IL BACIO DELLA DONNA RAGNO

Regia: Hector Babenco

Cast: William Hurt (Molina), Raul Julia (Valentin), Sonia Braga (Leni/Marta/Donna ragno)

Trama: Due uomini sono detenuti nella stessa cella in un carcere sudamericano. Il primo, Valentin, è un prigioniero politico punito per aver complottato contro il regime dei militari; il secondo, Molina, è un omosessuale imprigionato per aver insidiato un ragazzo. Quest'ultimo si consola della situazione ricordando i film cui ha assistito e inventando situazioni nuove a partire da tali film, che racconta al suo compagno di cella.In realtà Molina è stato messo in quella cella per carpire la confidenza di Valentin e riferirne ai militari. Ma la forzata coabitazione porterà a conclusioni inaspettate.


LUIS ALBERTO MOLINA: Lei è... beh, lei è... in un certo senso, un po'... strana. È una cosa che risalta subito. Non è una donna come tutte le altre. Sembra... chiusa, perduta in se stessa. Sola. In un mondo che si porta profondamente dentro, ma circondato da un altro mondo, di gran lusso. Un sontuoso boudoir, il letto di raso trapuntato, tende di chiffon... Dalla sua finestra puoi vedere la torre Eiffel. Eh... Improvvisamente la cameriera le porta una scatola confezionata come un regalo, omaggio di un ammiratore. Lei è una diva di cabaret di altissimo livello. Apre la scatola: è un bracciale di diamanti. Ma lo rimanda indietro. Gli uomini sono veramente ai suoi piedi. Ne ha conosciuti molti, ma non quello che aspetta da tutta la vita, un vero uomo. La governante le ha preparato il bagno di schiuma. La diva prende un asciugamano, e se lo avvolge intorno ai capelli, come un turbante. Le sue unghie sono tinte in un rosa pesca, si slaccia la camicia di taffetà, e la lascia scivolare lentamente lungo le sue cosce, fino al pavimento di piastrelle. La sua pelle scintilla. La snella caviglia si infila nell'acqua profumata, poi si immergono le sue gambe sensuali, e infine l'intero suo corpo è accarezzato dalla schiuma.
VALENTIN ARREGUI: Te l'avevo detto, non voglio descrizioni erotiche.
MOLINA: Come vuoi, ma lei è una donna incantevole, capisci cosa voglio dire? Voglio dire... la più incantevole donna del mondo...
VALENTIN: Sì, sicuro!
MOLINA: Sicuramente! Una figura perfetta! Lineamenti classici, ma con questi grandi occhi verdi.
VALENTIN: Sono neri.
MOLINA: Sono io quello che ha visto il film, ma se è questo che vuoi, grandi occhi neri. Dolci occhi, teneri occhi, ma bada bene: vedono tutto, ogni cosa. Non gli puoi nascondere niente. Nonostante sia sempre solitaria, tiene gli uomini a distanza.
VALENTIN: È probabile che le puzzi il fiato, qualcosa del genere, ah, ah, ah!
MOLINA: Se vuoi fare lo spiritoso su un film che mi ha affascinato, non c'è motivo di continuare!
VALENTIN: D'accordo, d'accordo, prosegui.
MOLINA: Magia! Siamo a Parigi. Truppe. Marciano allineate proprio sotto l'Arc de Triomphe. Sono magnifici soldati. E... le ragazze francesi applaudono vedendoli passare. Poi... ci troviamo in un tipico vicolo parigino senza uscita, di quelli... di quelli... di quelli in salita su per la collina. E ci sono dei Francesi dall'aspetto molto strano. Non quei tipici Francesi con il basco. Eh... scaricano un camion. Siamo in tempo di guerra, naturalmente, e le scatole contengono prelibatezze di contrabbando, come carne in scatola, formaggi squisiti, pesche sciroppate...
VALENTIN: Non parlarmi di roba da mangiare!
MOLINA: Non ho nominato né prosciutti né paté.
VALENTIN: Dico sul serio: niente roba da mangiare e niente donne nude.
MOLINA: Hai ancora le vertigini?
VALENTIN: È la schiena.
MOLINA: Hai di nuovo perso sangue. Guarda la camicia: è tutta bagnata.
VALENTIN: È solo sudore, ho avuto un altro attacco di febbre.
MOLINA: Che... ne pensi del mio racconto? Non è fantastico?
VALENTIN: Fa passare il tempo.
MOLINA: Vorresti dire che ti piace?
VALENTIN: Non aiuta nessuna grande causa, però mi sembra tutto a posto.
MOLINA: Maria benedetta, ma non mi sai dire altro? Devi avere studiato filosofia politica a scuola!
VALENTIN: Si dice "scienze politiche"; e la risposta è no, ho studiato giornalismo.
MOLINA: Quindi puoi apprezzare una buona storia.
VALENTIN: Mi è facile smascherarne il meccanismo.
MOLINA: So che non è una di quelle cose terribilmente intellettuali alle quali devi essere abituato, è solo... una storia romantica, ma tanto bella... Ora, a un tratto, questo convoglio militare avanza. Meravigliosi soldati tedeschi catturano quei loschi contrabbandieri, sorprendendoli in flagrante. Li arrestano tutti. Però, in disparte, è parcheggiato un camioncino, con due partigiani francesi della Resistenza, che spiano i Tedeschi. Uno, zoppo, e uno mezzo sordo.
VALENTIN: Aspetta un minuto: i tipi loschi arrestati dai Tedeschi...
MOLINA: Sì?
VALENTIN: Perché dici che non sembravano Francesi?
MOLINA: Non sembravano Francesi. Sembravano... Turchi. Non sono sicuro, ma avevano quei berretti... sai quei berretti che portano, fatti così... Turchi. Come i fez.
VALENTIN: Quei berretti... erano yarmulkas. Non capisci che questo è uno sporco film antisemitico?
MOLINA: Oh, andiamo!
VALENTIN: Aspetta! Dev'essere stato un film tedesco, no?
MOLINA: Non lo so. È stato anni fa. Senti, io non spiego i miei film: sciupa tutta l'emozione.
VALENTIN: Dev'essere stato un film di propaganda nazista, fatto tutto durante la guerra...
MOLINA: Non lo so... quello era solo lo sfondo. Qui comincia la parte più importante, quella che riguarda gli amanti. Divina...


MOLINA: Ogni notte, la società chic frequenta questo club esclusivo. Amanti a ogni tavolo, spie in ogni angolo, con ufficiali di più alto grado del Comando Supremo tedesco, uno dei quali è Werner. Molto distaccato, divino, e capo del controspionaggio per l'intera Francia. Ah, Michelle, con la sua faccia d'angelo, la ragazza delle sigarette, che in realtà lavora per... beh, lo saprai dopo. E poi, l'attimo che tutti aspettano: ta-ta! Compare sul palcoscenico quella diva leggendaria, l'affascinante chanteuse... Leni Lamaison!
LENI LAMAISON: C'est trop souvent / Qu'un gars ma trompé / Avec un certain / Clin dans ses yeux / Mais le matin / Il me s'est démontré / Qu'un beau ténébreux / Quand l'amour se moque de moi / Moi, je me moque de l'amour / Je ne risque quoi que ce soir...
MICHELLE: Sì?
ZOPPO: C'è nessuno che ascolta? Hai avuto la mappa?
MICHELLE: No, non c'era tempo.
ZOPPO: Devi procurartela. Nient'altro ha importanza. Vive la France!
LENI: ... Mais un jour s'y'en a une autre / Ne te moque pas de mon coeur / Et un jour, s'y'en un autre / Tu ne risque pas ton coeur.
MOLINA: Gli occhi di Werner cominciarono a bruciarle dentro l'anima. Occhi come gli artigli di un'aquila. Irresistibili. Cos'è che ti fa tanto ridere? Dev'essere molto buffo.
VALENTIN: Rido di te. E di me.


MOLINA: Ah... che fanno?
VALENTIN: zitto! Ne portano uno nuovo.
MOLINA: Che ore sono, comunque?
VALENTIN: Sanguina parecchio.
MOLINA: Hm. È un prigioniero politico?
VALENTIN: Non ti trattano così per aver rubato banane.
MOLINA: Hm. Lo conosci?


