MONTY PYTHON E IL SACRO GRAAL
Regia: Terry Gilliam & Terry Jones
Cast: Graham Chapman (Re Artù, voce di Dio, Testa in mezzo, Seconda guardia), John Cleese (Lancillotto, Secondo soldato, Cliente, Cavaliere nero, III villico, Soldato,
Mago Tim), Terry Gilliam (Patsy, Cavaliere Verde, Uomo anziano/Guardiano del ponte, Leyland, Animatore), Eric Idle (Robin, Conducente, I villico, Prima guardia, Concorde, Roger, Frate Marcuse), Terry
Jones (Bedevere, Donna, Testa sinistra, Alfredo), Michael Palin (Galahad, Primo soldato, Bestia, Abitante del villaggio della peste, II villico, Testa destra, Cavaliere del "Tiè", Re del Castello
Melma, Ospite, Fratello di Frate Marcuse, Speaker).
Trama: Il re Arturo e i suoi impavidi cavalieri parono al galoppo alla ricerca del Sacro Graal. Non hanno cavalli, non hanno un soldo, ma in compenso gli imprevisti
abbondano. E alcuni sono davvero singolari. Una gloriosa lezione di storia per chi quel giorno a scuola era assente o distratto.
PROIEZIONISTA: Luigi, non è il film giusto! Dai, metti il testo! Eccolo: Monty Python e il Sacro Graal.
ARTÙ: Eeeh! Aaalt!
I SOLDATO: Chi sei?
ARTÙ: Artù, figlio di Pendragon, del castello di Camelot. Gioia dei Bretoni, angoscia dei Sassoni, re dell'irreta Intilghiera!
I SOLDATO: Dell'intera Inghilterra!
ARTÙ: E mi son sbagliato! E questo è il mio fido scudiero Patsy. Noi si va per le terre a cavallo dell'onde, in cerca di cavalieri valorosi per la mia corte di Camelot. Chiami il suo padrone, e qui,
punto e basta.
I SOLDATO: Ma dove vai, se il cavallo non...
ARTÙ: Ce l'ho!
I SOLDATO: ... non ce l'hai!
ARTÙ: Cosa?
I SOLDATO: Il galoppo lo facevi con le noci di cocco. Eccole lì!
ARTÙ: E con ciò? Cavalcammo le candide distese di Norvegia, di Finlandia, di Danimarca, d'Olan...
I SOLDATO: E dove hai preso il cocco?
ARTÙ: Durante il viaggio.
I SOLDATO: In Scandinavia? E niente banane, datteri e cous-cous?
ARTÙ: Cos'è, un rebùs?
I SOLDATO: No, parole crociate.
ARTÙ: D'inverno la rondine cerca il sole. E il piviere fa la spola tra le opposte rispettive primavere. E c'è un gran traffico tra continenti.
I SOLDATO: E allora la noce di cocco è un uccello migratore?
ARTÙ: Chi dice questo? Trasportata!
I SOLDATO: Cosa? Un cocco da una rondine?
ARTÙ: E sì, per un pelo della coccia.
I SOLDATO: Non è questione di pelo, ma questione di peso. Un uccello da cento grammi con una noce da mezzo chilo! Fatti il conto, va per sotto.
ARTÙ: Beh, non ha importanza. Ora vada a dire al su' padrone che Artù di Camelot è qui.
I SOLDATO: Va bene. Metti che la rondine debba mantenere una certa velocità, dico bene? Oe', se no, quando arriva?
ARTÙ: La prego!
I SOLDATO: Metti 43 battiti al minuto...
ARTÙ: Non è questione d'uccelli!
II SOLDATO: Però se si trattasse di una rondine africana...
I SOLDATO: Ah, africana, certo! Ma una europea, quando mai? Africana sì.
II SOLDATO: Ah, sì, europea no.
ARTÙ: Dite a quell'accidenti del vostro padrone che io l'aspetto a Camelot!
I SOLDATO: Moment, c'è un fatto. Le rondini africane non migrano mica.
II SOLDATO: Ah, no.
I SOLDATO: Quindi le noci t'attacchi.
II SOLDATO: Però se due rondini europee si mettessero in due...
I SOLDATO: Ma figurati se due europee van d'accordo!
II SOLDATO: Ma mettiamolo!
I SOLDATO: E la noce come la tengon su? Oh, è grossa come una palla!
II SOLDATO: Tra le zampette, nel sottocoda.
I SOLDATO: Due uccelli per una palla!
II SOLDATO: Ma cosa, due palle per un uccello?
I SOLDATO: Un uccello con due palle è normale, ma una palla con due uccelli quando s'è visto?
BECCHINO: Morti, tombe, morti! Morti, tombe, morti! Fuori l'immortizia! L'immortezzaro! Li prendo caldi! Andiamo che è tardi! Morti freschi! Pulite la casa! Ammucchia lì. L'immortezzaro!
Sveglia femmine! Ancora c'è posto! Me ne vado!
UOMO: Ascolta, ci avrei questo.
BECCHINO: Due centesimi.
CADAVERE: So' vivo!
BECCHINO: Chi è?
CADAVERE: Non so' morto!
UOMO: Non dare retta a lui.
CADAVERE: So' vivo e vegeto!
BECCHINO: Aoh! Ma questo parla!
UOMO: È un fenomeno.
CADAVERE: Sto bene!
BECCHINO: Sta bene?
UOMO: Ma per poco. Parla e gli da fiato.
CADAVERE: Voglio il mio avvocato!
UOMO: Dai, nun sta' a pianta' grane.
BECCHINO: Così non posso, armeno parlasse piano.
CADAVERE: Non voglio salire su quel carro!
UOMO: Non stare a fare il bambino, nonno!
BECCHINO: È contro il regolamento.
CADAVERE: Mi sento un toro
UOMO: E fallo per me.
BECCHINO: No...
UOMO: Se aspetti un secondo, questo ci resta.
BECCHINO: Sì, a me me lo sai dire chi me lo paga il fermo?
UOMO: E quando ripassi?
BECCHINO: Venerdì.
CADAVERE: Se me fai scendere io me ne andrei pure.
UOMO: Ma sei più di là che di qua. Non puoi far niente?
CADAVERE: Ma lascialo perdere, che il signore ci ha tanto da fare. L'aspettano!
UOMO: E ti ringrazio tanto.
BECCHINO: Quando si può dare una mano...
UOMO: Mi hai levato un gran peso. E quello chi è?
BECCHINO: È un re.
UOMO: E come si capisce?
BECCHINO: Perché i re passano.
ARTÙ: Ehi, lei, plebeo! Come la si chiama?
BESTIA: Bestia!
ARTÙ: La senta, Bestia, di chi è quel castello laggiù?
BESTIA: E daglie con le domande!
ARTÙ: Cosa?
BESTIA: È chiuso. Si apre solo quando che piove.
ARTÙ: E perché solo quando piove?
BESTIA: Se no fuori te bagni, ignorante.
ARTÙ: Ma il padrone dove vive?
BESTIA: Da 'ste parti, ma è difficile.
ARTÙ: È difficile vivere su queste terre?
BESTIA: No, standoci sopra tirava pure a campa', ma da sotto è difficile.
ARTÙ: Chi sono gli eredi?
BESTIA: E questo ci insistisce con le domande. Oh, mica sei delle tasse, eh? Sai che te dico? Che se fai tante domande è capace che te ne accettano una e ti assumono a corte dove ti ingrassi senza
lavora', e il lavoro invece è tutto...
DONNA: Vai a lavora', Bestia!
BESTIA: Mia moglie, 18 anni, un fiore.
DONNA: E chi sei tu?
ARTÙ: Permetta che mi presenti. Sono Artù, re dei Bretoni. Desideravo un'informazione circa...
DONNA: E 'ndò lavori?
ARTÙ: Io comando.
DONNA: E che comandi?
ARTÙ: Per adesso, la Gran Bretagna, e i suoi figli.
DONNA: Noi non comandiamo niente, non tutti si può nasce sfaticati.
BESTIA: Non ci parlare con quello, che te po' attacca' la malatia. Guarda che il tempo non se deve spreca'. Si no ne risente il lavoro!
DONNA: Lavoro, lavoro, non pensi che al lavoro!
BESTIA: Questa è la nuova conquista del proletariato!
ARTÙ: Ehi! Felice coppia!
DONNA: Lo so, lo so.
ARTÙ: Andrei di fretta. A chi appartiene ora quel castello!
DONNA: E dove l'hai visto?
ARTÙ: La costruzione laggiù.
DONNA: Non me ne so' mai accorta.
ARTÙ: Cosa?
BESTIA: Lei non ha studiato i castelli, s'è fermata alle baracche. Ma non ci vergognamo: con la rivoluzione non ci serve nient'altro, capito questo?
