico. Tenente Dan, le ho portato gelato alla crema. Tenente Dan, gelato alla crema!
INFERMIERE: È l'ora del bagno, tenente. Harper!
I SOLDATO: Cooper. Larson. Webster. Gump. Gump?
FORREST: Sono Forrest Gump.
I SOLDATO: Kyle. Nichols. McMill. Johnson. Tyler. Holiday.
GOMER PYLE: Sorpresa! Sorpresa, sorpresa!
II SOLDATO: Gump, come fai a guardare questo mucchio di stronzate? Spegni il televisore.
ANNUNCIATORE: Dalla D.M.Z., siete all'ascolto delle trasmissioni per le Forze Americane in Vietnam. Qui è il canale 6, di Saigon.
III SOLDATO: Bella presa, Gump. Ci sai giocare? Vieni. Ti faccio vedere io. Tieni. Ora, il segreto del gioco è che qualunque cosa succede, non devi mai, mai perdere d'occhio la pallina. Dai.
FORREST: Non so perché, ma il ping-pong mi veniva naturale.
III SOLDATO: Vedi? Qualunque idiota ci riesce.
Così cominciai a giocarci sempre. Giocavo a ping-pong anche quando non avevo nessuno con cui giocare a ping-pong. Quelli dell'ospedale dicevano che mi calzava come un guanto, chissà volevano dire. Anche il tenente Dan veniva a vedermi giocare. Giocavo a ping-pong talmente tanto che ci giocavo anche nel sonno.


DAN: E ora, stammi bene a sentire. Tutti noi abbiamo un destino. Niente succede per caso. Fa tutto parte di un piano! Io dovevo crepare là fuori con i miei uomini, ma adesso non sono altro che uno stramaledettissimo storpio! Un mostro senza gambe! Guarda. Guarda. Guardami! Hai visto? Tu lo sai cosa si prova a non poter avere l'uso delle gambe?
FORREST: Beh... Sì, signore, lo so.
DAN: Ma hai sentito quello che ho detto? Mi hai imbrogliato! Io avevo un destino. Era previsto che morissi sul campo, con onore! Era quello il mio destino, e tu me l'hai fregato da sotto il naso! Capisci... capisci quello che sto dicendo, Gump? Questo non sarebbe dovuto succedere. Non a me. Avevo un destino. Io ero il tenente Dan Taylor.
FORREST: Lei è ancora il tenente Dan.
DAN: Guardami. Che cosa farò adesso? Che cosa farò adesso?
UFFICIALE: Soldato Gump.
FORREST: Sì, signore!
UFFICIALE: Riposo. Figliolo, ti hanno dato la Medaglia d'Onore.
FORREST: Indovini un po', tenente Dan? Vogliono darmi una me... Signora, che ne hanno fatto del tenente Dan?
INFERMIERA: L'hanno mandato a casa.