I SECONDINO: Il tuo nome! Ehi, tu! Il tuo nome!
II SECONDINO: Gomez e Fernandez.
I SECONDINO: Avanti, presto! Il vostro nome!
MOLINA: Luis Molina.
VALENTIN: Valentin Arregui.
MOLINA: Vuoi raderti? Beh, non intendevo le gambe. Che cosa ti succede?
VALENTIN: Non capisco perché hanno interrotto il mio interrogatorio. È quasi una settimana.
MOLINA: Perché non mi hanno dato per compagno quel meraviglioso protagonista biondo invece di un tipo come te?
VALENTIN: Ma di che diavolo stai parlando?
MOLINA: Hai paura a parlare di sesso?
VALENTIN: Lo vuoi proprio sapere, Molina? Ti trovo noioso.
MOLINA: Tesoro, tu non sai niente di me. Sai che sono frocio: bene, congratulazioni. Sai che ho corrotto un minore: bene, c'era stato in tv, lo hanno visto tutti.
VALENTIN: Ti piacciono veramente quei nazisti biondi, non è vero?
MOLINA: Bene, no, vedi, io odio la politica, ma... vado pazzo per i protagonisti. È così romantico, dovrebbero fucilarmi per questo?
VALENTIN: I tuoi nazisti sono romantici più o meno come questo carceriere e la sua camera di tortura.
MOLINA: Posso immaginarlo.
VALENTIN: No. Tu non puoi.


MOLINA: Non riesci a dormire? Ti dispiace se ti racconto il film? Dopo lo spettacolo, Leni si cambia, e si mette un abito di seta che la fa apparire celestiale. Seni sodi, vita sottile, anche lisce.
VALENTIN: Questa è propaganda o porno?
MOLINA: Ascolta e saprai. Vedrai.


MICHELLE: Scusami. Leni...
LENI: Che c'è, Michelle?
MICHELLE: Leni... Ho tradito. Ho tradito la Francia.
LENI: Che cosa stai dicendo?
MICHELLE: Sono incinta, aspetto un bambino. Ma il padre è un giovane tenente dell'esercito di occupazione.
LENI: Tutto qui? Mia povera Michelle...
MICHELLE: Però mi ama. E mi vuole sposare subito. Aspetta solo di ottenere la licenza.
LENI: Non riesco proprio a capire. Come hai fatto ad innamorarti di un nemico della nostra Francia?
MICHELLE: L'amore non ha patria, Leni. Tuttavia c'è qualcos'altro che non sai. Leni cara, io lavoro per la Resiste...
LENI: Avanti!
FATTORINO: Per lei, signora.


VALENTIN: Ma come fai a ricordare tutte queste porcate? Forse te le inventi.
MOLINA: No! Per niente! Io... beh, ci ricamo un po' su perché tu possa vedere le cose come le vedo io.
VALENTIN: Dio me ne guardi.
MOLINA: Voi atei non finireste mai di parlare di Dio.
VALENTIN: E voi gay non affrontate mai la realtà. Usate la fantasia come una fuga.
MOLINA: Hm! Se tu avessi le chiavi di quella porta ti seguirei molto volentieri, credimi. Purtroppo sono costretto a evadere a modo mio. Grazie.
VALENTIN: Allora la tua vita è triviale come i tuoi film. Vado a dormire.
MOLINA: Dimmi la verità: con chi ti identifichi di più? Col patriota zoppo o con il bel Werner?
VALENTIN: E tu con chi ti identifichi?
MOLINA: Con la cantante. Lei è una star. Io sono sempre la protagonista.


MOLINA: Prendine un po'. È delizioso.
VALENTIN: No, grazie.
MOLINA: Che cos'hai? Non ti piace?
VALENTIN: Certo che mi piace, ma no grazie.
MOLINA: Ma... prendine un po'. C'è ancora molto tempo prima di colazione.
VALENTIN: Non voglio lasciarmi viziare.
MOLINA: Pensi davvero che mangiando quest'avocado diventerai debole e viziato? Goditi ciò che ti offre la vita.
VALENTIN: Quello che a me offre la vita è la lotta. Quando ci si dedica a questo, il piacere diventa secondario.
MOLINA: La tua ragazza la pensa allo stesso modo?
VALENTIN: Come sai che ho una ragazza?
MOLINA: È... è una cosa normale, naturale. Tutti e due evitate il piacere?
VALENTIN: Lei sa ciò che realmente conta. Sa che la cosa più importante è servire una causa veramente nobile.
MOLINA: Quale causa sarebbe quella che non ti permette di mangiare l'avocado?
VALENTIN: Molina, tu non potrai mai capire.
MOLINA: Beh, io una cosa la capisco. Ti offro metà del mio prezioso avocado e tu me lo getti in faccia!
VALENTIN: Non fare così! Sembri proprio un...
MOLINA: Sembro cosa? Dillo. Dillo. Una donna, vuoi dire? Che c'è di male ad essere come una donna? Perché solo le donne dovrebbero essere sensibili? Perché non un uomo, o un cane, o un frocio? Se ci fossero più uomini a comportarsi come donne non ci sarebbe tanta violenza come quella.
VALENTIN: Forse in questo hai ragione.
MOLINA: Ah, che bello! Per una volta ho ragione anch'io!
SECONDINO: Molina, oggi è la tua giornata buona. Il Direttore ti vuole parlare.


VALENTIN: Perché il Direttore voleva parlarti?
MOLINA: Ha telefonato il mio avvocato. La libertà condizionata non è possibile. Almeno per il momento.
VALENTIN: Come ti ha trattato il Direttore?
MOLINA: Hm! Come un frocio. Come sempre. Oh, no, accidenti! C'era anche qualcos'altro: mia madre non sta tanto bene; ha la pressione alta, e il cuore è un po' debole.
VALENTIN: C'è gente che arriva a cent'anni in quelle condizioni.
MOLINA: Certo, ma non se sono sconvolte dal dolore. Puoi immaginare la vergogna di avere un figlio in prigione. E per un motivo del genere.
VALENTIN: Va' a dormire, dopo ti sentirai meglio.
MOLINA: No. Soltanto una cosa mi farebbe bene.
VALENTIN: Coraggio, uomo, parla pure.
MOLINA: Uomo? Ah! C'è un uomo qua dentro? Bene, non lasciarlo scappare! Se n'è andato via?
VALENTIIN: Okay, basta con queste storie, raccontami il tuo film.
MOLINA: E ora... in attesa al chiaro di luna davanti al cabaret, c'è una limousine... Gli occhi di Werner sono inchiodati sull'uscita di servizio, "la sortie des artistes". Fa cenno all'autista di aprire lo sportello per lei. Forse perché Leni vede una possibilità d'aiutare Michelle, o forse perché Leni vuole sapere che tipo di uomo si nasconda in questo invasore nemico, decide di passare la serata con lui.


WERNER: Madame. A una grande artista.
MOLINA: Michelle si precipita a incontrare il suo segreto amore. Ma forze oscure hanno già deciso il destino di questa dolce fanciulla. Questa fanciulla della Resistenza francese innamorata di un ufficiale tedesco.
ZOPPO: Il termine è scaduto.
SORDO: Che cosa?
MOLINA: Perché...
MICHELLE: Hanschen!
MOLINA: ... l'amore è un lusso che le spie non si possono permettere.
HANSCHEN: Michelle! Attenta!
MICHELLE: Aaah!