ARTÙ: Sì.
BESTIA: Non ci freghi. Noi i nostri bisogni li abbiamo eliminati. Siccome tutto è merda...
ARTÙ: Lo sento.
BESTIA: ... noi lavoriamo direttamente la merda.
ARTÙ: La finisca.
BESTIA: Abbiamo abolito gli intermediari.
ARTÙ: La finisca! Le ordino di smetterla!
DONNA: Ordino? Ma chi ti credi d'essere?
ARTÙ: Il vostro re!
DONNA: Io non t'ho mai dato il voto.
ARTÙ: Non si vota per i re.
DONNA: E allora come t'è saltato in mente?
ARTÙ: La Signora del Lago, seno d'alghe ricoperto, fronte cinta da un bel serto, m'investì le cuore adea, e del Regno re mi fea. Ribattei stupito e incerto, tale investitura merto?, disse sono più
che certa, io la do a chi la merta.
DONNA: Ah, no!
BESTIA: No, non se riesce più a camminare tranquilli che te vanno a investire pure nel profondo dei laghi. Il potere però, mio caro, sai da dove proviene? Direttamente dal mandato popolare, vattelo
un po' a studiare, imbecille!
ARTÙ: Basta così!
BESTIA: Scusa, ma come mi sarebbe a dire che perché a una signora qualunque gli gira tu ti metti a esercitare la monarchia?
ARTÙ: La finisca!
BESTIA: Se allora io vado a dire che sono imperatore perché un'isterica m'ha sventolato in faccia un'insalata di alghe con le tette mi chiudono in manicomio.
ARTÙ: Le intimo di fare silenzio!
BESTIA: Oh! Vedete questo che comincia a fa' il prepotente?
ARTÙ: Zitto!
BESTIA: Oooh! Questo qui comincia a fa' il prepotente! E solo perché una puttanella del porto...
ARTÙ: La Signora del Lago!
BESTIA: Sentito come la difende? L'avete sentito? Quanto ce tiene alla sua signora, si fa mantenere a corone, è un pappa!
ARTÙ: Tu sei forte. Te lo dice Artù, re dei Bretoni. Combatti come dieci uomini. E io cerco valorosi cavalieri fidati che onorino la mia corte di Camelot. Tu mi sembri proprio la persona
adatta. Vuoi venire con me? Parla più forte! Gli è agnostico. O gli è sordo. Vai, Patsy!
CAVALIERE NERO: Da qui non si passa.
ARTÙ: Cosa?
CAVALIERE NERO: Da qui non si passa!
ARTÙ: O che dai fiato solo per dire castronerie, ma io ci passo e ci ripasso!
CAVALIERE NERO: Te prova, che io ti sbuso.
ARTÙ: Io ti comando come re dei Bretoni di levarti di là!
CAVALIERE NERO: Non farmi ridere, che mi fa male la cerniera. Balosso!
ARTÙ: E allora comincia! E ora fatti da parte, valoroso avversario.
CAVALIERE NERO: Robetta...
ARTÙ: L'è un braccio, mica mostacciola.
CAVALIERE NERO: Ma va là!
ARTÙ: E guarda, no?
CAVALIERE NERO: Mah... l'è minga la prima volta.
ARTÙ: Bugiardo!
CAVALIERE NERO: Finocchio, culatina e culattùn. S'è ghe?
ARTÙ: La vittoria è mia.
CAVALIERE NERO: Oh, vacca. S'è ghe?
ARTÙ: Io offro a te, o Signore...
CAVALIERE NERO: Ah, vigliacco, ti arrendi?
ARTÙ: Io?
CAVALIERE NERO: Chiedi pietà, ah, ah, ah! Pistola!
ARTÙ: Dai, finiscila. La vittoria è mia.
CAVALIERE NERO: Lascia perdere le parole, sono i fatti che contano.
ARTÙ: Oh, impara piuttosto a levarti l'armatura coi piedi.
CAVALIERE NERO: Se no?
ARTÙ: Te la fai nei calzoni.
CAVALIERE NERO: Eh, eh, eh! Finocchio!
ARTÙ: Piantala!
CAVALIERE NERO: Culatina! Culattùn!
ARTÙ: Ti stacco una gamba, eh?
CAVALIERE: Te provaci.
ARTÙ: L'hai voluto!
CAVALIERE NERO: Questa qui te la faccio pagare, eh?
ARTÙ: Che farai?
CAVALIERE NERO: Veng chi.
ARTÙ: Ma lo sai che sei un bel tignoso?
CAVALIERE NERO: Sono invincibile!
ARTÙ: Tu sei zoppo.
CAVALIERE NERO: Ma di profilo non sembra. Vieni avanti, muoviti, dai. Forza! Allora? Dai! Vacca che bel taglio. Mettiamo su una fabbrichetta di tranciatrici? O ci buttiamo negli affettati, eh?
Salmone olandese...
ARTÙ: Andiamo!
CAVALIERE NERO: bologna sottovuoto, trenta ore settimanali, cassa integrazione al 98%. Guarda che l'artigianato va a rotoli! Non ci ha il bernoccolo degli affari. Pirla!
MONACO: Pie Jesu Domine, dona eis requiem.
MONACI: Pie Jesu Domine, dona eis requiem. Pie Jesu Domine, dona eis requiem. Pie Jesu Domine, dona eis requiem.
I VILLICO: L'abbiamo trovata! Abbiamo trovato una strega!
II VILLICO: Bruciamola!
RAGAZZO: Ammazzala!
III VILLICO: Ammazzatela! Svergognata! Bruciamola! Bruciamola viva! Sul patibolo! Sul patibolo! Qua! Qua!
I VILLICO: Ecco la strega! Diamogli fuoco!
FOLLA: Al rogo! Al rogo! Al rogo!
BEDEVERE: Calma! E chi vi ha detto che è una strega?
FOLLA: Al rogo!
BEDEVERE: Avvicinatela.
STREGA: Vostro Onore, guardi che c'è un equivoco.
BEDEVERE: E dove sarebbe st'equivoco?
STREGA: M'hanno mascherato loro così!
FOLLA: No!
STREGA: Questo non è il mio naso. È falso!
BEDEVERE: Mmmh. E questo naso?
I VILLICO: E che è, per un naso!
BEDEVERE: E l'imbuto per cappello?
I VILLICO: Ma che fai, stai a guarda' il cappello?
FOLLA: La dovemo brucia'! A morte la strega!
BEDEVERE: Ti hanno conciata così loro?
I VILLICO: No!
FOLLA: No! No!
I VILLICO: Sì!
FOLLA: Sì! Sì!
I VILLICO: Un poco. Guarda il foruncolo!
BEDEVERE: E come fate a dire che è una strega?
III VILLICO: Mi ha trasformato in salamandra.
BEDEVERE: Salamandra? E tu sei una salamandra?
III VILLICO: Non si vede?
II VILLICO: E a me mi aveva trasformato...
FOLLA: Ah! Strega! Bruciamola!
BEDEVERE: Calma, calma! Non vi agitate, popolo. La giustizia ha metodi sicuri per essere certa.
I VILLICO: Cosa? Quali sono questi metodi?
BEDEVERE: Seguitemi. Voi che ci fate con le streghe?
FOLLA: A morte! Al rogo!
BEDEVERE: E che cosa bruciate, a parte le streghe?
I VILLICO: Ancora streghe!
III VILLICO: Shh!
II VILLICO: La legna!
BEDEVERE: La legna. Allora le streghe bruciano...
III VILLICO: Beh... perchè sono di legno?
BEDEVERE: Ecco lì. E come si fa a capire che quella roba lì è di legno? Eh?
I VILLICO: Costruendoci un ponte.
BEDEVERE: Ah, ma si costruscono anche ponti di pietra.
I VILLICO: Allo' gnente.
BEDEVERE: Niente ponte, torniamo al legno. Va a fondo nell'acqua?
II VILLICO: Va a galla! Va a galla!
BEDEVERE: Calma, calma, non è mica ancora finita. Cos'altro ancora galleggia nell'acqua?
I VILLICO: Il pane.
II VILLICO: La sanza.
III VILLICO: I pezzi di piombo?
I VILLICO: I sassi.
II VILLICO: I pezzi di stronzo.
BEDEVERE: No, no.
III VILLICO: I grilli.
II VILLICO: I pezzetti di stronzo!
ARTÙ: Le oche.
FOLLA: Le oche?
BEDEVERE: Risposta esatta. Le oche galleggiano come il legno.
I VILLICO: Sì. Quindi... un'oca galleggia sull'acqua... allora è fatta di legno.
BEDEVERE: Se ha lo stesso peso dell'oca. In questo caso...