FORREST: Due settimane dopo, lasciai il Vietnam.
CRONISTA: La cerimonia ha preso l'avvio con un franco discorso del presidente riguardo ad un ulteriore intensificazione della guerra in Vietnam. Il presidente Johnson ha conferito quattro Medaglie d'Onore a uomini di ciascuna delle Forze Armate.
LYNDON B. JOHNSON: L'America ha un debito di gratitudine con te, figliolo. Mi hanno detto che sei stato ferito. Dove ti hanno colpito?
FORREST: Nel posteriore, signore.
JOHNSON: Dev'essere uno spettacolo. Sarei curioso di vederlo. Ah, ah, ah, ah, ah! Perbacco, figliolo!
FORREST: E dopo, mamma se ne andò in albergo a sdraiarsi un po', così io mi misi a passeggiare per vedere la capitale della nostra Nazione.
ISABEL: Ho qui i veterani. Che ci devo fare con loro?
HILARY: Come mai sei venuta così tardi? È mezz'ora che ti stiamo aspettando! Metti subito tutti in fila, hai capito?
FORREST: Per fortuna che mamma riposava, perchè le strade erano piene zeppe di persone che guardavano tutte le statue e i monumenti. Alcune persone poi strillavano e spingevano.
HILARY: Avanti, coraggio, mettiti in fila. Bene. E ora seguitemi! Forza! Diamoci da fare!
FORREST: Dovunque andavo dovevo mettermi in fila.
ISABEL: Forza, seguitemi!
HILARY: Tutti in fila, per favore, ragazzi! Muoversi, muoversi! Resta qui.
VETERANO: Lo sai? Sei un brav'uomo se fai questa cosa. Bravo!
FORREST: Okay.
ABBIE HOFFMAN: ... un fottuto impostore che sta alla Casa Bianca! Johnson, non ti seguiremo mai più! Mai più!
FORREST: C'era un uomo che faceva una chiacchieratina. E non so perché, per camicia aveva una bandiera americana.
HOFFMAN: E adesso farò venire qui sopra i soldati che vi parleranno della guerra...
FORREST: E gli piaceva tanto usare quella parolaccia che comincia per "F". "F" questo, "F" quello... E quando usava quella parolaccia che comincia per "F", la gente, non so perché, beh, applaudiva sempre.
HOFFMAN: ... questi ragazzi dovranno dire a Johnson dove se la deve ficcare la sua fottuta guerra! Ehi! Ehi! Ehi! Ehi, amico! Vieni quassù, bello!
HILLARY: Forza, forza! Avanti, tu, sali! Avanti. Su, muoversi, muoversi, muoversi!
SPETTATRICE: Vai, amico, parla.
HOFFMAN: Parlaci un po' della guerra, amico.
FORREST: La guerra nel Vietnam?
HOFFMAN: La guerra nel Viet-fottuto-nam! Sì!
I SPETTATORE: Voce!
II SPETTATORE: Mai più il Vietnam!
FORREST: Beh... C'era solo una cosa che potevo dire sulla guerra nel Vietnam. C'è solo una cosa che posso dire sulla guerra nel Vietnam. Nel Vietnam il tuo...
I SPETTATRICE: Microfono!
II SPETTATRICE: Voce!
HILLARY: Te lo spacco sulla testa, brutto porco schifoso!
ISABEL: Ma che cazzo ha combinato?
I SPETTATORE: Non si sente niente!
II SPETTATORE: Più forte!
I SPETTATRICE: Microfono!
II SPETTATRICE: Voce!
HILLARY: Questo... Questo qua! Dammelo! Ci siamo!
FORREST: E non ho altro da dire su questa faccenda.
HOFFMAN: Sei stato grande, amico. Hai detto tutto. Come ti chiami, amico?
FORREST: Mi chiamo Forrest. Forrest Gump.
HOFFMAN: Forrest Gump.
FOLLA: Gump!
JENNY: Forrest! Forrest!
FORREST: Jenny!
JENNY: Forrest! Ehi!
FORREST: Fu il momento più felice della mia vita. Jenny e io eravamo di nuovo come pane e burro. Mi portò in giro e mi presentò anche dei suoi nuovi amici.
RUBEN: Tira questa tenda, bello! E sposta il tuo culo bianco lontano dalla finestra. Non lo sai che siamo in guerra qui?
JENNY: Ehi, senti! È a posto! È a posto! È uno di noi.
MASAI: Te lo dico io chi siamo noi.
WESLEY: Dove diavolo sei stata?
JENNY: Per caso ho incontrato un mio amico, lui. Non immaginavo che mi stessi aspettando. Credevo che...
MASAI: Il nostro scopo è di proteggere i nostri leader di colore dall'attacco razzista di quei maiali che vogliono brutalizzare i nostri leader neri, violentare le nostre donne, e distruggere le nostre comunità nere.
WESLEY: Chi è l'ammazzabambini?
JENNY: È quel mio caro amico di cui ti ho parlato. Forrest Gump. Forrest, questo è Wesley. Viviamo insieme a Berkeley, lui è il presidente della sezione universitaria degli studenti di sinistra.
MASAI: E ti voglio dire un'altra cosa.
WESLEY: Ti devo parlare.
JENNY: Sì, ma aspetta un minuto.
WESLEY: No, adesso, maledizione!
MASAI: Noi siamo qui per offrire protezione e aiuto a quelli che hanno bisogno del nostro aiuto, perchè noi, le Pantere Nere, siamo contro la guerra nel Vietnam. Sì, siamo contro ogni guerra in cui i soldati neri vengono mandati al fronte a crepare per un paese che li odia.
WESLEY: Allora?
MASAI: Sì, siamo contro ogni guerra in cui i soldati neri vanno a combattere e vengono brutalizzati e uccisi nelle loro comunità mentre di notte dormono nei loro letti. Sì, siamo contro tutte queste azioni razziste e imperialiste dei bianchi...
JENNY: Smettila! Smettila! Forrest! Basta! Basta!
WESLEY: Oddio... Non avrei mai dovuto portarti qui. Avrei dovuto saperlo che avresti fatto soltanto puttanate!
FORREST: Non dovrebbe picchiarti quello, Jenny.
JENNY: Andiamo, Forrest.
FORREST: Scusate se ho rovinato la vostra festa della Pantera Nera.
JENNY: Quando fa così gli viene senza volerlo, davvero.
FORREST: Io non ti farei mai del male, Jenny.
JENNY: Questo lo so bene, Forrest.
FORREST: Volevo essere il tuo... fidanzato.
JENNY: Quest'uniforme è da sballo, Forrest. Ti fa bellissimo. Sul serio.
FORREST: Sai una cosa?
JENNY: Cosa?
FORREST: Sono contento che stiamo insieme nella nostra capitale.
JENNY: Anch'io, Forrest.
FORREST: Andammo in giro tutta la notte, Jenny e io...
JENNY: Devo dirti un sacco di cose. È incredibile cosa mi è successo...
FORREST: ... parlando soltanto. Mi raccontò di tutti i viaggi che aveva fatto e di come aveva scoperto il modo di allargare la sua mente e di imparare a vivere in armonia, che deve stare da qualche parte verso ovest, perchè lei andò a finire in California.
HIPPIE: Ehi. Qualcuno vuol venire a San Francisco?
JENNY: Ci vengo io.
HIPPIE: Sarà uno schianto!
FORREST: Fu una notte davvero speciale per noi due. Per me poteva non finire mai. Non te ne andare, Jenny.
JENNY: È necessario, Forrest.
WESLEY: Jenny? Le cose ci sono sfuggite di mano. È solo questa guerra e quel bugiardo figlio di puttana di Johnson... Non ti farei mai del male. Lo sai questo.
FORREST: Sai cosa penso io? Penso che ora è meglio se torni a Greenbow, in Alabama!
JENNY: Forrest, abbiamo una vita diversa noi due.
FORREST: Questa tu la devi tenere.
JENNY: Forrest, io non la posso accettare.
FORREST: L'ho avuta solo facendo quello che mi hai detto di fare.
JENNY: Perchè sei così buono con me?
FORREST: Sei la mia ragazza.
JENNY: Sarò sempre la tua ragazza.
FORREST: E tutt'a un tratto se n'era andata. Via di nuovo dalla mia vita.