MOLINA: Come puoi lasciare che io stia qui seduto, continuando a chiacchierare come uno stupido pappagallo?
VALENTIN: Strano. Quando Michelle è stata uccisa, a me... sono venuti i brividi.
MOLINA: È solo un film, Valentin. Solo una favola della nonna.
VALENTIN: Già, però io continuo a pensare... a qualcuno che conosco.
MOLINA: La tua ragazza. Parlami pure di lei. Le mie labbra sono sigillate.
VALENTIN: È solo che... qui dentro non posso far niente. Non posso proteggerla.
MOLINA: Dopotutto hai un cuore.
VALENTIN: Hm!
MOLINA: Scrivile. Raccomandale di non correre rischi.
VALENTIN: Se ognuno la pensasse così, non cambierebbe mai niente in questo mondo.
MOLINA: Ora dimmi chi è che vive di fantasia.
VALENTIN: Questa la chiami fantasia?
MOLINA: Mi dispiace molto.
VALENTIN: Un giorno questa lotta verrà premiata.
MOLINA: Non preoccuparti, Valentin. Verrà il tuo giorno. Sono sicuro.


VALENTIN: Ah, splendido. Sto morendo di fame.
MOLINA: No, prendi questo, ce n'è il doppio. È troppo per me.
VALENTIN: Questi bastardi vorrebbero che litigassimo per questo. Prendilo tu.
MOLINA: Ne hai bisogno molto più di me. Ti prego, ti prego, ti rinforzi.
VALENTIN: Non discutere! Prendilo!
MOLINA: Posso avere un cucchiaio? Grazie. Ah!
VALENTIN: Che cos'hai? Hai paura di ingrassare?
MOLINA: No. Ah!
VALENTIN: Questa sbobba non è male oggi.
MOLINA: Hm-hm. Valentin... quando ti ho detto che dovevi scrivere alla tua ragazza, volevo dire che tu le dicessi che l'ami. È tanto bello ricevere una lettera da chi si ama...
VALENTIN: Tu sei pazzo. Una lettera sarebbe come denunciarla. Il solo motivo per cui sono ancora vivo è perché vogliono informazioni da me. E se qualcuno tentasse di salvarmi, mi ammazzerebbero sùbito.
MOLINA: Valentin, per favore, non parlare in questo modo.
VALENTIN: La stessa cosa potrebbe accadere a lei proprio ora.
MOLINA: Tu l'ami molto, non è vero? L'amore dovrebbe sempre venire prima.
VALENTIN: Magnifico! Ma ora vorrei mangiare in pace!
MOLINA: Ah! Non preoccuparti. Non ti disturberò. Ah...
VALENTIN: Cos'hai ora?
MOLINA: Mia madre. Deve stare veramente male, altrimenti sarebbe venuta a portarmi il pacco. È già capitato altre volte... Ah...
VALENTIN: Mi dispiace di sentirlo.
MOLINA: Beh, ti avevo già detto che stava male, ma naturalmente non mi sentivi. Però io non piango solo per questo.
VALENTIN: E allora per quale altro motivo?
MOLINA: Perché è tanto bello quando due che si amano stanno insieme per tutta la vita. Perché non deve essere mai possibile?
VALENTIN: Devi essere matto a piangere per una cosa simile.
MOLINA: Io piango per tutto ciò che desidero. Tu credi... tu credi proprio di essere il solo a soffrire? Credi che sia facile trovare un vero uomo? Uno che sia umile, ma abbia la sua dignità? Da quanti anni lo sto cercando, da quante notti... Quante facce ho visto piene di disprezzo e di inganno. Vedi, a fare il vetrinista, per quanto possa essere gratificante, a volte alla fine di una giornata ti domandi che cosa significhi tutto ciò. Ti senti in qualche modo vuoto, dentro. Poi, una notte...


GRETA: ... è una cosa nuova che lei ha appena inventato...
MOLINA: Cosa?
GRETA: ... e che chiama "La Chicka-Chaka". È veramente meravigliosa, perché conserva un ritmo speciale, e fa "chika-chaka, chika-chaka, chika-chaka", è un successo immediato. Il giorno dopo, lei sta su tutti i giornali, e suo marito diventa gelosissimo.
GABRIEL: Buona sera, signori. Volete il nostro menu speciale o preferite ordinare alla carta?
MOLINA: Eh... non ho ancora deciso.
GABRIEL: Bene. Come vuole.


MOLINA: Il mio cuore batteva così forte... avevo paura di essere ferito di nuovo.
GABRIEL: Ha deciso, signore?
MOLINA: Ehm... lei che cosa suggerisce?
GABRIEL: Beh, forse una lasagna e un antipasto.
MOLINA: Non credi che la lasagna ingrassi?
GABRIEL: Beh, allora... una bistecca e una zuppa?
MOLINA: Mi sembra meraviglioso.
GABRIEL: Bene. Grazie.
MOLINA: Prego. La sua giacca bianca, il modo in cui si muoveva, il suo sorriso triste... Tutto sembrava perfetto, come in un film. Eh, non hai idea di quanti guai dovetti passare, un mese dopo l'altro, solo per convincerlo a fare una passeggiata. Ma un po' alla volta riuscii a fargli capire che io lo rispettavo. Per farla breve, dopo più di un anno siamo diventati amici.
VALENTIN: Cristo, per fartelo ti ci volle poi un altro anno!
MOLINA: Ah, sei completamente fuori strada. Non è successo niente. Mai.
VALENTIN: Ma stai scherzando?
MOLINA: Ma non capisci proprio niente? È sposato. Gli dissi: "facciamolo una volta, facciamolo una volta sola", ma... non ha mai voluto.
VALENTIN: Eh, non posso credere a questo. E io che sto sveglio tutta la notte a pensare al tuo amico. Mi sembra proprio che sei stato incastrato, Molina. Tutto ciò che puoi fare è prendertelo da uomo.
MOLINA: Invece... la prendo da donna. Sempre. Per questo voglio un marito che mi guidi.
VALENTIN: Hai mai conosciuto la moglie?
MOLINA: No, ma quando stavano per separarsi, Dio mio, quanti sogni mi ero fatto!
VALENTIN: Per esempio?
MOLINA: Che potesse venire a vivere con me, con mia madre e me. E io... avrei badato a lui. Gli avrei tolto quella sua tristezza, per sempre.


GABRIEL: Beh, questa è la vita, Molina.
MOLINA: No, è un vero peccato. Con il tuo aspetto, il tuo fascino, dovresti lavorare in un ristorante chic, in un grande albergo di lusso, e guadagnare tre volte quanto guadagni ora in quel posto fetente.
GABRIEL: Hm, non è tanto facile.
MOLINA: Conosco qualcuno che lavora in un grande albergo sul mare. Potrebbe parlarne al direttore, e subito cambieresti vita.
GABRIEL: Per diventare che cosa? Un fattorino in un locale snob? E guadagnerei meno di adesso.
MOLINA: Potrei aiutarti, con un prestito. Con il tuo stile faresti il cameriere entro sei mesi.
GABRIEL: Hm. Non so.
MOLINA: Ce la faresti, lo so. Entro un anno diventeresti maitre in smoking. Potresti anche rimborsarmi.
GABRIEL: Mah, comunque apprezzo sinceramente la tua offerta, e ci penserò sopra. Io adesso devo prendere l'autobus, se no farò tardi. Ma ci vediamo domani.
MOLINA: Sì.
GABRIEL: Bye bye, Molina.
MOLINA: Buonanotte, Gabriel. Bacia i bambini per me. E poi finisce. Di nuovo. I miei sogni spariscono... nel buio, e mi sveglio solo.