I VILLICO: È una strega!
II VILLICO: È una strega!
FOLLA: Sì! È una strega!
BEDEVERE: Procediamo con ordine. Andiamo alla bilancia.
FOLLA: Portate un'oca! Portate un'oca!
BEDEVERE: La strega su un piatto!
I VILLICO: Su, sbrigati!
BEDEVERE: L'oca sull'altro. Vediamo se il peso è uguale. Al fuoco! Il tuo ultimo desiderio?
STREGA: Speriamo che piove.
III VILLICO: Strega!
BEDEVERE: Com'è che conoscete le arti della legge?
ARTÙ: Perché sono Artù, re dei Bretoni.
BEDEVERE: E me parea.
ARTÙ: Giudice ascolta. Va bene che sei inamovibile, ma ti faresti trasferire a Camelot?
BEDEVERE: Tra i cavalieri della Tavola Rotonda?
ARTÙ: Qual è il tuo nome?
BEDEVERE: Bedevere, mio sire.
ARTÙ: Da questo momento sei mio cavaliere. E avrai un posto a tavola.
MARTELLINI: Il dotto Bedevere, detto dal popolo a-dotto, fu primo al seguito di re Artù, come risulta dalla tabella del fotofilmish. Secondo, Lancillotto il Coraggioso. Terzo, Galahad il Puro.
Quarto, Sir Robin, molto meno coraggioso di Lancillotto, che a momenti affrontava il drago di Angnor, che quasi sfidava il pollo di Bristol, che alla battaglia di Badon Hill andò così di corpo che di
lui ne rimase appena da mettere insieme un neonato. Malgrado le diverse prestazioni segnarono tutti un buon tempo. Anzi, più che un tempo, un'epoca: quella dei Cavalieri della Tavola Rotonda. Che è
quella mano? Pussa via!
BEDEVERE: ... ed è per questo che la Terra è a forma di banana.
ARTÙ: Le tue teorie mi hanno convinto. Dunque, le vesciche dei montoni impediscono i terremoti.
BEDEVERE: Ma si sa!
LANCILLOTTO: Chi va là?
ARTÙ: Camelot!
GALAHAD: Camelot!
LANCILLOTTO: Capperi!
PATSY: Un modellino.
ARTÙ: Shh! Cavalieri, questo autentico castello gli è casa vostra. Camelot.
CAVALIERI: We're Knights of the Round Table, we dance whene'er we're able. We do routines and chorus scenes with footwork impeccable. We dine well here in Camelot, we eat ham and jam and spam a lot.
We're Knights of the Round Table, our shows are formidable. But many times we're given rhymes that are quite unsingable. We're opera mad in Camelot, we sing from the diaphragm a lot. In war we're
tough and able, quite indefatigable. Between our quests we sequin vests, and impersonate Clark Gable. It's a busy life in Camelot. I have to push the pram a lot.
ARTÙ: Non puoi lascia' la reggia un attimo che te la riducono una discoteca.
CAVALIERI: Vero, vero.
DIO: Arturo. Arturo. Ma dove vai? Possibile che non possa aprir bocca che tutti si mettano in ginocchio?
ARTÙ: Scusi.
DIO: Non sopporto l'adulazione. E finiamola con questi "scusi", "non son degno", "perdono", e fatemi parlare! E ora che fai?
ARTÙ: Distolgo lo sguardo.
DIO: Piantala! Sempre a recitare versetti di salmo... Mi deprimono! Alza gli occhi!
ARTÙ: Agli ordini!
DIO: Bene. Arturo! Voglio affidarti una missione che darà luce e gloria a questo secolo oscurato dalle tenebre.
ARTÙ: L'è una bona idea, Signore.
DIO: Certo che è una buona idea. Da Padreterno. Questo è il Calice Sacro, questo sarà il tuo scopo: la ricerca del Santo Graal. La ricerca del Santo Graal! È stato il primo, resterà il
migliore.
LANCILLOTTO: Accipicchia, s'è scontrato con le nuvole.
GALAHAD: Sarà assicurato.
SPEAKER: The quest for the Holy Grail. La ricerca del Santo Graal.
ARTÙ: Alt! C'è qualcuno? Oooh!
SOLDATO: Cu è?
ARTÙ: Io sono il re Artù e questi sono i miei cavalieri di Camelot. Il castello di chi gli è?
SOLDATO: E a tia presentemente che te ne fotte? È di chi deve essere.
ARTÙ: Vada dal suo padrone e gli riferisca che Dio mi ha incaricato di compiere una missione di molto prestigio, che consiste nella ricerca e nella conquista del Santo Graal.
SOLDATO: Io vado a riferire, ma penso che non ci interessa, ehm, perché uno ce l'ave già.
ARTÙ: Ei che ci ha?
GALAHAD: Dice che ne ha già uno.
ARTÙ: Il Calice Santo ce l'ha qui?
SOLDATO: E pure molto grazioso! Ci ho fatto credere che noi ne abbiamo un altro.
ARTÙ: Che, gli si potrebbe dare un'occhiatina?
SOLDATO: Manco morto. Siete porci europei.
ARTÙ: Perché, voi che siete?
SOLDATO: Austriaci. È perché pensi che ci haio questo fituso accento. Lampo nei peri.
GALAHAD: E che volete qui nel Nord?
SOLDATO: Fatti l'affari toi.
ARTÙ: Se non ci mostrate il Graal attaccheremo il castello con la forza.
SOLDATO: Matri che paura che ruggisci, piecoro, ma comu criri ca mi spaventu. A mia. Mi spaventa a mia. Mi fa tremare tuttu u pizzu da suttanedda. Iarruso. E testa di m-m-m-minchia. Prrr! Prrr!
Prrr!
GALAHAD: Questo dev'essere di Cefalù.
ARTÙ: Ascolta, buon militare...
SOLDATO: Io non ti vogghio chiù sèntere, io mi ni futtu di tia e di tutti l'autri bestiuna ca tene, vi sputu dintra all'occhi, figghi di matre sterile e di patre impotente, aricchiuni...
GALAHAD: Non vi è qualcun altro con cui parlare?
SOLDATO: No, e ora iatevinne, che me ne ricordavo avutri e ancora più migliori.
ARTÙ: Non ci resta altro da fare. Lanciare un ultimatum.
SOLDATO: Vaccamoli!
II SOLDATO: Che fu?
SOLDATO: Vaccamoli!
ARTÙ: Se la ragion non vale, gli è con la forza che noi... Attenti, ci vaccano!
PAGGIO: M'hanno vaccato!
ARTÙ: Si carica. Alla carica!
SOLDATO: Disgraziati! Fitusi!
ARTÙ: Ritirata! Gambe, miei prodi!
SOLDATO: Prrr!
LANCILLOTTO: Vuoi vedere che li ammazzo?
ARTÙ: No, no. No, no.
BEDEVERE: Ci ho un'idea.
SOLDATI: Vai tu. No, tu. Va iddu. U primu. E vai. C'è nu cunigghiu. Nu cunigghiu? Nu cunigghiu! Li cugghiuna! Pare u cunigghiu di Troia. E che, le troie fanno i cunigghi? Fatto storico,
stupido! L'avemo a purtari intru le mura, se no non funziona. Ah!
ARTÙ: E ora che è dentro?
BEDEVERE: Beh, adesso Lancillotto, Galahad e io aspettiamo la notte. E dopo usciremo dal ventre del coniglio e uccideremo i militari nemici prendendoli di sorpresa. Eh, eh!
ARTÙ: Chi c'è nel coniglio?
BEDEVERE: Beh, Lancillotto, Galahad e io. Usciremo dal ventre e...
ARTÙ: Aaah...
BEDEVERE: Forse, trasformando il coniglio in cavallo...
ARTÙ: Via di qua! Si salvi chi può! Aiuto! Il coniglio! Via! Via!
PAGGIO: Aaah!
CIACCHISTA: Non è mai troppo tardi, ottima.
REGISTA: Ottava, cretino.
STORICO: La disfatta gettò nella più completa disperazione re Artù. Il turpiloquio, le vaccate del nemico e le sue proprie conigliate l'avevano prostrato. Ritenne tuttavia di adottare una nuova
tattica perché l'appassionata ricerca del Santo Graal avesse una favorevole conclusione. Artù, in accordo coi suoi cavalieri, decise che si procedesse separatamente nella ricerca del Graal, ognuno
per sé. Sarà questo il nostro tema. Anzi...
CAVALIERE: Aaah!
MOGLIE DELLO STORICO: Indro! Era venuta così bene! Oh!
SPEAKER: The tale of Sir Robin. Le gesta di Sir Robin.