NEIL ARMSTRONG: That's one small step for man, one giant leap for mankind.
FORREST: Dovrò tornare in Vietnam, pensavo. Ma invece decisero che io potevo combattere meglio i comunisti giocando a ping-pong. Così mi ritrovai nelle Forze Speciali, girando tutto il Paese, per far vedere ai veterani feriti come si gioca a ping-pong. Ero così bravo, che qualche anno dopo l'esercito mi mise nella squadra della nazionale di ping-pong. Eravamo i primi americani che visitavano il paese della Cina in un milione di anni o cose così. E qualcuno disse che la pace nel mondo era nelle nostre mani, ma io giocavo solo a ping-pong. Quando tornai a casa, ero diventato una celebrità, più
famosissimo anche di Pinocchio.
DICK CAVETT: Ed ecco a voi Forrest Gump. Signore. Signor Gump, si accomodi. Allora... Forrest Gump, John Lennon.
JOHN LENNON: Bentornato a casa.
CAVETT: Ha fatto un grosso viaggio. Può dirci... com'è questa Cina?
FORREST: Beh... Nel paese della Cina, la gente a stento ci ha niente di niente.
LENNON: Nessuna proprietà?
FORREST: E in Cina, loro non vanno mai in chiesa.
LENNON: Nemmeno religioni?
CAVETT: Ah... Difficile da immaginare.
LENNON: È facile se ci provi, Dick.
FORREST: Qualche anno dopo, quel simpatico giovanotto inglese tornava a casa per vedere il suo figlioletto, e mentre firmava degli autografi, non so proprio perché, qualcuno gli sparò.


DAN: Ti hanno conferito la Medaglia d'Onore del Congresso.
FORREST: Ora, questo è il tenente Dan. Tenente Dan!
DAN: Ti hanno conferito la Medaglia d'Onore del Congresso.
FORREST: Sì, signore. È come dice lei.
DAN: Hanno conferito a te, un imbecille, un broccolo che va in televisione a fare la figura del deficiente davanti all'intero dannatissimo Paese, la Medaglia d'Onore del Congresso?
FORREST: Sì, signore.
DAN: Bene, allora la cosa è perfetta! Ho soltanto una cosa da aggiungere. Dio maledica questa benedetta America. Oddio! Ah...
FORREST: Tenente Dan! Il tenente Dan mi disse che stava in un albergo. E siccome non aveva le gambe, passava quasi tutto il tempo a esercitare le braccia.
DAN: Volta a destra. Volta a destra! Forza.
I TASSISTA: Ehi, ci vogliamo sbrigare?
FORREST: Cosa ci fa a New York, tenente Dan?
DAN: Vivo attaccato al capezzolo del Governo. Lo succhio tutto. Ehi, ehi, ehi! Ma sei cieco?
II TASSISTA: Tornatene a casa, prima che ti ammazzino!
DAN: Non lo vedi che sto camminando?
II TASSISTA: Ma te guarda!
DAN: Forza, vai, vai, vai!
FORREST: Restai col tenente Dan e passammo insieme le feste.
BOB HOPE: Un anno fantastico, tornate a casa. Dio vi benedica.
DAN: Tu l'hai già trovato Gesù, Gump?
FORREST: Dovevo cercarlo? Non lo sapevo, signore.
DAN: Ah, ah, ah! Tutti quegli storpi dell'Associazione Veterani... Non fanno altro che parlare di questo. Gesù qui, e Gesù là. Allora? L'ho trovato Gesù? Hanno perfino mandato un prete a parlare con me. Ha detto che Dio ci ascolta, ma che io devo aiutarmi da solo. E che se faccio entrare Gesù nel mio cuore, un giorno camminerò a fianco a lui nel regno beato dei cieli. Hai sentito quello che ho detto? Camminare a fianco a lui nel regno beato dei cieli. Beh, accidenti al mio culo sciancato! Dio ci ascolta. Sono tutte stronzate.
FORREST: Io ci vado in Paradiso, tenente Dan.
DAN: Ah. Bene. Prima di andarci, perchè non muovi quel tuo culo fino all'angolo e prendi un'altra bottiglia di vino fetente?
FORREST: Sì, signore.


DICK CLARK: Ci troviamo nei pressi della 45ma strada di New York, siamo all'Uno dell'Astor Plaza. Questo è il posto del vecchio Hotel Astor, e...
DAN: Che diavolo c'è a Bayou La Batre?
FORREST: Barche per gamberi.
DAN: Barche per gamberi? A chi gliene frega un cazzo delle barche per gamberi?
FORREST: Non appena avrò i soldi mi comprerò una barca per gamberi. Ho fatto una promessa a Bubba in Vietnam: non appena finiva la guerra, diventavamo soci. Lui era il capitano della barca, e io il suo primo ufficiale. Ma ora lui è morto, e questo vuol dire che sarò io il capitano.
DAN: Capitano di una barca per gamberi?
FORREST: Sì, signore. Una promessa è una promessa, tenente Dan.
DAN: Ah, ah, ah, ah! Avanti, sentite questa, ah, ah, ah, ah! Il militare Gump, qui, diventerà il capitano di una barca per gamberi. Ah, ah, ah, ah! Beh, sai che ti dico, Robinson? Il giorno che sarai capitano di una barca per gamberi io verrò a farti da primo ufficiale. Ah, ah, ah!
FORREST: Okay.
DAN: Se mai tu diventi capitano di una barca, quel giorno io divento astronauta! Ah, ah, ah!
LENORE: Danny, di cosa ti stai lamentando?
CARLA: Come stai, tesoro?
LENORE: Che ruote infuocate! Chi è il tuo amico?
FORREST: Mi chiamo Forrest. Forrest Gump.
DAN: Queste sono Carla Sa-darla e Lenore Tutta-un-bollore. Ah, ah, ah, ah!
CARLA: Dov'eri finito, piccioncino? Non ti si vede molto in giro, sai? Dovevi essere qui a Natale, perchè Tommy ha dato da bere gratis e ha offerto a tutti un panino col tacchino.
DAN: Bene, bene, bene, avevo compagnia.
LENORE: Ehi! Ehi! Ma noi ci siamo appena state! Quella è Times Square. Non è fantastico il capodanno? Si ricomincia tutto dall'inizio.
CARLA: Ehi, Lenore!
LENORE: Capita a tutti una seconda occasione.
FORREST: È strano, ma in mezzo a tutto quel divertimento, cominciai a pensare a Jenny. Chissà come stava passando la notte di capodanno in California.
FOLLA: Nove, otto, sette, sei, cinque, quattro, tre, due, uno! Buon Anno!
FORREST: Felice Anno Nuovo, tenente Dan!
LENORE: Ehi, sei stupido o che, dimmi? Ma che problemi hai? Che problemi ha quello? Per caso hai perso il pisello in guerra o che altro?
CARLA: È stupido il tuo amico o che?
DAN: Che cos'hai detto?
CARLA: Ho detto: è stupido il tuo amico o che?
DAN: Ehi! Non devi più chiamarlo stupido!
CARLA: Ehi, non mi spingere!
LENORE: Ehi, non la spingere!
DAN: E tu sta' zitta! Non lo devi chiamare mai più stupido!
CARLA: Dai, piccolo, perchè mi tratti così?
LENORE: Uno storpio, uno stupido storpio!
DAN: E prendete i vostri maledetti vestiti! Fuori dalle palle ho detto!
LENORE: Dovresti stare in uno spettacolo da baraccone.
DAN: Avanti! Fuori di qui! Fuori di qui!
CARLA: Mi fai pena!
LENORE: Sei un fallito! Fenomeno da circo!
DAN: No!
FORREST: Scusi se ho guastato la sua festa di fine d'anno, tenente Dan. Quella sapeva di sigaretta. Il tenente Dan aveva capito che ci sono cose che non si possono cambiare. Lui non voleva essere chiamato storpio, così come io non volevo essere chiamato stupido.
DAN: Felice anno nuovo, Gump.