MOLINA: Aspettando, come sempre, aspettando, aspettando, aspettando, aspettando.
VALENTIN: Aspettando che cosa?
MOLINA: Un uomo. Un vero uomo. Ma non può essere, perché un vero uomo quello che vuole è una vera donna.
VALENTIN: Posso chiederti una cosa? Cos'è un vero uomo, nella tua mente?
MOLINA: Beh... uno straordinariamente bello e... forte, senza ostentazione, ma superbo, come il mio cameriere.
VALENTIN: Ti può fare questa impressione, ma dentro è tutta un'altra cosa. In questa società, se non hai potere alle spalle, nessuno può essere superbo.
MOLINA: Hm. Non essere geloso.
VALENTIN: Non essere stupido.
MOLINA: Lo vedi come reagisci? Non si può parlare di uno a qualcun altro senza litigare.
VALENTIN: Senti, cerca di mantenerti a un certo livello, okay? Oppure non parliamo per niente.
MOLINA: Va bene, dimmi tu chi è un vero uomo.
VALENTIN: Non lo so.
MOLINA: Certo che lo sai. Forza, dimmelo.
VALENTIN: Beh... non cedere davanti a nessuno, neppure davanti al potere. No, la cosa più importante, ciò che realmente caratterizza un uomo, è in qualche modo non umiliare nessuno, e non permettere che quelli che stanno intorno si sentano degradati.
MOLINA: Parli di un santo.
VALENTIN: Lascia perdere.
MOLINA: Aaah...
VALENTIN: Che cos'hai?
MOLINA: Uh, lo stomaco...
VALENTIN: Forse è l'appendice.
MOLINA: No, me l'hanno levata. Dio, che male!
VALENTIN: Ti viene da rigettare?
MOLINA: No, è più giù, nella pancia! Ooh...
VALENTIN: Io ho mangiato, ma non mi sento niente.
MOLINA: Non lo so, forse è l'ulcera. Però non mi piace!
VALENTIN: Perché non continui a raccontare il film?
MOLINA: Dio! Non ho mai provato un dolore come questo!
VALENTIN: Lascia perdere. Racconta.


MOLINA: Lei... lei indugia alla finestra, sola, triste, col terrore e la paura di innamorarsi... Ah...
LENI: Ah!
ZOPPO: Stanotte gli invasori hanno assassinato la tua amica Michelle.
LENI: No!
ZOPPO: Noi vogliamo che tu porti a termine la sua missione e trovi la mappa segreta dell'arsenale tedesco. Il capo del loro controspionaggio è innamorato di te.
LENI: Non potrei mai impegnarmi in una cosa del genere.
ZOPPO: Ah! Ah, ah, ah! Sciocchezze, niente di più facile. Ami la Francia?
LENI: Certo che l'amo.
ZOPPO: Quel crucco non riesce a tenere le mani lontane da te? La prossima volta che ti tocca così, oppure così, pensa alla tua Patria, e procùrati quella mappa!
ZOPPO: Aaah! Bloccala, idiota!
MOLINA: Leni, disperata, percorre di corsa la strada buia e deserta. E, furibondo, l'altro la insegue, zoppicando.
LENI: Tassì! Tassì!


MOLINA: Quando, a un tratto... questa ragazza è finita.
VALENTIN: Quale ragazza?
MOLINA: Io, stupido! Aaah!
VALENTIN: Molina! Secondino! Secondino! Secondinooo!


MEDICO: Sei abbastanza in forze per tornare nella tua cella. Domani non avrai più niente. Fino a quel momento, niente cibi solidi. Solo acqua. Acqua potabile. Se riesci a trovarla.
MOLINA: Dottore, io devo vedere sùbito il Direttore.
MEDICO: Tutti vogliono parlare con lui.


VALENTIN: Io non capisco come fai a svenire per un'ulcera.
MOLINA: Non ho mica uno stomaco di ferro, tesoro. Mi vengono le vertigini solo a guardare queste fotografie. Mio Dio, sarebbe bello che fossi tu a raccontarmi un film, tanto per cambiare. Uno che non ho visto.
VALENTIN: Non ne ricordo nessuno.
MOLINA: Non essere così. Dai, raccontamene uno. Per favore.
VALENTIN: Non fare il lagnoso.
MOLINA: Valentin, hai mai amato qualcuno che non avresti voluto amare?
VALENTIN: Che vorresti dire?


MOLINA: Leni non voleva innamorarsi di Werner, ma cosa poteva fare? Entra nel portone di lui, come una dea. La sua snella ed elegante figura trema alla vista di Werner che scende lo scalone di marmo; i loro sguardi si incontrano, Leni dice...
LENI: La mia migliore amica è stata uccisa. Ho bisogno di un posto dove stare.
WERNER: Prepara la camera per gli ospiti.
LENI: Questa musica è magica. Mi sento come... librare nell'aria.
MOLINA: Ma il suo cuore dice "Oh, Werner, tu mi sembri un dio, ma le tue lacrime... le tue lacrime provano che hai i sentimenti di un uomo".


VALENTIN: Zitto! Non riesco a sentire. Assassini. Fascisti assassini. Assassini! Fascisti assassini! Assassini! Fascisti assassini! Assassini! Assassini! Fascisti assassini! Pezzi di merda! Maledetti schifosi! Pezzi di merda!
MOLINA: Pulirò io.
VALENTIN: Figlio di puttana! Stanno massacrando uno dei miei fratelli, e che cosa faccio? Sto ad ascoltare il tuo maledetto film nazista! Ma non sai niente, tu? Non sai cosa i nazisti facevano alla gente? Ebrei, marxisti, cattolici, omosessuali...
MOLINA: Certo che lo so, credi che sia più stupido di quello che sono?
VALENTIN: Tu non sei un cazzo!
MOLINA: Oh!
VALENTIN: Non ti renderesti conto della realtà neppure se te la mettessero nel culo!
MOLINA: Perché mai dovrei pensare alla realtà in un letamaio come questo? Perché dovrei essere ancora più depresso di quanto sono?
VALENTIN: Sei peggio di quanto pensavo! Ti servi di questi film soltanto per eccitarti!
MOLINA: Se non la finisci non parlerò mai più con te!
VALENTIN: Piantala di piangere! Mi sembri una vecchia signora!
MOLINA: È quello che sono! È quello che sono!
VALENTIN: Che cos'è questo che hai tra le gambe? Dimmelo, battona!
MOLINA: È un'escrescenza. Se ne avessi il coraggio me lo taglierei.
VALENTIN: Tu sei ancora un uomo. Un uomo! Un uomo in carcere. Esattamente come quei froci che i nazisti gettavano nei forni.
MOLINA: Non guardarmi in quel modo...


GIUDICE: Luis Alberto Molina, dovrai scontare interamente la condanna, non un giorno di meno. Sarai ristretto senza alcuna possibilità di libertà condizionata per un periodo non inferiore a otto anni.


MOLINA: Povera mamma. Si mise a piangere come se le fosse morto qualcuno. Una vita piena di umiliazioni, e poi anche l'umiliazione di avere un figlio schiavo del vizio. Però con me non se la prese mai. Ha il cuore spezzato per le sofferenze, per aver troppo perdonato. Potrebbe morire per colpa mia. Se dice una cattiva parola su di lei, lo strangolo quel figlio di puttana! Lui e le sue parolacce e la sua sporca, lurida, rivoluzione!


VALENTIN: Oooh! Portami un po' d'acqua! Mi fa male lo stomaco. Mi sembra una bomba che sta per scoppiare.
MOLINA: Posso aiutarti?
VALENTIN: Dev'essere il cibo.
MOLINA: Dobbiamo andare immediatamente all'infermeria. Guardia!
VALENTIN: Aspetta! Fermati! Io sono... un prigioniero politico.
MOLINA: Non farmi ridere, non è il momento di tirar fuori i tuoi princìpi!
VALENTIN: Togliti da quella porta!
MOLINA: Mi hanno fatto un'iniezione, sto già meglio.
VALENTIN: Sei matto? Vogliono rendermi dipendente con quelle iniezioni, farmi dire tutto...
MOLINA: Che cosa intendi fare?
VALENTIN: Lasciami stare solo. Oooh!
MOLINA: Oddio... Pensi che il mio film ti potrebbe aiutare? Quella notte stessa, sulla veranda illuminata dalla Luna, Leni si sente così sicura tra le braccia di Werner... Anche quando il disco finisce, continuano a ballare. Ballano, e ballano... ballano... nell'armonia della brezza della sera.
VALENTIN: Marta... Marta... tu chi sei?
MOLINA: Tutto bene. Cerca di riposare.
VALENTIN: Marta... Marta...