GIUBILO: Robin galoppa molto bene, si distacca dal gruppo, e alla curva della foresta di Ewing è tallonato solo da Irtimannon, portacolori della Camelot, un menestrello balzano gran figlio
di...
MENESTRELLO: Se ne va Sir Robin, l'eroe che non sa la paura che cos'è, ci gioca a carte. Alle cinque sai che fa, con la morte prende il tè. Biondo, calmo, forte, zucchero a parte. Non conosce il
pericolo, non ha nessun tabù. Coi nemici fa da sé, li sbaraglia a frotte. Li affronta a tu per tu, fossero anche a tre per tre, e se un dì cadesse lui se ne fotte. Ha deciso già il suo corpo a chi
va, fatto a fette e poi distribuito tra noi. Le sue membra a te, le sue natiche al re, il suo membro...
ROBIN: A te... nzione... qui l'affare si fa grosso. Eh, credo che ne vedremo delle belle.
DONNA: Tu dici che sono morti, Bestia?
BESTIA: Altro che morti, trapassati!
TRE TESTE: Alt! Chi sei tu?
MENESTRELLO: Questo è Mr. Robin, Mr. Robin, uh...
ROBIN: Crepa! Eh... noi si passava, loro passavano qui per caso...
TRE TESTE: Per che fare?
ROBIN: Eh...
MENESTRELLO: Una strage!
ROBIN: Ti prego. Eh... niente, niente, veramente, io vorrei soltanto passare, o no?
TRE TESTE: In che categoria?
ROBIN: Ah... io... sarei un cavaliere.
TRE TESTE: Tu allora stai dalla parte dei padroni!
ROBIN: È male?
I TESTA: Hai la tessera dei sindacati?
II TESTA: È un iscritto?
III TESTA: Ma se se' un aristocratico.
II TESTA: Bisogna accettare tutti.
III TESTA: Ma sono irrecuperabili.
I TESTA: Oh, sta' zitto.
ROBIN: Mentre che voi...
I TESTA: Fermo, noi dobbiamo offrire la massima apertura.
III TESTA: No, perché poi ce la otturano.
I TESTA: Interpelliamo la base.
III TESTA: Non ci si può basare sulla base.
II TESTA: E allora su che cosa ci si deve basare?
I TESTA: Sulla bocca.
II TESTA: Mi no te baso.
I TESTA: Oh, ma chi ti credi di essere? La principessa del pisello?
II TESTA: Non mi sei neanche simpatico.
III TESTA: Basta così, noi dovemo tutelare le masse.
I TESTA: Lo so, più potere d'acquisto, più potere occupazionale, più potere programmatorio.
II TESTA: Il potere!
III TESTA: E le piattaforme?
I TESTA: Non mi parlare di piattaforme. Non ho mai capito le piattaforme.
II E III TESTA: Nemmeno noi!
TRE TESTE: Morte ai padroni!
I TESTA: È scappato.
II TESTA: È scappato.
III TESTA: Era un industriale.
MENESTRELLO: Ma Sir Robin non ci sta...
ROBIN: No.
MENESTRELLO: ... scappa, fugge, se la dà...
ROBIN: Ma che dici?
MENESTRELLO: Di fronte ad ogni pericolo, si coprirà di ridicolo...
ROBIN: Ma no, non è vero!
MENESTRELLO: E sì, eroe del cavolo, sta' zitto un bel cavolo. Un vigliacco come te un altro al mondo non ce n'è.
ROBIN: Ma cosa dici?
MENESTRELLO: Si, vaffanculo, va, Sir Robin.
MONACI: Pie Jesu Domine, dona eis requiem. Pie Jesu Domine, dona eis requiem.
SPEAKER: Le gesta di Sir Galahad. Oh, pardon me: the tale of Sir Ga... cioè, le gesta... sì, vabbè...
GALAHAD: Aprite, l'ho visto! Aprite, è lui! In nome del Santo Graal e di re Artù, aprite!
ZOCLET: Oh... Questa è una sorpresa assai gradita, benvenuto al Castello della Sorcia.
GALAHAD: Della Sorcia?
ZOCLET: Eh, sì. Prima si chiamava ancora peggio. Oh, ma non è che la cosa ci debba interessare. L'importante è volersi bene, non è vero?
GALAHAD: Voi siete le vestali del Santo Graal?
ZOCLET: Di cosa?
GALAHAD: È qui il Graal, sì?
ZOCLET: Oh, ma sarai stanco, riposati, Cavaliere. Minchy, Chiapper...
VALLETTE: Eccoci qua, Zoclet.
ZOCLET: Il letto.
VALLETTE: Oh, grazie, grazie.
ZOCLET: Okay, okay, okay, okay. Puttanelle. Qui i letti sono caldi, soffici, e a due piazze.
GALAHAD: Grazie, ecco... io...
ZOCLET: Qual è il tuo nome, bel giovinotto?
GALAHAD: Sir Galahad, il casto.
ZOCLET: Il mio è Zoclet. Solo Zoclet. Oh, ma che aspetti?
GALAHAD: No, ascolti, la supplico, in nome del Cielo, mi mostri il Graal!
ZOCLET: Ma tu hai sofferto molto. Stai delirando.
GALAHAD: Voglio vederlo! È qui...
ZOCLET: Galahad! Il tuo comportamento sembra rifiutare la nostra ospitalità.
GALAHAD: Ma non è che io...
ZOCLET: È molto bello che tu voglia accettare di stare con noi, anche se la nostra vita non è così maschia e virile come la tua. Siamo centocinquanta verginelle, fra i 16 e i 19 anni e mezzo. Oh...
tutte sole e abbandonate, sempre a sciacquettarci, agghindarci, svestirci, ricamarci pizzi e trine... Perciò perdona, non siamo abituate a ricevere i bei cavalieri. Vieni, vieni! E buttati! Oh... ma
sei ferito!
GALAHAD: No, no, non è niente.
ZOCLET: Ma ci vuole un dottore, e subito! Su, stenditi.
DOTTORESSA: Allora? Vogliamo spogliarci?
GALAHAD: Quelle sono dottori?
ZOCLET: Eh... hanno fatto dei corsi serali accelerati.
GALAHAD: Oh!
ZOCLET: Oh, ti prego, non ti agitare. Sta' buono. Dottoresse, il paziente è nelle vostre mani.
DOTTORESSA: Rilasssati.
GALAHAD: Non mi sembra di esser teso.
DOTTORESSA: Potrebbe accadere all'improvviso.
GALAHAD: Uh... Io sono cavaliere, ma...
DOTTORESSA: Per favore! Lascia fare ai dottori.
GALAHAD: ... non ho niente al cavallo. Ah! Non mi toccate! Sono sotto voto di castità!
DOTTORESSA: Ma il voto è a rendere.
GALAHAD: Non credo ai dottori! Io credo al Graal.
DOTTORESSA: E a quale Graal credi?
GALAHAD: A quello che ho visto! L'ho visto! Qua l'ho vi...
RAGAZZE: Oh... Che bello... Ciao... Bello... Ciao... Ciao... Uhm... Uhm...
GALAHAD: Zoclet!
ZINNON: No. Io sono la sorella gemella di Zoclet, Zinnon.
GALAHAD: Col suo permesso...
ZINNON: Dove scappi?
GALAHAD: Ho visto il Graal. Splendente, in cima al castello.
ZINNON: No! Oh, no! Ma che mascalzona!
GALAHAD: E perché?
ZINNON: Perché? Perché è così, Zoclet. Lei va ad accendere sempre la lampada a forma di Graal che abbiamo sulla la torre principale. La usa come specchietto per le allodole.
GALAHAD: Non è il vero Graal?
[ZINNON: Wicked, bad, naughty, evil Zoot. Oh, she is a bad person, and must pay the penalty. Do you think this scene should have been cut? We were so worried when the boys were writing it. But now
we're glad. It's better than some previous scenes, I think.
TRE TESTE: Ours was better visually.
BESTIA: Ours was committed. It wasn't a string of pussy jokes.
VECCHIO: Get on with it.
MAGO TIM: Yes! Get on with it!
ESERCITO: Get on with it!
ZINNON: Oh, I am enjoying this scene.
DIO: Get on with it!
ZINNON: Oh, wicked, wicked Zoot!]
ZINNON: E la punizione sarà esemplare. Qui, nel Castello di Sorcia, colei che non riesce a frenare le sue passioni e accende la lampada, nuda e legata sopra un letto viene battuta.
RAGAZZE: Sculacciata! Sculacciata!
ZINNON: Il tempo che vuoi. E quando sarai stanco tu non ti preoccupare, smetti con lei... batti me.
RAGAZZE: E me! E me! E poi io!
ZINNON: Sì, sì, certo, certo, tutte verremo battute.
RAGAZZE: Oh, che bello, sul culetto.