CRONISTA: La squadra di ping-pong ha incontrato il presidente Nixon oggi in una cerimonia nella Sala Ovale.
FORREST: E chi se l'aspettava? Qualche mese dopo, invitarono me con la mia squadra a visitare la Casa Bianca. E così ci andai, di nuovo. E incontrai il presidente degli Stati Uniti, di nuovo. Solo che, questa volta, non ci dettero una stanza in un albergo di lusso.
RICHARD NIXON: Si diverte nella capitale della nostra nazione, giovanotto?
FORREST: Sì, signore.
NIXON: Bene, e dove alloggia?
FORREST: Si chiama l'albergo Ebbott.
NIXON: Oh, no, no, no. Conosco un albergo molto più carino. E' nuovissimo. Molto moderno. Dirò ai miei di organizzarle il tutto.
FRANK WILLS: Sorveglianza, Frank Wills.
FORREST: Sì. Signore... Forse è meglio che manda qualcuno a vedere nell'ufficio di fronte. Non c'è luce, staranno cercando la scatola delle valvole, perchè quelle torce mi tengono sveglio.
WILLS: Bene, signore. Controllo subito.
FORREST: Grazie.
WILLS: Si figuri.
FORREST: Buonanotte.
WILLS: Buonanotte.
NIXON: Pertanto, mi dimetterò dal mio incarico di Presidente a mezzogiorno di domani alla stessa ora. Il vicepresidente Ford si insedierà come presidente in questo ufficio. Mentre rammento le grandi speranze per l'America per le quali abbiamo...
UFFICIALE: Sergente Gump.
FORREST: Sì, signore!
UFFICIALE: Riposo. Ho qui il tuo congedo, figliolo. Il tuo servizio è terminato.
FORREST: Vuol dire che non posso giocare a ping-pong mai più?
UFFICIALE: Per l'esercito no.
FORREST: E tutt'a un tratto, il mio servizio nell'esercito degli Stati Uniti era finito. Così tornai a casa. Sono tornato, mamma.
SIGNORA GUMP: Lo so. Lo so. Louise, è qui! Avete sentito? È arrivato! Vieni dentro. Abbiamo avuto ogni genere di visitatori, Forrest. Vogliono che usi il loro materiale da ping-pong. Un tale ti ha anche lasciato un assegno di 25mila dollari se tu accetti di dire che ti piace usare la loro racchetta.
FORREST: Oh, mamma, a me piace usare solo la mia racchetta. Salve, signora Louise.
LOUISE: Ciao, Forrest.
SIGNORA GUMP: Questo lo so, questo lo so, ma sono... sono 25mila dollari, Forrest.Magari potevi tenerla un po' in mano, vedi se ti sconfinfera la cosa.
FORREST: Quella mamma, come aveva ragione! È strano come le cose si arrangiano. Non rimasi molto a casa, perché avevo fatto una promessa a Bubba, e io mantengo sempre le promesse, così andai a Bayou La Batre per incontrare la famiglia di Bubba e fare la loro presentazione.