MOLINA: Non dovresti mangiare questa porcheria finché sei malato.
VALENTIN: Devo rimettermi sulle gambe.
MOLINA: Ti farà solo stare peggio.
VALENTIN: Sembra proprio... piscio di cane.
MOLINA: Mia povera piccola Valentina.
VALENTIN: Non chiamarmi Valentina. Non sono una donna.
MOLINA: Beh, non ho nessuna prova del contrario.
VALENTIN: E non l'avrai mai.
MOLINA: Dunque... lo Zoppo disse... Questa parte ti piacerà, vedrai. Lo Zoppo disse a Leni che il suo dolce amante faceva fucilare i suoi compatrioti ogni giorno, ma lei si rifiutò di credergli. Voleva solo vivere questo amore, sentire le sue mani, udire la sua voce...


WERNER: ... è una decisione difficile...
INTERLOCUTORE: Ja, Herr Kommandant. Ne abbiamo catturati dieci. Sono tutti Francesi, ma la loro attività dimostra che sono nemici del popolo.
WERNER: Si dicono patrioti, ma in realtà... in realtà sono dei criminali.
INTERLOCUTORE: Certo, Comandante.
WERNER: L'esecuzione abbia luogo all'alba.
INTERLOCUTORE: Bene.
MOLINA: Le mani le tremavano per il tormento di tradire l'uomo che amava.


VALENTIN: Oooh! Uuuh! Ah! Ho un chiodo nella pancia. Va meglio. Fammi il favore di piantarla con quelle balle su donne bellissime in lacrime.
MOLINA: Il cuore di Leni batteva così forte che i suoi seni gonfi balzarono fuori dalla profonda scollatura, come sensuali antipasti su un piatto d'argento. Aaah...
VALENTIN: Oh, non farmi ridere, mi fa male.
MOLINA: Toh, tieni questo morbido seno. Ah!
VALENTIN: Uh, uh, uh, uh, uh!
MOLINA: Ce n'è un altro, qua.
VALENTIN: Uh, uh, uh, uh!
MOLINA: Nei locali eleganti si servono in coppia.
VALENTIN: Oh, oh, oh, oh! Il buiolo! Presto! Oh, no! Ah! Ah... Oh!
MOLINA: Cristo, che puzza!
VALENTIN: Scusami. Non sai quanto sto male.
MOLINA: Butta fuori tutto. Non può puzzare più di quello che puzza ora.
VALENTIN: Oh... Oddio, non ce la faccio più.
MOLINA: Hai superato di peggio. Molto peggio.
VALENTIN: Mi vergogno tanto.
MOLINA: Non sei tu quello che diceva sempre: prendila da uomo? Comportati da uomo. 
VALENTIN: Non ce la faccio. Non mi sopporto in questo stato.
MOLINA: Lèvati i calzoni. Presto. Andiamo, andiamo! Copriti con l'asciugamano. Ecco. Perché devi tormentarti sempre? Non agitarti, stai calmo. Ecco, prima questo... e poi l'altro... Ecco, così. Okay. Ecco. Ecco, mettiti questa.
VALENTIN: No, è... è tua.
MOLINA: No, non è mia, è nostra. Ora cerca di pulirti. Va bene. C'è ancora un po' qui... e qui.
VALENTIN: Gesù, ma non ti faccio schifo?
MOLINA: Mi si spezza il cuore a vederti così. Ecco, ho quasi finito. Bene. Ora lèvati la camicia.
VALENTIN: No, va bene così.
MOLINA: Dietro è sporca. Per favore. Fatto. Guarda che roba. Okay, ora... cerca di stare in piedi.
VALENTIN: No, puzzo.
MOLINA: La mia doccia settimanale è domani. Per mezzogiorno avrai tutto pulito. Ecco, così. Così. Sei completamente avvolto come un neonato.
VALENTIN: Veramente non ti fa schifo?
MOLINA: Mettiti giù. Ecco, bravo. Non vorrai prendere freddo. Eh, che peccato che non ho più borotalco. Ti senti comodo?
VALENTIN: Sì, ho solo freddo.
MOLINA: Ti farò una bella tazza di tè. Ti farà bene. Attento, è bollente, ti scotterai!
VALENTIN: Sinceramente sei molto gentile. Non so che cosa dire.
MOLINA: Non scottarti. Eh, uhm... questa ti è caduta dalla camicia.
VALENTIN: Su, leggila pure. So che sei curioso.
MOLINA: No, leggo solo lettere d'amore. Io di politica non ne so niente.
VALENTIN: È della mia ragazza. Si chiama Lidia.
MOLINA: Non si chiama Marta?
VALENTIN: Che ne sai tu di Marta?
MOLINA: Mentre dormivi ripetevi sempre il suo nome.
VALENTIN: Che cos'altro dicevo?
MOLINA: Nient'altro.
VALENTIN: Questa lettera è di Lidia. È la mia ragazza nel Movimento.
MOLINA: Ha una calligrafia da bambina.
VALENTIN: Non ha avuto una grande educazione. Ti voglio dire la verità: sotto la tortura, ogni volta che mi sentivo vicino alla morte, era a Marta che rivolgevo il pensiero, e lei mi salvava. Tutto il corpo mi doleva, ma non mi importava.
MOLINA: Com'è?
VALENTIN: Lei è molto fine. Alta borghesia. Ha quello che vuole. Denaro, bellezza, educazione. Libertà. Io sono un vero ipocrita, come tutti quei porci classisti. Devo ammettere che mi faceva comodo un posto sicuro dove stare quando ero costretto a nascondermi. Finché un bel giorno le dovetti parlare anche della mia seconda vita. Lei si limitò ad ascoltarmi in silenzio, come se già lo sapesse. Poi mi chiese di lasciare il Movimento. Ma come facevo a restare inattivo, quando i miei amici sparivano, ogni giorno? Capivo che aveva ragione, ma non avevo scelta. Così ancora una volta non seppi che cosa dirle.


VALENTIN: La situazione è quella che è. Tornerò tra qualche giorno. Come ho sempre fatto.
MARTA: Io non ce la faccio più. Sempre ad aspettare, guardare il telefono. Sempre sola. Valentin... se te ne vai, non tornare. Ti prego, non tornare.
VALENTIN: Non credevo più ai metodi violenti, ma qualcosa dovevo fare. Essendo un giornalista sentivo sempre parlare degli arresti illegali e delle torture segrete, così facevo filtrare all'estero queste notizie. Mi avevano incaricato di incontrare uno dei membri superstiti del Movimento originario. Il suo nome di battaglia era "Dottor Amerigo". Aveva bisogno del mio passaporto per lasciare il Paese. Va tutto bene?
DOTTOR AMERIGO: Mi sento piuttosto stanco.
VALENTIN: Sarebbe dovuto partire molto tempo fa, dottor Amerigo.
AMERIGO: È qui che hanno bisogno di me.
VALENTIN: Continuo a chiedermi se proprio ne vale la pena, dato che non cambia niente. Bene, buona fortuna. Questo è il suo passaporto. Si riguardi, dottore.
AMERIGO: Grazie.
VALENTIN: Le sue teorie non avevano portato a niente. Tuttavia ero contento di averlo aiutato.
PEDRO: Altolà! Fermi! Fermi! Qui! Allargate le gambe! Svelti! Svelti! Muoviti! Muoviti!


MOLINA: Che ne è stato di Marta?
VALENTIN: Non so niente di sicuro... eccetto che non la vedrò mai più.
MOLINA: Non dire questo.
VALENTIN: Non merito di morire in questa cella. Ho confessato solo dei nomi di battaglia che loro già sapevano. Non posso sopportare di essere un martire. La sola idea mi ripugna. Non voglio essere un martire! Tutta la mia vita, uno sbaglio.
MOLINA: No.
VALENTIN: Dammi la mano. Non voglio morire, Molina. Non voglio morire. Non lasciarmi morire.
MOLINA: Certo che no.