ZINNON: E dopo le frustate, gli amplessi orali.
GALAHAD: Ah, beh, in questo caso... Però senza mettere fretta, eh?.
LANCILLOTTO: Sir Galahad!
GALAHAD: Ah, sei tu.
LANCILLOTTO: Presto! Presto!
GALAHAD: Ma... ho appena detto di non mettermi fretta...
LANCILLOTTO: Vergognati, tentatrice!
GALAHAD: Perché non ti vai a riposare?
LANCILLOTTO: Ti proteggeremo la fuga.
GALAHAD: Non ci penso proprio!
ZINNON: Oh, venite, Sir Galahad!
GALAHAD: Le stavo per battere!
LANCILLOTTO: Salvati, Galahad!
GALAHAD: Guarda che posso benissimo occuparmene da solo.
LANCILLOTTO: Salvati! Salvati!
ZINNON: Non abbiamo altra catarsi!
GALAHAD: Dopo tutto sono solo centocinquanta.
ZINNON: Non abbiamo altra catarsi! Non capiscono catarsi. Galahad! Oh, shit!
LANCILLOTTO: Siamo arrivati giusto in tempo, eri perduto.
GALAHAD: Ma che vi ha detto...
LANCILLOTTO: Eri in un terribile impiccio, non ce l'avresti fatta con tutte quelle.
GALAHAD: Lasciatemi tornare, voglio affrontare tutto il cucuzzaro.
LANCILLOTTO: Il rischio è troppo grosso!
GALAHAD: Un vero cavaliere non teme i pericoli!
LANCILLOTTO: Ma quelle sono femmine!
GALAHAD: Ma che, sei frocio?
LANCILLOTTO: Io? Sentitelo!
GALAHAD: Ma che sei impazzita?
SPEAKER: Sir Lancelot saves Sir Galahad from almost certain temptation. Sir Lancillotto quindi salva Sir Galahad da una probabile, anzi certissima resa. Intanto, nella Scena 24, re Artù e Sir
Bedeverus, distanti un volo di rondine, incontrano un vecchio, il quale... distante anche due voli di rondine... e anche quattro, se portavano una noce di cocco. Però trascinandola a piedi.
ESERCITO: Get on with it!
DONNA: E che maniere!
SPEAKER: Un po' di rispetto per i nostri esperti!
I SOLDATO: Certo che trascinandola a piedi...
ESERCITO: Get on with it!
I SOLDATO: Ah!
ARTÙ: E questo mago di cui mi parla, ne conosce l'ubicazione?
VECCHIO: Ah, ah, ah, ah, ah, ah! Praticamente, no? Ah, ah, ah!
ARTÙ: Dove vive? Le ho domandato dove vive.
VECCHIO: E gli... Conosci la caverna dove praticamente non è mai entrato essere terrestre?
ARTÙ: E il Graal? Il Graal gli è lì?
VECCHIO: Sì, ma t'attacchi perché prima della caverna c'è la Gola che ti inchiappetta. Nessun uomo l'ha mai attraversata, eh, eh!
ARTÙ: Ma il Graal, il Santo Graal, dov'è?
VECCHIO: Cerca il Ponte della Morte, eh, eh, eh, eh!
ARTÙ: E questo Ponte della Morte conduce al Graal?
VECCHIO: Ah, ah, ah! Indifferentemente, no? Eh, eh, eh, eh, eh!
CAVALIERE DEL TIÈ: Tiè!
ARTÙ: Leee! Chi siete?
CAVALIERE DEL TIÈ: Noi siamo i Cavalieri del Tiè.
ARTÙ: No! Sono i Cavalieri che dicono "Tiè"!
CAVALIERE DEL TIÈ: Esattamente
BEDEVERE: Urca!
CAVALIERE DEL TIÈ: I guardiani delle due parole sacre "Vaffa" e... "Ncul".
ARTÙ: Raramente chi li ascolta riesce a non andarci.
CAVALIERE DEL TIÈ: Se non volete il Tiè, offriteci un sacrificio.
ARTÙ: Noi siamo dei semplici viaggiatori, e cerchiamo l'incantatore che vive oltre questa Gola.
CAVALIERE DEL TIÈ: Tiè! Tiè!
ARTÙ: Basta! State boni!
CAVALIERE DEL TIÈ: Tiè!
ARTÙ: Pietà!
CAVALIERE DEL TIÈ: Ripeteremo Tiè fino a quando soddisferete il nostro desiderio.
ARTÙ: Che cosa vi occorre?
CAVALIERE DEL TIÈ: Noi vogliamo un po' di verde.
ARTÙ: Un cosa?
CAVALIERE DEL TIÈ: Tiè! Tiè!
ARTÙ: No! No!
CAVALIERE DEL TIÈ: Tiè! Tiè!
ARTÙ: Basta, per favore. Vi troveremo il po' di verde.
CAVALIERE DEL TIÈ: Se non ritornate con un po' di verde, dovrete eseguire l'ordine delle due parole sacre!
ARTÙ: Cavalieri del Tiè, risparmiateci i "Vaff". Torneremo con il po' di verde.
CAVALIERE DEL TIÈ: Che sia fresco.
ARTÙ: Di giornata.
CAVALIERE DEL TIÈ: Senza spendere troppo.
ARTÙ: Certo.
CAVALIERE DEL TIÈ: E allora va'!
MOGLIE DELLO STORICO: A cavallo, in là.
POLIZIOTTO: Ha preso la targa?
MOGLIE DELLO STORICO: Sì.
POLIZIOTTO: Che numero?
MOGLIE DELLO STORICO: Per i danni, sa.
AMANUENSE: E che ca... Oh! Oh! Ma ti pare che uno si può mettere mai a lavorare di fino? Se scorreggia un topo in cantina qui tremano le pareti dell'attico. Poi queste case moderne, vorrei
proprio sapere come le alzano. Farabutti, truffatori! Per forza! Invece di mettere l'acqua nella calce ci fanno pisciare gli operai. Oh!
SOLE: Ohp! Su con me! Su con me! Ohp!
AMANUENSE: E finitela un po', razza di fannulloni! Via, via! Non vi rendete conto che non seguite il ritmo? E tu che fai?
SOLE: Meglio Sole, che male accompagnato.
AMANUENSE: Che tempo di merda.
SPEAKER: The tale of Sir Launcelo... t.
RE: Un giorno queste cose ti apparterranno tutte.
ALFREDO: Cosa, le tendine?
RE: Ma quali tendine! Tutto quello che vedi da qui, attraverso le colline e le vallate, faranno parte del tuo regno.
ALFREDO: Senti, mamma...
RE: Papà. Sono papà.
ALFREDO: Papà, non voglio niente di questo.
RE: Ascoltami. Ho tirato su questo reame dal nulla. Questa terra non era altro che soltanto melma. Altri colleghi m'hanno detto che ero pazzo a costruire qui. Ma io non ho desistito, figliolo. E il
primo castello affondò nella melma, e va bene! Ne ho costruito un secondo, sparì nella melma. Allora ne feci un terzo che prima si bruciò, e poi affondò pure lui nella melma. Ma il quarto resistette.
Niente melma. E un giorno sarà tuo. Il più solido castello dei dintorni.
ALFREDO: Ma non voglio niente di questo. Né altro.
RE: Ma allora che vorresti?
ALFREDO: Vorrei solo cantare.
RE: Fermatevi! Fermatevi! Finché avrò vita qui non si canta. Apri le orecchie: fra dieci minuti ti sposerai la figlia del più grosso proprietario latifondista terriero che ci sia in Bretagna.
ALFREDO: E con la terra che ci canto?
RE: Senti un po', Elena...
ALFREDO: Alfredo.
RE: Alfredo. Ci occorre la terra a noialtri. Viviamo con la melma fino al collo.
ALFREDO: Ma io non gradisco.
RE: Non la gradisci? Che cos'è che non ti va? È bellissima. Ricchissima. Ci ha delle tett... ci ha delle pere enormi!
ALFREDO: Questo lo so. Ma... vorrei una ragazza che più che una sposa fosse... una... specie di... marito.
RE: Smettiamola! E smettiamola! Sposerai la principessa anche se sarà soltanto una consorte. Guardie! Il principe varcherà la porta se non quando vengo a prenderlo.
I GUARDIA: Non varcherà la porta se quando venite a prenderlo.
RE: Sì. No, no. Se non quando, non se quando.
I GUARDIA: Se non quando varcherà la porta, voi non venite a prenderlo.
RE: No, no, momento. Io vengo a prenderlo, e intanto lui non deve uscire.
I GUARDIA: E voi venite a prenderlo.
II GUARDIA: E io vengo.
I GUARDIA: E quando voi venite vi impediremo di varcare la porta.