SIGNORA BLUE: Ma lei è pazzo o semplicemente stupido?
FORREST: Stupido è chi lo stupido fa, signora Blue.
SIGNORA BLUE: Vangelo.
FORREST: E naturalmente, portai i miei rispetti a Bubba in persona. Ehi, Bubba. Sono io, Forrest Gump. Mi ricordo tutto quello che mi hai detto, e ho già calcolato tutto. Voglio prendere i 24.562 dollari e 47 centesimi che io ci ho, beh, quello che è rimasto dopo un nuovo taglio di capelli, un nuovo vestito, una bella cena fuori con mamma, un biglietto di autobus e tre Dr. Peppers.
PESCATORE: Vorrei sapere una cosa. Lei è stupido o che?
FORREST: Stupido è chi lo stupido fa, signore. È tutto quello che è rimasto dopo che ho detto: "Quando ero in Cina nella squadra nazionale ping-pong, mi piaceva giocare a ping-pong con la mia racchetta da ping-pong Flex-o-lite". Tutti sanno che non è vero, ma mamma ha detto che è una bugietta, non faceva male a nessuno. Perciò, insomma, li metterò tutti in nafta, corde, nuove reti, e una barca per gamberi nuova nuova. Ora, Bubba mi aveva detto tutto quello che sapeva sulla pesca dei gamberi, ma sapete che cosa ho scoperto? La pesca dei gamberi è dura! Soltanto cinque.
PESCATORE: Un altro paio e ci potevi fare il cocktail. Ah, ah, ah, ah, ah! Hai mai pensato di dare un nome a questa barca? Porta sfortuna una barca senza nome.
FORREST: Non avevo mai dato il nome a una barca, ma riuscivo a pensare solo a un nome, il più bello che c'è in tutto il mondo. Ora, non avevo notizie di Jenny da molto, ma pensavo tanto a lei. Qualunque cosa stava facendo le auguravo la felicità. Pensavo a Jenny tutti i giorni. Eh! Eh! Tenente Dan, che ci fa qui?
DAN: Beh, voglio vedere se mi reggo in piedi su una barca.
FORREST: Ma lei non ce li ha i piedi, tenente Dan.
DAN: Sì, questo lo so già. Mi hai scritto una lettera, idiota. Bene, bene, il capitano Forrest Gump. Dovevo vederlo con i miei occhi, eh, eh, eh. Una volta ti ho detto che se diventavi capitano di una barca per gamberi, sarei stato il tuo primo ufficiale. Beh, eccomi qui. Sono un uomo di parola, io, che credi?
FORREST: Okay.
DAN: Sì, però ficcati in quella testa che non ti chiamerò mai Signore.
FORREST: No, signore. La mia barca.


DAN: Ho il presentimento che se ci dirigiamo a est, troveremo i gamberi. Perciò gira a sinistra. Gira a sinistra!
FORREST: Da che parte?
DAN: Laggù! Sono da quella parte! Mettiti al timone e gira a sinistra!
FORREST: Okay!
DAN: Gump, ma che fai? Gira a sinistra! A sinistra! È laggiù che troveremo quei gamberi, ragazzo mio! Ah, ah, ah! È laggiù che li troveremo.
FORREST: Ancora niente gamberi, tenente Dan.
DAN: E va bene, mi sono sbagliato.
FORREST: Ma come faremo a trovare i gamberi?
DAN: Beh, magari ti conviene andare a pregare Dio.
FORREST: Così andai in chiesa tutte le domeniche. A volte veniva anche il tenente Dan, anche se lasciava a me le preghiere, credo. Niente gamberi.
DAN: Dove diavolo sta questo tuo Dio?
FORREST: Strano! Mentre il tenente Dan diceva così, proprio allora Dio si fece vivo.
DAN: Non affonderai mai questa barca! Ah, ah, ah, ah! Uuuh!
FORREST: Ora, io ero spaventato, ma il tenente Dan era impazzito!
DAN: Fatti sotto! E questa la chiami una tempesta? Soffia, brutto figlio di puttana! Soffia! Ora siamo arrivati alla resa dei conti! Tu e io! Guarda, sono qui! Vieni a prendermi! Ah, ah, ah, ah! Non affonderai mai questa barca! Ah, ah, ah, ah!


CRONISTA: L'uragano Carmen è passato di qui ieri, distruggendo quasi tutto quello che ha trovato sul suo cammino. E come in altre città lungo tutta la costa. A Bayou La Batre l'intera industria dei gamberi è rimasta vittima di Carmen ed è stata messa in ginocchio. Parlando con le autorità locali, il vostro giornalista ha appreso che in effetti una sola barca per gamberi è sopravvissuta alla tempesta.
SIGNORA GUMP: Louise. Louise, c'è Forrest!
FORREST: E il dopo, pescare fu facile. E siccome la gente chiedeva ancora i gamberi per i cocktail di gamberi e la grigliata e il resto, e noi eravamo la sola barca rimasta, Bubba-Gump gamberi venivano comprati. Abbiamo un bel mucchio di barche. Dodici Jenny, un grosso magazzino. Abbiamo anche i cappelli, con "Bubba-Gump" sopra. Bubba-Gump Gamberi. È una marca conosciuta.
UOMO: Aspetti un momento, ragazzo. Lei vuole dirmi che è il proprietario della Bubba-Gump Gamberi Corporation?
FORREST: Sì, signore. Abbiamo più soldi di Davy Crockett.
UOMO: Oh! Ah, ah, ah, ah, ah! Accidenti! Ne ho sentite di balle in vita vita, ma questa le batte tutte. Ah, ah, ah, ah! Ah, eravamo seduti vicino ad un miliardario. Ah, ah, ah, ah!
SIGNORA: Beh, io l'ho trovata davvero incantevole come storia, e lei la racconta così bene, con un tale entusiasmo...
FORREST: Vuole vedere la foto del tenente Dan?
SIGNORA: Oh, sì, con piacere.
FORREST: Ecco. Questo è lui.
SIGNORA: Ah!
FORREST: E le dico una cosa sul tenente Dan.
DAN: Forrest, non ti ho mai ringraziato per avermi salvato la vita.
FORREST: Non me l'ha mai detto, ma secondo me ha fatto la pace con Dio.


ANNUNCIATORE: Per la seconda volta in diciassette giorni, oggi il presidente Ford è scampato ad un attentato alla sua vita, compiuto da una donna che gli ha rivolto contro vari colpi di arma da fuoco all'uscita da un albergo a San Francisco. Il Presidente...
MARGO: Base a Jenny 1. Base a Jenny 1.
DAN: Qui Jenny 1. Dì, Margo.
MARGO: C'è una telefonata per Forrest.
DAN: Sì, beh, digli che se vogliono devono richiamare. Forrest è indisposto al momento.
MARGO: Sua madre sta male.
ANNUNCIATORE: ... Lynett Alice Fromme, meglio conosciuta come "Squeaky", una seguace di Charles Manson, tentò di assassinarlo mentre stringeva le mani dei partecipanti all'annuale congresso dei giornalisti della...