DIRETTORE: Ti trovo dimagrito, Molina. Che cos'hai?
MOLINA: Oh, roba da niente. Sono stato un po' male, ma ora sto meglio.
DIRETTORE: E allora smettila di tremare, non hai nulla da temere. Valentin Arregui non sospetta niente, vero?
MOLINA: No, signore.
DIRETTORE: Che ti ha detto?
MOLINA: Beh, lui... ancora niente, lui... sento che devo procedere con molta cautela.
PEDRO: Molina, tu menti. Cosa ci nascondi?
MOLINA: Niente! Come potete accusarmi quando è mancato poco che morissi per causa vostra? Lui insisteva perché io mangiassi il piatto col veleno...
DIRETTORE: Perché? Hai sbagliato tu, allora.
MOLINA: In un piatto c'era una razione doppia dell'altro, e lui ha voluto che la mangiassi io. Signor direttore, lei mi aveva detto che il cibo avvelenato sarebbe stato... in un piatto nuovo, ma l'avevano riempito tanto che non avevo altra scelta, e... così ho dovuto mangiarlo io, o si sarebbe insospettito.
DIRETTORE: Povero Molina, mi dispiace per quest'equivoco. Ti vogliamo aiutare. Siediti. Qui. Ti prego. Tua madre si sente molto meglio, ha saputo che puoi avere la libertà condizionata.
MOLINA: Davvero?
DIRETTORE: Certo. Perciò smetti di piangere. Dovresti essere felice.
MOLINA: Sono felice, signore.
PEDRO: Che cos'ha detto Valentin della sua cellula?
MOLINA: Di cosa?
PEDRO: Del suo gruppo: chi sono, dove si riuniscono.
MOLINA: Niente, signore. Lui... lui è molto malato. Se gli date altro veleno non so che cosa gli succederà.
PEDRO: E della sua ragazza? Che cosa ha detto di lei?
MOLINA: Dice che le cose personali devono venire dopo la rivoluzione. Pensa che tutto il resto non conti, e... e così, mi pare, mi pare che stia per cominciare a parlare. È per me? Grazie.
PEDRO: Che cosa ha detto del nuovo prigioniero? Quello dall'altra parte del corridoio.
MOLINA: Quello che era così malridotto? Ha detto che nessun delitto giustifica quel genere di punizione. Questo caffè è proprio buono.
PEDRO: E il suo nome te l'ha detto?
MOLINA: Certo, signore. Valentin Arregui.
PEDRO: No, idiota! Il nome del nuovo prigioniero.
MOLINA: Certo che no. Ha sempre un cappuccio in testa.
PEDRO: Ma... chi gli ha messo il cappuccio?
DIRETTORE: È prescritto. Lui è un politico.
PEDRO: Come vi aspettate che parli se non vede neppure la faccia di quel bastardo?
DIRETTORE: Provvederemo.
PEDRO: Molina, noi dobbiamo sapere tutto quello che stanno progettando. Appena Valentin vedrà la faccia di quel nuovo prigioniero, non saprà tacere. Cerca di ricordare tutte le parole che dice.
MOLINA: Sì.
PEDRO: Prima parlerà, e prima uscirai. Ora ritorna al tuo lavoro.
MOLINA: Ah, signor direttore... un'altra cosa, ancora. Lui ha sentito dalle guardie che sarebbe venuta mia madre e gli ho detto che mi porta tutte le volte una borsa piena di roba da mangiare e... non vorrei che si insospettisse.
DIRETTORE: Va bene. Di' pure che cosa ti porta.
MOLINA: A lei, signore?
DIRETTORE: Sì, a me. E sbrigati, ho da fare.
MOLINA: Ehm... Due polli arrosto al burro, ehm... uova sode, pesche sciroppate, eh... ah, latte condensato, due... due sacchetti di tè, uno normale e uno al gelsomino. Un vasetto di aringa marinata, quattro pezzi di sapone da toilette, che altro? Maria benedetta, la mia testa è vuota, che altro? Mi faccia pensare... Pane di segala, zucchero...


MOLINA: ... pollo arrosto, pesche sciroppate, formaggio fresco, uhm... Uhm! Pane di segala...
VALENTIN: Cos'è successo?
MOLINA: Guarda qui! Due polli arrosto, due! Cosa ne pensi? Vedrai come ti rimetterai presto, ora.
VALENTIN: È venuta tua madre?
MOLINA: Sì! Oh, il tè! Oh... zucchero! E... sigarette. Ah! Ih, ih, ih, ih!
VALENTIN: Fantastico. E come sta?
MOLINA: Oh, sta molto meglio, molto meglio, grazie. E guarda quanta roba mi ha portato. Ci ha portato.
VALENTIN: Beh, in realtà l'ha portata per te.
MOLINA: No, tu non devi più mangiare quel maledetto vitto del carcere. Ti sentirai meglio.
VALENTIN: Lo credi davvero?
MOLINA: Ne sono certo. A cominciare da oggi inizia una nuova vita. Ah, dimenticavo: ho lasciato fuori le lenzuola ad asciugare, e nessuno se l'è portate via, così stanotte abbiamo tutti e due le lenzuola pulite.
VALENTIN: Mi fa piacere.
MOLINA: Lascia che prepari e... tra qualche minuto comincerai a leccarti le dita. Voglio che li mangi tu questi polli, tutti e due.
VALENTIN: E per quanto riguarda te? Non mi va di vederti seduto con l'acquolina in bocca.
MOLINA: No, io devo tener d'occhio la mia figura di ragazza, o quel che resta di lei. Ancora no, quello è il dessert! Uhm... vuoi ancora delle pesche?
VALENTIN: No, grazie. Sono pieno.
MOLINA: Hm-hm-hm-hm!
VALENTIN: Cibo buono, sigarette buone... Non ricordo più di essere stato così bene. Manca solo una cosa...
MOLINA: Cristo! E io che credevo di essere il degenerato in questa cella!
VALENTIN: No, no, voglio dire un buon film.
MOLINA: Ah, naturalmente! Ah! Come mai non ci ho pensato?
VALENTIN: Il tuo film nazista, come finisce?
MOLINA: Pensavo che lo detestssi.
VALENTIN: Infatti, ma sono curioso di sapere come finisce.
MOLINA: Bene, vediamo un po'...


MOLINA: Mangiano seduti alla monumentale tavola del castello di Werner, quando Werner comincia a notare il freddo distacco di lei. Leni, improvvisamente, impulsivamente, getta il suo bicchiere di vino dall'altra parte della stanza, e dice...
LENI: Mi rifiuto di amare un uomo che è il macellaio della mia Patria!
WERNER: Amore mio, vieni con me, e certo capirai.
MOLINA: Werner la conduce davanti all'Archivio di Stato, pieno di foto e di documenti che descrivono la fame nel mondo... Le mostra come le classi dominanti provocano artificialmente crisi alimentari per rendere schiave le masse. Leni è profondamente scossa, e comincia a vedere tutto attraverso gli occhi di Werner. E da quel momento, Leni capisce la missione di Werner: liberare l'umanità dall'ingiustizia e dalla tirannia. Quando lasciano l'archivio in stile barocco, Leni è tormentata dall'angoscia di sentire il proprio cuore che torna all'ammirazione di prima, ma questa volta con la profondità di un amore rinato.
LENI: Amore mio, come ho mai potuto dubitare di te?
MOLINA: Lei lo implora di perdonarla, e gli promette di aiutarlo a catturare i suoi nemici. Organizza una riunione segreta con il capo della Resistenza, dicendogli che avrebbe consegnato la mappa... Ricordi la mappa?
VALENTIN: Hm.
MOLINA: Solo a lui.
LENI: Credo sia questo che desideri tanto.
CAPO DELLA RESISTENZA: Sì. Sei stata brava. Molte volte ho avuto la tentazione di provare io a rubargliela, ma certe cose le fa meglio una donna. Una donna che riesce a tradire l'uomo che ama. E poi c'è qualche altra cosa che ho sempre voluto. Molto di più di questa mappa.
LENI: Che cosa?
CAPO DELLA RESISTENZA: Tu lo sai molto bene. Eh? Ho fatto preparare un banchetto per due.
LENI: Non ho appetito.
CAPO DELLA RESISTENZA: Io sì. Di te. Ah!
MOLINA: Werner la sente cantare. Lei canta come non ha mai cantato. Canta il suo eterno amore per lui. E lo prega di non piangere, perché il suo sacrificio non è stato inutile. Fine. Allora, che ne dici? Hm?
VALENTIN: Racconti bene, ma raccontamene uno che mi piaccia.
MOLINA: Oh, andiamo, la storia d'amore era divina. Dimentica se il resto non era proprio perfetto. Quando Leni... Che succede? Che cosa vedi?
VALENTIN: Quel disgraziato è Amerigo.
MOLINA: Chi?
VALENTIN: L'uomo del mio passaporto.
MOLINA: Ah.
VALENTIN: Non sanno che sta qui.
MOLINA: Chi non lo sa? Ti prego, Valentin, ti posso aiutare.