RE: No, no no non a me, a lui.
I GUARDIA: Non varcherà. Sì.
RE: Esatto?
II GUARDIA: Sì.
I GUARDIA: Oh, ammettiamo che... ammettia... ammettiamo che... ammettiamo che lui...
RE: Eppure non è complicato.
I GUARDIA: Eh... oh...
RE: È semplicissimo. Voi ve ne state qui, e gli impedite di varcare la porta. È chiaro?
II GUARDIA: Sì.
I GUARDIA: Oh, ora che ci penso, ah... può varcare la porta con noi?
RE: No. No, no, ecco... voi non vi muovete di qui. E se lui vuole varcare...
I GUARDIA: Ah, certo, se vuole varcare... Se... se lui vuole varcare chi glielo impedisce?
RE: Voi lo dovete da tenere soltanto qui.
I GUARDIA: Finché voi o qualcun altro...
RE: No. No qualcun altro, solo io.
I GUARDIA: Solo voi.
RE: Lo prendo.
I GUARDIA: Lo prende.
RE: D'accordo?
I GUARDIA: D'accordo, resteremo finché lo prendete.
RE: E gli impedite di uscire.
I GUARDIA: Cosa?
RE: Gli impedite di uscire.
I GUARDIA: Dopo averlo preso.
RE: Sì, ma solo fin quando non vengo.
I GUARDIA: Ah! Parlavate del principe. E non parlavate di lui. Perché è un po' bizzarro far la guardia a una guardia.
RE: D'accordo?
I GUARDIA: Oh, perfetto, non c'è problema.
RE: Finalmente. Ma dove andate?
I GUARDIA: Ma veniamo con voi.
RE: Ho capito. Voi non dovreste stare qui, e se vuole uscire voi lasciatelo andare.
I GUARDIA: Non muoverà un passo.
ALFREDO: Ma paparino...
RE: Meno storie. E infilati il tight! Oh, niente canzoni! Hai provato a guardarti allo specchio?
II GUARDIA: Ma perché...
I GUARDIA: Così prendevi paura, e ti passava la sbronza.
II GUARDIA: E ti pare che se non ero sbronzo stavo qui a fare lo stronzo?
I GUARDIA: Shh! Non parlare, che puzzi. Oh, il principe si muove.
LANCILLOTTO: Attento al fosso, Conforte.
CONCORDE: Grazie, Sir Lancelot, molto gentile
LANCILLOTTO: Quest'altro! Ovunque si può! Ce l'hai fatta? Ah, bravo! E adesso... un saltino. Seguimi, Conforte.
CONCORDE: Messaggio per lei, signore.
LANCILLOTTO: Conforte! Conforte, parlami! Leggete questo mio scritto, ne va della vita. Causa costrizione paterna incombemi matrimonio sgradito contro volontà. Prego prego prego supplico liberarmi.
Recapito: Torre Alta, Castello Melma, In Anonimi. Era ora! Un cenno del cielo! Un primo gradino verso la purificazione che sicuramente porta al Graal. Bravo, bravo Conforde, tu non sei spirato
invano.
CONCORDE: Eh... veramente non sono morto ancora.
LANCILLOTTO: Bravo, Conforde, non sei non spirato invano.
CONCORDE: Cre... cre... credo che mi rimetterò, signore.
LANCILLOTTO: Ah, è così.
CONCORDE: Anzi, credo proprio che verrò con voi.
LANCILLOTTO: No, non ti muovere, Conforte, giaci. Appena avrò l'opportunità ti manderò dei soccorsi, quando avrò compiuto il mio dovere di... Oh!
CONCORDE: Cavaliere?
LANCILLOTTO: Cavaliere!
CONCORDE: Ma io mi sento molto in forma.
LANCILLOTTO: A presto, fido Conforte!
CONCORDE: Ciao, ciao. Ma se le servo, un'altra freccia e la raggiungo! Mah!
CONTADINO: Buongiorno.
I SENTINELLA: Giorno.
LANCILLOTTO: Ah! Ah!
II SENTINELLA: Ehi!
LANCILLOTTO: Aaah!
I GUARDIA: Ehi, giovanotto, con le armi non si scherza, sai...
LANCILLOTTO: Ai vostri piedi, il cuore e il braccio di Lancelot da Camelot, bellezza prigioniera. Scusi, signore.
ALFREDO: L'hai dunque ricevuto?
LANCILLOTTO: Sì, ho ricevuto un messaggio.
ALFREDO: Sei venuto a salvarmi.
LANCILLOTTO: Eh... pensavo che...
ALFREDO: Lo sapevo che qualcuno... qualcuno sarebbe arrivato. L'impossibile si è avverato.
RE: Ferma la musica! Ferma la musica! Basta! Basta! Chi sei?
ALFREDO: Tuo figlio.
RE: Ma non ce l'ho con te.
LANCILLOTTO: Io sarei Lancillotto.
ALFREDO: È venuto a salvarmi, padre.
LANCILLOTTO: Beh, non precipitiamo, per favore.
RE: Ha ammazzato lei quelle guardie?
LANCILLOTTO: Ehm... ah, sì. Mi scusi.
RE: Ma sai quanto mi costano?
LANCILLOTTO: Ho già detto mi scusi... comunque se posso in qualche maniera...
ALFREDO: Non ti fare impressionare, Lancillotto, io ho già pronta la corda.
RE: E anche otto invitati.
LANCILLOTTO: Sa com'è, nelle feste. Credevo che fosse femmina.
RE: La posso capire.
ALFREDO: Allora, Lancillotto, vuoi venire?
RE: Silenzio! Mi ha ammazzato anche il padre della sposa, lo sa?
LANCILLOTTO: Non l'ho fatto apposta...
RE: Ma trapassargli il cranio con la spada!
LANCILLOTTO: Spero si rimetta presto.
RE: E il petto della sposa? Perché l'ha sfondato a calci, perché?
LANCILLOTTO: Lasciamo perdere le sciocchezze. Io venivo da Camelot, quando ho ricevuto un messaggio...
RE: Camelot? Lei viene da Camelot?
ALFREDO: Principe Lancillotto!
LANCILLOTTO: Sono del gruppo di re Artù.
RE: È un bel posto Camelot, ci si allevano certi maiali!
LANCILLOTTO: Maiali?
ALFREDO: Io sono pronto.
RE: Posso offrirti un aperitivo?
LANCILLOTTO: Volentieri, ci stavo proprio pensando.
ALFREDO: Sono pronto.
LANCILLOTTO: Tu sei molto comprensivo.
ALFREDO: Aaah!
LANCILLOTTO: Molte volte, vedi, io ho un temperamento...
RE: Oh, sta' a badare.
LANCILLOTTO: No, davvero!
RE: Per carità, figliolo. Sai, questo è un castello... Lo butterò giù, e più in là me ne faccio un altro.
OSPITE: Ammazzatelo!
RE: Ah, scusalo, sai... Ehi, ma che fate? Calma, calma! È un ospite di riguardo, questo! Ferma! Anche tu!
LANCILLOTTO: Sono desolato. Desolato. È questo maledetto temperamento che mi trascina. Scusate.
RE: Ecco.
LANCILLOTTO: Scusate.
OSPITE: Ha ucciso un testimone!
RE: Va bene, s'è capito. Ne vogliamo fare un dramma? Questo è Sir Lancillot della corte di Camelot. Un cavaliere di grande coraggio, ospite d'onore della festa.
LANCILLOTTO: Salve.
OSPITE: Ma ha ammazzato zia!
RE: Per favore, figlioli, per favore. E che cosa vogliamo fare, rovinarci la giornata? Siamo qui per rallegrarci, altro che pensare alla morte e ai dispiaceri! Dobbiamo adesso celebrare l'unione di
una giovane coppia, nella gioia, nell'amore, nella concordia.
OSPITI: Auguri! Felicità!
RE: Sfortunatamente occorre che vi dica che mio figlio Norberto ha subito un incidente.
OSPITI: Oh...
RE: Ma anche se sono rimasto senza figlio, come dire, acquisto una figlia.
OSPITI: Bravo!
RE: Dato che dopo la tragica morte di suo padre...
OSPITE: Non è affatto vero!
RE: ... tragica ferita pressoché mortale di suo padre...
OSPITE: Sta molto meglio!
RE: Allora! Dopo che suo padre, un momento fa, stava male perché la tragica mano della morte l'aveva sfiorato...
PADRE: Ah...
OSPITE: È spirato!
RE: Bene. Voglio che sua figlia mi consideri d'ora in poi come un secondo padre, nel senso più vero e stretto del termine. E sono sicuro che la fusione, cioè l'unione, tra la principessa e il
coraggiosissimo - anche se violento - Lancillotto di Cammelot...