FORREST: Dov'è mamma?
LOUISE: È in camera, di sopra.
SIGNORA GUMP: Ciao, Forrest.
DOTTORE: Torno a trovarla domani.
SIGNORA GUMP: Ah, d'accordo.
DOTTORE: Ti abbiamo proprio raddrizzato, vero, ragazzo?
FORREST: Cosa c'è, mamma?
SIGNORA GUMP: Sto morendo, Forrest. Avvicinati. Vieni a sederti qui.
FORREST: Perchè muori, mamma?
SIGNORA GUMP: È la mia ora. La mia ora è arrivata. Oh, avanti... non devi avere paura, tesoro. La morte fa solo parte della vita. È una cosa a cui siamo destinati tutti. Io non lo sapevo, ma ero destinata a diventare la tua mamma. Ho fatto il meglio che ho potuto.
FORREST: Hai fatto molto, mamma.
SIGNORA GUMP: Bene, ma sono del parere che ognuno si fa il suo destino. Tu devi fare del tuo meglio con quello che Dio ti ha concesso.
FORREST: Qual è il mio destino, mamma?
SIGNORA GUMP: Dovrai arrivare a scoprirlo con le tue sole forze. La vita è una scatola di cioccolatini, Forrest. Non sai mai quello che ti capita.
FORREST: Quando mamma mi spiegava le cose io le capivo sempre.
SIGNORA GUMP: Mi mancherai molto, Forrest.
FORREST: Aveva preso il cancro e morì di martedì. Le comprai un cappello nuovo, con sopra dei fiorellini. E non ho altro da dire su questa faccenda. Non aveva detto che aspettava l'autobus numero sette?
SIGNORA: Tra poco ne passerà un altro sicuramente.


FORREST: Ora, siccome ero stato una stella del football, e un eroe di guerra, e una celebrità, e un capitano di barche per gamberi, e anche un laureato, gli alti papaveri di Greenbow, in Alabama, decisero di riunirsi e di offrirmi un fantastico posto. Così non tornai più a lavorare con il tenente Dan, però lui curava i miei soldi della Bubba-Gump, e me li fece investire in una specie di società di frutta. Poi mi telefonò, dicendo che non avevamo più il problema dei soldi, e io dissi, "Meno male. Una cosa in meno". Ora, mamma diceva che un uomo ha bisogno di un tanto di soldi e non di più, e il resto serve solo a fare il pavone.
REVERENDO: Ti ringrazio, Signore!
FORREST: Così ne diedi un bel mucchietto alla Chiesa Gospel dei Quattro Cantoni. E ne diedi un bel mucchietto all'ospedale per i pescatori di Bayou La Batre. E anche se Bubba era morto, e il tenente Dan diceva che ero pazzo, diedi la parte di Bubba alla mamma di Bubba. E sa una cosa? Non dovette più lavorare nella cucina di nessuno.
SIGNORA BLUE: Buono questo pranzo.
FORREST: E siccome ero un fantamiliardario, e mi piaceva tanto farlo, tagliavo l'erba gratis. Ma la notte, quando non c'era niente da fare e la casa era tutta vuota, pensavo sempre a Jenny. E poi, eccola là.


JENNY: Ciao, Forrest.
FORREST: Ciao, Jenny. Jenny tornò e rimase da me. Forse perchè non aveva un altro posto dove andare, o forse perchè era tanto stanca, perchè andò a letto e dormì, dormì, come una che non dorme da anni. Era meraviglioso averla a casa. Tutti i giorni ci facevamo una passeggiata, e io cicalavo, come una cicala in agosto. E lei ascoltava la storia del ping-pong, dei gamberi e del viaggio di mamma in Paradiso. Chiacchieravo sempre io, e Jenny molto spesso se ne stava zitta. ... la pioggia...
JENNY: Come... hai potuto... farlo?
FORREST: Penso che a volte non ci sono abbastanza sassi. Non ho mai saputo perchè era tornata, ma non m'importava. Era come ai vecchi tempi. Eravamo di nuovo come pane e burro. Ogni giorno, raccoglievo dei fiori e glieli mettevo in camera. E lei mi fece il più bel regalo che uno può ricevere al mondo.
JENNY: Ora aprilo. Sono fatte apposta per correre.
FORREST: E mi insegnò anche come si balla. Eh, beh, eravamo come una famiglia, Jenny e io... e fu il momento più felice della mia vita.
ANNUNCIATORE: Questo 4 di luglio ci offre uno dei più grandi spettacoli pirotecnici della storia dei duecento anni della Nazione qui nel porto di New York.
JENNY: Hai finito? Non la guardi più?
FORREST: Hm-hm.
JENNY: Me ne vado a letto.
ANNUNCIATORE: Dopo la precedente esibizione spettacolare dei traghetti...
FORREST: Vuoi sposarmi? Sarei un buon marito, Jenny.
JENNY: Ne sono sicura, Forrest.
FORREST: Non mi sposerai, però.
JENNY: È meglio che tu non mi sposi.
FORREST: Perchè non mi ami, Jenny? Non sono un uomo intelligente, ma so l'amore che significa. Jenny...
JENNY: Forrest, certo che ti amo.
TASSISTA: Dove se ne va, così correndo?
JENNY: Non sto correndo.