VALENTIN: Ah...
MOLINA: Buongiorno. Hai dormito bene?
VALENTIN: Girati dall'altra parte.
MOLINA: Perché?
VALENTIN: Perché rideresti.
MOLINA: Di che cosa?
VALENTIN: Di qualcosa che càpita agli uomini, tutto qui.
MOLINA: Hm-hm! Un'erezione! È molto sano, devo anche chiudere gli occhi, così...
VALENTIN: Ehi, ho perso la colazione. Perché non mi hai svegliato?
MOLINA: Ho detto di non portarci il vitto finché abbiamo la roba nostra.
VALENTIN: Accidenti, Molina, la devi piantare di gestire la mia vita.
MOLINA: Lo hanno già portato via. Non volevo svegliarti. L'acqua è quasi bollente, se vuoi il tè... Ecco, c'è del dolce, mangialo. Lascia che ti vizi un po'...
VALENTIN: Vattene, Molina.
MOLINA: Non è colpa mia se hanno ammazzato...
VALENTIN: Sta' zitto! Frocio maledetto!


MOLINA: Guarda tutte le belle cose che mamma mi ha portato. Questo è un regalo speciale! Cioccolatini assortiti. Che cos'hai adesso? Non ti piacciono i dolci?
VALENTIN: Per... per stamattina... ah... per i miei scatti, mi dispiace molto.
MOLINA: Oh, sciocchezze.
VALENTIN: Non è neanche con te che ce l'avevo. Penso che con te io mi... comporto come un pazzo.
MOLINA: Perché?
VALENTIN: Perché sei tanto gentile. Non... non voglio sentirmi obbligato a trattarti nello stesso modo.
MOLINA: Incapace di ricevere, incapace di dare. Hm-hm-hm-hm-hm!


MOLINA: Ogni giorno si apre un po' di più con me. Datemi qualche altro giorno, e sono sicuro che parlerà.
PEDRO: Se non parla ora, sarà interrogato di nuovo. E senza complimenti.
MOLINA: È troppo debole per essere torturato. Se muore non ci resta niente.


VALENTIN: Non posso sopportare che qualcuno sia gentile con me senza chiedere niente in cambio.
MOLINA: Se sono gentile con te è perché... voglio la tua amicizia e...
VALENTIN: No. Sì, grazie.
MOLINA: E... perché non dirlo? Il tuo affetto. Nello stesso modo in cui sono buono con mia madre, che non ha mai fatto del male a nessuno, e che mi accetta per quello che sono, e mi vuol bene. È... è come un dono del cielo, e la sola cosa che mi fa tirare avanti. La sola cosa. E anche tu sei una brava e cara persona, altruista e devoto, rischi la vita per i tuoi ideali, sei pronto a morire anche qui, per quello in cui credi, e... Ti metto in imbarazzo?
VALENTIN: No.


MOLINA: Ci potrebbe essere un modo per accelerare le cose. Non ne sono sicuro, ma... È solo un'intuizione.
DIRETTORE: Parla chiaramente, Molina.
MOLINA: Beh, lei sa come sono i detenuti, quando il compagno di cella se ne va... si diventa sentimentali e disponibili. Beh, lui si è un po' legato a me, perciò se sapesse che io sto per essere rilasciato, probabilmente si aprirebbe e parlerebbe, si leverebbe qualcosa dallo stomaco.
DIRETTORE: Tu che ne pensi?


MOLINA: Per questo ti rispetto, e mi sei simpatico. E spero che tu nutra gli stessi sentimenti per me. Io voglio che noi siamo sempre amici.
VALENTIN: Certo.
MOLINA: La ragione per cui dico tutto questo è perché forse me ne vado. Il direttore mi ha detto che potrebbero concedermi la libertà condizionata.
VALENTIN: Quando?


PEDRO: Puoi dirgli che il tuo caso è in esame, e che stiamo per spostarti in un'altra cella entro ventiquattro ore.
MOLINA: Sì, signore.
DIRETTORE: E questa è la tua ultima opportunità, perciò datti da fare. Hai ventiquattro ore.
MOLINA: Una cosa, signor direttore. Non si prende il pesce senza l'esca. Ho bisogno di altra roba, questa volta ho preparato io la lista.


MOLINA: Mi trasferiranno in un'altra cella entro ventiquattro ore, il mio avvocato dice che è la prassi. Non voglio spingere troppo le mie speranze. Vuoi una mela?
VALENTIN: No, grazie. Immagino che dovrei essere felice per te, non so.
MOLINA: Sì, ho sempre desiderato uscire e prendermi cura di mia madre, ma ora che il mio desiderio potrebbe essere esaudito, io...
VALENTIN: Sii felice, accidenti! Darei tutto per poter uscire.
MOLINA: Trovi sia giusto?
VALENTIN: Che cosa?
MOLINA: Che io rimanga sempre senza niente. Che non abbia mai niente di veramente mio nella vita.
VALENTIN: Hai tua madre.
MOLINA: Sì, ma lei ha avuto la sua vita, e se l'è vissuta, ha avuto un marito e un figlio. Io sto ancora aspettando.
VALENTIN: Ma lei è ancora viva.
MOLINA: Ma lo sono anch'io. Quando dovrebbe cominciare la mia vita? Quando verrà un momento di fortuna e avrò qualcosa di mio?
VALENTIN: Proprio ora, la fortuna l'hai avuta. Sfruttala, stai per uscire.
MOLINA: Per fare che cosa? Per gironzolare con i miei amici? Un branco di stupide checche come me? Raccontare barzellette finché li sopporto? Loro sono come tanti specchi che mi spingono a correre dietro la vita. La mia vita di attesa del nulla.
VALENTIN: Raccontami un film, sarà meglio.
MOLINA: Tanto tempo fa, in un'isola tropicale molto remota, viveva una strana donna...


MOLINA: Portava un lungo abito di lamè nero, che le aderiva come un guanto. Ma la poverina era prigioniera di una gigantesca rete di ragno, prodotta dal suo stesso corpo. Un giorno un naufrago approdò sulla spiaggia. Lei lo nutrì, e gli medicò le ferite. Lo curò con amore, e lo riportò alla vita. Quando lui si svegliò, guardò intensamente la Donna Ragno e vide... una lacrima perfetta che scivolava da sotto la sua maschera.
VALENTIN: Perché piangeva?
MOLINA: Non lo so. Perché chiedi sempre una spiegazione? Valentin, sono tanto stanco. Sono stanco di soffrire. Non sei solo tu che stai male. Tu non sai, io sto tanto male dentro.
VALENTIN: Dov'è che ti fa male?
MOLINA: Eh... il collo e le spalle. Perché la malinconia deve sempre concentrarsi nello stesso posto? Per favore, non toccarmi.
VALENTIN: Un amico non può nemmeno toccarti?
MOLINA: Mi fa stare solo peggio.
VALENTIN: Perché?
MOLINA: Perché mi sono innamorato di te. Scusami, Valentin, vorrei che non fosse mai successo.
VALENTIN: Lo capisco. Non c'è niente da vergognarsi. Posso toccarti ora?
MOLINA: Se non ti fa schifo mi piacerebbe. Posso toccare la tua ferita?
VALENTIN: Certo.
MOLINA: Fa' di me ciò che vuoi, perché è questo che voglio. Se non ti fa schifo.
VALENTIN: D'accordo.
MOLINA: Sei tanto carino con me.
VALENTIN: No, sei tu che sei carino.
MOLINA: Aspetta. Sono schiacciato contro il muro. Così va meglio. Sai, quando mi sono svegliato mi sono messo una mano sulla tempia, per sentire la mia ferita.
VALENTIN: Tu non hai nessuna ferita.
MOLINA: Come se non fossi più io, in qualche modo. Come fossi tu. Senti, non parliamone più. Non parliamo più di niente. Te lo chiedo solo per stamattina. Non ti interessa sapere il perché?
VALENTIN: Perché?
MOLINA: Perché sono veramente felice, e non voglio sciupare tutto questo. La cosa più bella quando ci si sente felici, eh, è che sembra che non si sarà mai più infelici.