LANCILLOTTO: Cosa?
OSPITE: Guardate, il principe!
CONCORDE: Stava per terra!
ALFREDO: M'ha preso in braccio lui, eh?
RE: Sei cascato dalla torre alta, brutto imbecille!
ALFREDO: Sono stato salvato all'ultimo minuto.
RE: E da chi?
ALFREDO: Or lo saprai.
RE: No, no, smettetela! Finitela! Silenzio! Basta! Ferma la musica! No! E no! Piantatela! Aoh!
OSPITI: He's going to tell, he's going to tell...
CONCORDE: Signore, venga via, presto!
LANCILLOTTO: No, non posso venirmene via così, devo trovare un'uscita...
CONCORDE: Teatrale?
LANCILLOTTO: Teatrale, sì! Ah! Largo! Chiedo scusa, c'è qualcuno che abbia la bontà di darmi una spinta? Per favore?
ARTÙ: Gentile signora! Saprebbe indicarmi un posto dove comprare un po' di verde?
VECCHIACCIA: Chi vi manda?
ARTÙ: I cavalieri che dicono "Tiè"!
VECCHIACCIA: Ah! No! Mi dispiace! Niente po' di verde!
ARTÙ: Se non ci indica dove comprare un po' di verde, potremmo dirle... non so... potremmo dirle... Tiè!
VECCHIACCIA: Ah! Sta' zitta, brutta bestia!
ARTÙ: E va bene. Siccome lei non ci vuol dare l'informazione... Tiè!
VECCHIACCIA: No! Non l'avrete! No, signori, non l'avrete!
ARTÙ: Tiè!
BEDEVERE: Tiù! Tiù
ARTÙ: No, no, no, no, non è così. È "tiè"!
BEDEVERE: Tiù! Tiò!
ARTÙ: No, no. "Tiè". Non è "Tiù".
BEDEVERE: Ti... è.
ARTÙ: Ecco, ecco, è così. Ora insieme, eh?
ARTU' E BEDEVERE: Tiè! Tiè! Tiè! Tiè!
ROGER: State dando del "Tiè" a qualcuno, per caso?
ARTÙ: Eh... sì.
ROGER: Oh, in che triste epoca stiamo vivendo dove un ruffiano può dare del "Tiè" ad una gentildonna. C'è del marcio in questa terra. Non è un segreto. La corruzione, le speculazioni edilizie hanno
sconvolto la società e distrutto la natura.
ARTÙ: Lei è un ecologico?
ROGER: Sì. Difendo la mia terra, il mio ambiente. Sono presidente di Inghilterra nostra. Niente foglia che io non voglia. A meno che...
BEDEVERE: La bustarella.
ARTÙ: Si dice "contributo".
ARTÙ: Cavalieri del Tiè, ecco il vostro po' di verde. Possiamo andare ora?
CAVALIERE DEL TIÈ: È un bel giardinetto, sedici metri quadri edificabili... Purtroppo sorge un grave problema.
ARTÙ: E cioè?
CAVALIERE: Sarebbe... che non siamo più i cavalieri che dicono Tiè. Ora siamo i cavalieri che dicono "Ecchi ecchi ecchi ecchi senef... otte"! Niente male, vero? E perciò non è finita qui.
ARTÙ: Cosa si deve fare, cavalieri del... ehm... che una volta dicevate "Tiè"?
CAVALIERE: Prima di tutto, dovrete trovare ancora un altro po' di verde.
ARTÙ: Ma il verde oggigiorno gli è solo nei semafori.
CAVALIERE: Il nuovo po' di verde lo metterete accanto a questo po' di verde, leggermente sopraelevato così il residence avrà la vista sui servizi. Poi, se ci tenete davvero a passare, dovrete
abbattere il più grosso albero di questa foresta con... quest'aringa!
ARTÙ: Non è difficile, basterà l'odore.
CAVALIERE: È fresca.
ARTÙ: Tagliare l'albero con l'aringa? Non si può.
CAVALIERE: Ah! Non dire quella parola! Non dirla!
ARTÙ: Che parola?
CAVALIERE: Non possiamo dirla né sentirla. C'è una parola che noi cavalieri non possiamo né dire né sentire.
ARTÙ: Se non sappiamo qual è, come possiamo non dirla?
CAVALIERE: Ah! L'hai pronunciata!
ARTÙ: Cosa?
CAVALIERE: No, non è "che cosa". Non puoi farlo.
PATSY: Guarda, Re, Sir Robin.
MENESTRELLO: Che schifo d'eroe, vigliacco che sei, puzzone che va lui scappa e si dà. Sto dietro e lo so, arieggia un bel po', il prode che sotto se la fa.
ARTÙ: Sir Robin.
ROBIN: Mio sire, anche voi qui?
CAVALIERE: L'ha detta!
ARTÙ: Non avrai abbandonato la ricerca del Santo Graal!
MENESTRELLO: E non andrà mai in cerca di guai...
ROBIN: Crepa. No, no, non penso che a quello.
CAVALIERE: Ah, l'ha detta!
ROBIN: Cercavo, per la foresta...
CAVALIERE: Un'altra volta!
ROBIN: Ehm... nella foresta...
ARTÙ: No, è più lontano, non è qui.
CAVALIERE: Ah! L'hai detta ancora, l'hai ridetta!
ARTÙ: Oh, insomma, basta!
CAVALIERE: Eccola lì, eccola lì.
ARTÙ: Andiamo, Patsy.
CAVALIERE: Se ne va, sì. E l'altro appezzamento? E io che mi lottizzo? Sto cazzo?
MOGLIE DELLO STORICO: ... agitando le braccia...
POLIZIOTTO: Copriamo?.
MOGLIE DELLO STORICO: Sì.
ISPETTORE: Le braccia?
MOGLIE DELLO STORICO: Sì.
ISPETTORE: E le briglie?
SPEAKER: E così Artù, Bedeverus e Robin andarono a cercare l'incantatore del quale aveva loro parlato il vegliardo nella scena numero 24. Lasciarono la foresta, e si ritrovarono con
Lancillotto e Sir Galahad, che divisero la loro allegria. Allegria, prego.
BERNACCA: Cari spettatori, bonasera. Eccoci alle consuete previsioni. Bel tempo ovunque, temperatura sopra i valori stagionali.
SPEAKER: La fame li costrinse a mangiare il menestrello di Sir Robin. E ci fu molta allegria. Allegria, prego.
BERNACCA: Ora vi spiegherò brevemente come passa un anno, e lo seguiremo sulla nostra cartina. L'inverno cede alla primavera, la primavera cede all'estate, l'estate cede all'inverno. E no. Qui
m'avanza l'autunno. Ma qualche variazione, eh... Grazie, buonasera.
ARTÙ: Beh? E che sarà mai?
MAGO TIM: Ricchezza mobile! Imposta e utili! Tassa sui redditi! Acconti e ratei! Accertamenti! Complementare! Maggiorazione!
ARTÙ: Chi sei tu che illumini col fuoco quei termini oscuri?
MAGO TIM: Se qualcuno li capisse, per me sarebbe finita.
ARTÙ: Quale arte magica eserciti?
MAGO TIM: Mi preparo a fare il fiscalista.
ARTÙ: E che vuol dire?
MAGO TIM: Boh?
ARTÙ: Salute a te.
MAGO TIM: Hai fatto la dichiarazione?
ARTÙ: Che dichiarazione?
MAGO TIM: Dei redditi. È un modo di dare denari allo Stato.
ARTÙ: Beh, non credo che mi tocchi. Siccome sono re, lo stato sono io.
MAGO TIM: Nessuno si salverà.
BEDEVERE: Questa è la fine del contribuente!
ARTÙ: Noi veramente si va per queste montagne per acquistarci il Graal.
BEDEVERE: Sì.
ROBIN: Già.
GALAHAD: Sì.
ROBIN: È vero. A qualunque prezzo.
MAGO TIM: Generi di lusso. Iva...
ARTÙ: A prezzo delle nostre vite.
ROBIN: E sì, chiaro.
BEDEVERE: Siamo in tanti, quindi...
ROBIN: Anche a rate.
MAGO TIM: E Iva...
ARTÙ: Senti, noi non siamo tanto preparati su quest'argomento, e se tu... ci indicassi... come procurarci...
GALAHAD: Siamo disposti a tutto!
MAGO TIM: Tutto è poco. Iva...
ARTÙ: Il mago della grotta ci ha riferito che il sacro oggetto è conservato in una caverna, una volta giunti nella quale, eh... diverrebbe eh...
MAGO TIM: Non avete sentito?
ARTÙ: Sentito? Cosa sentito?
MAGO TIM: Iva...