FORREST: Quel giorno, non so proprio perché, decisi di andare a correre un po', perciò corsi fino alla fine della strada, e una volta lì pensai di correre fino alla fine della città.
GIORNALISTA: Il presidente Carter, per un collasso, è svenuto fra le braccia degli agenti alla sicurezza...
FORREST: E una volta lì pensai di correre attraverso la contea di Greenbow. Poi mi dissi: visto che sono arrivato fino a qui tanto vale correre attraverso il bellissimo stato dell'Alabama, e cosi feci. Corsi attraverso tutta l'Alabama, e non so proprio perché continuai a andare. Corsi fino all'oceano, e una volta lì mi dissi: visto che sono arrivato fino a qui tanto vale girarmi e continuare a correre. Quando arrivai a un altro oceano, mi dissi: visto che sono arrivato fino a qui, tanto vale girarmi di nuovo e continuare a correre. Quando ero stanco dormivo, quando avevo fame mangiavo, quando dovevo fare ... insomma, la facevo!
SIGNORA: E così, lei ha corso e basta.
FORREST: Già. Pensavo tanto a mamma, a Bubba e al tenente Dan. Ma soprattutto pensavo a Jenny. Pensavo tanto a lei.
ANNUNCIATRICE: Da più di due anni, ormai, un uomo di nome Forrest Gump, un giardiniere di Greenbow, in Alabama, fermandosi solo per dormire, corre attraverso l'America. Il servizio è di Charles Cooper.
CHARLES COOPER: Per la quarta volta nel suo viaggio attraverso l'America, Forrest Gump, un giardiniere di Greenbow, in Alabama, oggi sta per attraversare di nuovo il fiume Mississippi.
JENNY: Che mi venga un colpo! Forrest!
COOPER: Signore, perchè corre?
I REPORTER: Perché corre?
II REPORTER: Lo fa per la pace nel mondo?
III REPORTER: Lo fa per i senza tetto?
II REPORTER: Corre per i diritti delle donne?
COOPER: Oppure per l'ambiente?
I REPORTER: O per gli animali?
III REPORTER: Contro le armi nucleari?
FORREST: Non riuscivano a credere che uno poteva correre tanto senza una ragione particolare.
II REPORTER: Ma perchè fa questo?
FORREST: Avevo voglia di correre. Avevo voglia di correre.
CORRIDORE: È lei. Non ci posso credere, è lei!
FORREST: Ora, non so perché, quello che facevo sembrava avere un senso per le persone.
CORRIDORE: È come se in testa mi sia suonata una sveglia. Mi sono detto: "Ecco uno che ha raggiunto un equilibrio. Ecco uno che ha giù chiaro tutto quanto. Ecco uno che ha la risposta". La seguirò dovunque, signor Gump.
FORREST: E così ebbi compagnia. E poco dopo, ebbi ancora più compagnia. E poi, si unì ancora altra gente. Qualcuno più tardi disse che avevo dato una speranza alle persone. Naaa... No, io non sono un pozzo di scienza, ma qualcuna di quelle persone mi chiese se potevo aiutarla.
HIPPIE: Ehi amico! Ehi, senti, chissà se puoi aiutarmi, eh? Senti, mi occupo di adesivi per automobili, e sto cercando di trovare un bello slogan, e visto che sei stato di così grande ispirazione per la gente di qui, pensavo che magari potevi aiutarmi a farmi venire... Wow! Amico, hai visto? Hai appena pestato una grossa merda di cane!
FORREST: Capita.
HIPPIE: Cosa, la merda?
FORREST: Qualche volta. Qualche anno dopo sentii che quel tizio riuscì a trovare uno slogan per un adesivo per automobili e ci fece un sacco di soldi. Un'altra volta, stavo correndo, e uno che aveva perso tutti i suoi soldi nel commercio delle magliette voleva mettere la mia faccia su una maglietta, ma non sapeva disegnare bene, e non aveva una macchina fotografica.
UOMO: Tenga, usi questa. Tanto quel colore non piace a nessuno.
FORREST: Sorridi alla vita! Qualche anno dopo, scoprii che quel tale riuscì a trovare un'idea per una maglietta. E ci fece un sacco di soldi. Comunque, come dicevo, avevo tanta compagnia. Mamma diceva sempre: "Devi gettare il passato dietro di te prima di andare avanti". E col fatto che correvo c'entrava questo, credo. Avevo corso per tre anni, due mesi, 14 giorni e 16 ore.
CORRIDORE: Zitti! Zitti! Sta per dire qualcosa!
FORREST: Sono un po' stanchino. Credo che tornerò a casa ora.
CORRIDORE: E adesso noi che cosa facciamo?
FORREST: E tutt'a un tratto, finirono i miei giorni di corridore.


GIORNALISTA: Pochi minuti fa, mentre il presidente Reagan lasciava l'albergo Hilton di Washington, cinque o sei colpi di pistola sono stati sparati da un ignoto assalitore. Il presidente è rimasto colpito al torace, e l'uomo è stato immediatamente bloccato da una mezza dozzina di agenti...
LOUISE: Ho ritirato la posta.
FORREST: Un giorno, come un fulmine a ciel sereno, ebbi una lettera da Jenny. Mi chiedeva se potevo fare un salto a Savannah a trovarla, è per questo che sono qui. Mi ha visto in tv, correvo. E mi hanno detto di andare con l'autobus numero nove a Richmond Street, e scendere, fare un isolato a sinistra fino al 1-9-4-7 di Henry Street, appartamento 4.
SIGNORA: Ma non c'è bisogno che lei prenda l'autobus. Henry Street è a soli cinque o sei isolati. Da quella parte.
FORREST: Da quella parte?
SIGNORA: Da quella parte.
FORREST: È stato un piacere parlare con lei.
SIGNORA: Mi auguro che le cose si sistemino!