PEDRO: Pezzo di merda! Figlio di puttana! Parla!
DIRETTORE: Lasci fare a me adesso. Guardami, Molina. Allora, che cos'hai? Eh? Hai paura che il suo gruppo ti uccida? È così, no?
MOLINA: No, io voglio collaborare.
DIRETTORE: Dunque, cosa ha detto?
MOLINA: Niente. Non sarebbe peggio se io le dicessi qualcosa che non è vero?
DIRETTORE: Dovremo trasferirti in un'altra cella.
MOLINA: No, la prego di non farlo. Finché sono con lui c'è ancora la probabilità che parli.
PEDRO: Frocio! Sei un sacco di merda! Ti sei innamorato di quel bastardo!
DIRETTORE: Bene, Molina. Puoi andare. Prepara le tue cose. Esci oggi stesso. Ecco, il Ministero ha approvato la condizionale.
MOLINA: Grazie, signor direttore. Grazie.
DIRETTORE: E niente convegni con ragazzini.
MOLINA: Oh no, certo, signore.


VALENTIN: Non ti sospetteranno mai. Veramente! Non c'è nessun rischio.
MOLINA: Mi dispiace, ma non posso farlo. Ho troppa paura, non fa per me.
VALENTIN: Devi... devi solo trasmettergli un messaggio. Da un telefono pubblico.
MOLINA: No. Nessun messaggio. Nessun numero di telefono. Io ho il terrore della polizia. Ti prego...
VALENTIN: Va bene. Capisco che non dovrei coinvolgerti.
MOLINA: Ti giuro, Valentin. Il mio solo desiderio è restare qui con te.
VALENTIN: Pensa a te stesso.
MOLINA: Valentin, nella mia vita ho voluto bene solo a due persone. A mamma e a te.
VALENTIN: Sentirò la tua mancanza, Molina.
MOLINA: Ti mancheranno i miei film.
VALENTIN: Già. La sera quando andrò a letto, probabilmente penserò a te e ai tuoi... ai tuoi pazzi film.
MOLINA: E io ogni volta che mangerò un cioccolatino penserò a te. Valentin, c'è una cosa che ti vorrei chiedere, anche se abbiamo fatto molto di più. Un bacio.
VALENTIN: Va bene. Ma prima promettimi una cosa.
MOLINA: Te l'ho detto, non posso, mi dispiace molto.
VALENTIN: No, no, no, no, no. Dammi la tua parola che non ti farai mai più umiliare da nessuno, e che ti farai rispettare sempre. Promettimi che non ti farai mai piùà sfruttare. Nessun uomo ha il diritto di sfruttare un altro uomo.
MOLINA: Prometto, grazie. Valentin?
VALENTIN: Che cosa? Il bacio?
MOLINA: No. Quel... numero di telefono.
VALENTIN: Aspetta qualche giorno.
MOLINA: Hm-hm.
VALENTIN: Componi il numero due volte e poi riaggancia. La terza volta...
GUARDIA: Molina, andiamo.
VALENTIN: Aspetta. Buona fortuna, Molina.
GUARDIA: Su, andiamo.


MOLINA: Una birra.
PEDRO: Al detenuto è stata concessa una speciale libertà condizionata per ordine del Dipartimento della Sorveglianza Politica. Il Dipartimento ritiene che il detenuto condurrà i nostri agenti fino al gruppo di Valentin Arregui.


MOLINA: Mamma.


OMOSESSUALI: Molina! Ah, ah! Molina!
I OMOSESSUALE: Finalmente, eccoti qua!
II OMOSESSUALE: È ritornata tra noi la donna leopardo, grrr!
I OMOSESSUALE: Hai visto, sei splendido. Sei ringiovanito di almeno dieci anni, non trovi?
II OMOSESSUALE: Anche di più.
I OMOSESSUALE: Vediamoci questo spettacolo.
GRETA: Zitti tutti! Ora vorrei dare il benvenuto a casa a un amico carissimo, a una dolcissima sorella che ha passato chissà quante notti preziose per pagare uno stupido debito a questa società ipocrita. Questa è per te, mia deliziosa Luisa. Quand l'amour se moque de moi / Moi, je me moque de l'amour / Je ne risque quoi que ce soir / Car l'amour ne vivre pas toujour...


PEDRO: La Sorveglianza riferisce che il soggetto non ha fatto ritorno al suo lavoro, rimane solo a casa. Passa le sere a guardare dalla sua finestra senza alcun motivo apparente.


GABRIEL: Sei sicuro che non vuoi mangiare qualcosa?
MOLINA: Va bene un caffè.
GABRIEL: Non ti va di parlare, Molina? Qualcosa che non va?
MOLINA: No, solo per un po' di tempo non ci vedremo. Dovrò andare via.
GABRIEL: Con un altro ragazzo? Molto bene. Ma non farti arrestare un'altra volta. Sei troppo vecchio per questo.


MOLINA: Ho un messaggio da parte di Valentin Arregui. Sì, un telefono pubblico. Scusi, è assolutamente necessario? Ah... d'accordo. Porterò un fazzoletto rosso.


IMPIEGATO DI BANCA: Lei non deve chiudere il conto. Non c'è alcun onere se anche lascia in sospeso...
MOLINA: Tante grazie. Ha una busta, per favore? Grazie.


MOLINA: Questo è per la mamma. Per i suoi bisogni finché sarò assente. D'accordo?
GRETA: Sì, glielo darò. Dovunque tu vada, forse è la soluzione migliore.


MOLINA: Mamma, come sei bella. Ricordi, mamma, quando ero piccolo e tu venivi in camera mia per darmi il bacio della buonanotte? Io fingevo sempre di dormire, ma ero sempre in attesa del tuo bacio. E anche se ora dormi, so che tu mi capisci. È venuto il momento di prendermi cura della mia vita. Tu capisci, vero, mamma? Non essere triste.


PEDRO: Da quella parte. Presto!
LIDIA: Chi sei?
MOLINA: Ho un messaggio di Valentin. Tu sei Lidia?
LIDIA: Sì. Sali in fretta.
AGENTE: Ferma!
PEDRO: Fermati, Molina! Prendi la macchina. Sbrigati! Alzati. Entra in macchina, presto! Il numero. Dimmi quel numero di telefono, e ti porto all'ospedale. Parla! Frocio schifoso! Il numero! Il sospetto è stato ucciso da una terrorista. I suoi recenti movimenti, per esempio la chiusura del suo conto corrente, farebbero pensare che aveva progettato di unirsi a quel gruppo. Inoltre, il modo in cui è stato ucciso sembrerebbe indicare che egli aveva accettato di farsi eliminare in caso di necessità dagli stessi compagni terroristi. Comunque, è evidente che era coinvolto molto di più di quanto si pensasse.


MEDICO: È morfina. Così ti potrai riposare un po', d'accordo? Oh, mio Dio, come ti hanno ridotto. Ecco, però non dire niente a nessuno di questo, altrimenti mi sbattono via. Ecco. Conta fino a quattro e ti addormenterai.
VALENTIN: Marta...
MARTA: Vieni, Valentin. Vieni con me. Non avere paura. Non ti risveglierai più in cella.
VALENTIN: Che ne è di Molina?
MARTA: Vieni, amore mio. Solo lui sa se è morto felice, o infelice.
VALENTIN: Io ti amo tanto. È la sola cosa che non ti ho mai detto, perché temevo di perderti per sempre.
MARTA: Ora non può più accadere. Questo sogno è breve, ma è un sogno felice.

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(2007)