JENNY: Ehi... Forrest! Come stai? Accomodati! Entra!
FORREST: Ho avuto la tua lettera.
JENNY: Ah... Mi chiedevo se era...
FORREST: Questa è casa tua?
JENNY: Sì. È un po' in disordine, sono tornata ora.
FORREST: È carina. Hai l'aria condizionata. Ah...
JENNY: Grazie.
FORREST: Ne ho mangiato qualcuno.
JENNY: Sai, ho tenuto... ho tenuto un album dei tuoi ritagli, e tutto il resto. Eccoti. Qui sei mentre corri...
FORREST: Sì, ho corso tanto. Per molto tempo.
JENNY: Guarda... Senti, Forrest, non so come fare a dirtelo, è... è che... Voglio chiederti scusa per qualsiasi cosa ti abbia fatto perchè... sono stata incasinata per un sacco di tempo, e... e...
LYNN MARIE: Yu-huu!
JENNY: Ehi!
LYNN MARIE: Ciao.
JENNY: Ciao, tu. Questo è il mio vecchio amico dell'Alabama.
LYNN MARIE: Ah, piacere di conoscerla.
JENNY: Senti, la prossima settimana mi cambiano il turno, perciò tu... Ma grazie per essere andata a prenderlo.
LYNN MARIE: Non ti preoccupare, Jenny. Sono in doppia fila. Arrivederci!
JENNY: D'accordo. Grazie. Questo è un mio carissimo amico, il signor Gump. Avanti, salutalo.
FORREST GUMP JR: Ciao, signor Gump.
FORREST: Ciao.
FORREST JR: Ora posso andare a guardare la TV?
JENNY: Sì, certo. Ma tienila bassa.
FORREST: Sei una mamma, Jenny.
JENNY: Sono una mamma. Si chiama Forrest.
FORREST: Come me!
JENNY: Gli ho dato il nome di suo padre.
FORREST: Anche suo padre si chiama Forrest?
JENNY: Sei tu il padre, Forrest. Ehi! Forrest, guardami. Guardami, Forrest. Tu non devi fare niente, capito. Non hai fatto niente di sbagliato. Capito? Non è bellissimo?
FORREST: È la cosa più bella che ho mai visto. Ma... è... è intelligente? O...
JENNY: È molto intelligente. È tra i più intelligenti della sua classe. Sì, è tutto a posto. Va' a parlargli.
FORREST: Cosa stai guardando?
FORREST JR: Bert ed Ernie.


JENNY: Forrest, sono malata.
FORREST: Cos'hai, la tosse da raffreddore?
JENNY: Ho una specie di virus, e i dottori non... loro non sanno che cos'è, e non c'è niente che possono fare.
FORREST: Potresti venire a casa con me. Jenny, tu e il piccolo Forrest potete stare a casa mia a Greenbow. Ti curerò io, se sei malata.
JENNY: Mi sposeresti, Forrest?
FORREST: Okay.


LOUISE: Forrest? È ora di cominciare.
JENNY: Ciao. La cravatta.
FORREST: Il tenente Dan? Tenente Dan!
DAN: Ciao, Forrest.
FORREST: Ha le gambe nuove. Le gambe nuove!
DAN: Sì. Ho le gambe nuove. Fatte su misura. Lega al titanio. La usano per la navetta spaziale.
FORREST: Gambe magiche.
DAN: Questa è la mia fidanzata, Susan.
FORREST: Tenente Dan!
SUSAN: Ciao, Forrest.
FORREST: Tenente Dan, questa è la mia Jenny.
JENNY: Salve. Finalmente la conosco.


REVERENDO: Vuoi tu, Forrest, prendere Jenny come tua legittima sposa? E tu, Jenny, vuoi prendere Forrest come tuo legittimo marito? Allora vi dichiaro marito e moglie.
JENNY: Ciao.
FORREST: Ciao.
JENNY: Senti, Forrest... Avevi paura in Vietnam?
FORREST: Sì. Beh, io... non lo so. Qualche volta smetteva di piovere abbastanza a lungo da far uscire le stelle. E allora era bello. Era come poco prima che il sole va a coricarsi nella palude. C'erano più di un milione di scintille sull'acqua. Come quel lago di montagna. Era così pulito, Jenny, sembravano come due cieli, uno sopra l'altro. E poi nel deserto, quando il sole viene su, non riuscivo a dire dove finiva il cielo e cominciava la terra. Era bellissimo.
JENNY: Avrei tanto voluto essere lì con te.
FORREST: Tu c'eri.
JENNY: Io ti amo.


FORREST: Sei morta un sabato mattina. E ti ho fatto mettere qui, sotto il nostro albero. E ho preso la casa di tuo padre e l'ho fatta abbattere. Mamma diceva sempre che morire fa parte della vita. Magari non fosse così. Il piccolo Forrest se la cava benissimo, sì. Presto ricomincerà la scuola. Gli preparo colazione, pranzo e cena, ogni giorno. Sto molto attento: lui si pettina i capelli e si lava i denti ogni giorno. Gli insegno a giocare a ping-pong.  Okay, ora... Forrest, tocca a te. È molto bravo. Peschiamo tanto. Ogni sera leggiamo un libro. Com'è intelligente, Jenny! Saresti fiera di lui. Io lo sono. Sai, ti... ti ha scritto una lettera. Dice che non posso leggerla. Non devo farlo, perciò la... la lascio qui per te. Jenny... Non lo so se mamma aveva ragione, o se... se ce l'ha il Tenente Dan... non lo so... se abbiamo ognuno il suo destino o se siamo tutti trasportati in giro per caso come da una brezza... ma io... io credo... Può darsi le due cose. Forse le due cose càpitano nello stesso momento. Mi manchi tanto, Jenny! Se hai bisogno di qualcosa non sarò molto lontano.


FORREST: Ecco il tuo autobus. Okay. Ehi! Ma questo lo conosco!
FORREST JR: Lo porto a scuola per farlo vedere agli altri. Perchè nonna te lo leggeva sempre.
FORREST: Il mio libro preferito. Allora... Okay. Ecco qui. Senti, Forrest: non... Volevo dirti che ti voglio bene.
FORREST JR: Anch'io te ne voglio.
FORREST: Starò qui quando tornerai.
DOROTHY: Lo capisci che questo è l'autobus della scuola, no?
FORREST JR: Certo, lei è Dorothy Harris, e io sono Forrest Gump.

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(2007)