ARTÙ: Sì, abbiamo sentito Iva.
MAGO TIM: E basta.
ARTÙ: Sì?
BEDEVERE: Sì.
ROBIN: Sì.
MAGO TIM: Se non mi fate finire di parlare!
ARTÙ: Certo, sì, ti facciamo finire, scusa. Hai detto Iva.
MAGO TIM: Volevo dire: con Iva?
ARTÙ: Forse... imposta sul valore aggiunto?
MAGO TIM: No!
MAGO TIM: I vaffanculo si sprecheranno!
ARTÙ: E perché?
CAVALIERI: E perché?
MAGO TIM: Il grande calice è un oggetto d'arte, genere di lusso, tassa d'importazione, diritti ecclesiastici, giacenza in dogana, trasporto, assicurazione, mance! E quando avrete subito questa rapina
in nome dell'economia nazionale, che credete?
ARTÙ: Che la coppa sarà finalmente nostra.
MAGO TIM: Vi ci porto.
CAVALIERI: Grazie.
MAGO TIM: Poveri illusi. Sarà vostra, eh? Poi vi arriveranno l'incremento valore, la maggiorazione del 3,50%, l'imposta dei preziosi, pellegrinaggi dell'Azione Cattolica! E alla fine la confisca
della coppa a favore della cantina sociale di una cooperativa blasfema e laica! Io vi ci porto, ma dovrete sbrigarvela da soli. Il mostro che custodisce il calice è insaziabile, una spugna, non c'è
entrata che gli basti, un cerbero dai cento occhi che è peggio di una mignatta servito dalla sua prole, che è gran figlia di mignatta.
ARTÙ: Tutti così, offendono il Fisco, poi appena ottenuto un posto al Ministero delle Finanze s'acquetano.
BEDEVERE: Sono nervosi, sire.
ARTÙ: Bene, lasciamoli qui e proseguiamo a piedi. Smont-at!
MAGO TIM: E questa è la grande gola del monte.
ARTÙ: Che monte?
MAGO TIM: Monte dei Pegni.
ARTÙ: Bene. Guardatemi le spalle.
GALAHAD: Sono belle.
ARTÙ: State in retroguardia!
MAGO TIM: Troppo tardi. Eccolo. Ci siamo!
ARTÙ: Dove?
MAGO TIM: Lì! È lui l'arbitro della situazione.
ARTÙ: Dietro il coniglio?
MAGO TIM: Il coniglio è l'arbitro.
ARTÙ: E quello sarebbe l'arbitro?
MAGO TIM: Della situazione.
ARTÙ: Ma se non è nemmeno cornuto.
MAGO TIM: Ma quella non è una bestia come sembra, è un agente che agisce nel nome della creatura più crudele che sia mai esistita sui nostri prati fiscali.
ROBIN: Al massimo è un insetto, però per prudenza mi smerdo un po'.
MAGO TIM: E fai bene. Quello ti porta via tutto, liberati, è un figlio di mignatta.
GALAHAD: Balle.
MAGO TIM: Quello ti riduce all'osso.
ROBIN: Mi ci sto riducendo da solo.
MAGO TIM: Io vi ho avvertiti.
ROBIN: Mi ci vuole un tappo.
MAGO TIM: Sembra mansueto, ma è carità pelosa. Se parte all'attacco, ti si mangia anche l'albero genealogico.
ARTÙ: Vai, Leyland, recidigli il capo.
LEYLAND: È suonata la tua ora, coniglio alla cacciatora! Arretrati!
MAGO TIM: Arretrati!
ARTÙ: Cuori arretrati!
MAGO TIM: È un agente del fisco.
ROBIN: C'è tassa sulla diarrea?
MAGO TIM: Sì, la tassa del cesso. Siete soddisfatti? Ma d'altra parte chi non risica non rosica. A questo punto vi conviene concordare, o sperare nel condono.
ARTÙ: Taci!
MAGO TIM: Pigliatevi un ragioniere.
ARTÙ: Pronti? Carica!
MAGO TIM: Pigliatevi un ragioniere, date retta a me.
ARTÙ: Dilazione! Dilazione!
MAGO TIM: Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah!
ARTÙ: Allora? Quanti sono i caduti?
LANCILLOTTO: Alfa.
GALHAD: Romeo.
ARTÙ: E con Leyland fanno cinque.
GALAHAD: Fanno tre.
ARTÙ: Tre, tre, e questo è il guaio, che non sono mai stato forte in matematica. Ci spettano decurtazioni?
ROBIN: Qui è meglio trasferirci in Svizzera.
ARTÙ: Zitto, e vatti a cambiare, cloaca.
GALAHAD: Aspettiamo il riscontro? Potrebbe commettere un errore. Potrebbe commetterlo, no?
ARTÙ: Ad esempio quale errore?
GALAHAD: Eh... bah?
LANCILLOTTO: Abbiamo degli archi?
ARTÙ: No.
LANCILLOTTO: Ma abbiamo la Santa Granata.
ARTÙ: Certo che l'abbiamo. La Santa Granata di Anàrchia, la reliquia che fratello Marcuse della Chiesa Separata porta con sé. Portate la Granata, seguaci di Bakunin!
MONACO: Bakunin, Tabakunin e Celere...
MONACI: ... riducono l'uomo in cenere.
MONACO: Bakunin, Tabakunin e Celere...
MONACI: ... riducono l'uomo in cenere.
MONACO: Bakunin, Tabakunin e Celere...
MONACI: ... riducono l'uomo in cenere.
ARTÙ: La Granata! Ah, ah, ah, ah! Ah, ah, ah! Ma... ma come funziona?
LANCILLOTTO: Io ero in seminario, 'un lo so.
ARTÙ: Consulta il Libro delle Sovversioni.
FRATE MARCUSE: Sovversioni, Rivoluzione Seconda, dal Pensiero Nove al Pensiero Ventiuno.
FRATELLO DI FRATE MARCUSE: E Sant'Evasore sollevò la Granata e cominciò ad osannare: "O Signore, benedici questa tua Granata che voglio usare per ridurre i miei nemici a pezzettini", e fu esaudito. E
tu farai a pezzettini non solo i nemici conosciuti, ma anche quelli che verranno, farai a pezzettini i pescecani, i serpentoni monetari, il Fondo Comune Europeo, le sanguisughe...
FRATE MARCUSE: Saltane un pezzettino, fratello.
FRATELLO DI FRATE MARCUSE: E allora il dio dell'Anàrchia disse: "Prima di tutto toglierai la Santa Sicura, poi dovrai contare fino a tre, né meno e neanche oltre. Perché il nucleo è formato da tre, e
il nucleo sul quale conterai sarà dunque il tre. Il quattro sarà un numero che tu non conterai, e neanche il numero due, perché se sono due manca il palo e se sono quattro c'è una spia. Il cinque è
fuori discussione. Perché nelle rivoluzioni più si è e più ci si allontana dall'idea. Lancia dunque la Santa Granata di Anàrchia verso il Nemico Capitale, che dopo la sacrosanta esplosione se ne
andrà".
FRATE MARCUSE: Ammorì.
CAVALIERI: Ammazzato.
ARTÙ: Bene. Uno, due, cinque!
GALAHAD: Tre, sire.
ARTÙ: E che ho detto?
ARTÙ: Là! Laggiù!
LANCILLOTTO: È un graffito.
GALAHAD: Cosa ci sarà scritto?
ARTÙ: Fratello Marcuse, lei che è un erudito.
FRATE MARCUSE: È aramaico.
GALAHAD: Eeeh! Ma certo, è la lingua della grande Babilonia.
LANCILLOTTO: Ma certo.
ARTÙ: E che c'è scritto?
FRATE MARCUSE: Ora leggo. È la dichiarazione annuale di un certo Creso, un ricco sfondato dell'antichità. Dice solo: "A norma delle leggi vigenti, non avendo raggiunto il minimo previsto, sono esente
da... Aaargh..."
ARTÙ: Cosa?
FRATE MARCUSE: "Esente da... Aaargh..."
BEDEVERE: E cosa vuol dire?
FRATE MARCUSE: Dev'essere morto mentre lo scriveva.
LANCILLOTTO: Ah, ma che cosa dici?
FRATE MARCUSE: Beh, lì c'è scritto così.
ARTÙ: Se stava morendo non avrebbe mai potuto scrivere "Aaargh". L'avrebbe detto.
FRATE MARCUSE: Beh, così è scritto sulla roccia.
GALAHAD: Forse stava dettando.
ARTÙ: Oh, sta' zitto, tu. Non c'è scritto altro?
FRATE MARCUSE: No. Solo "Aaargh".
ARTÙ: Aaargh?
BEDEVERE: Forse voleva dire Camaaarghue.
GALAHAD: Dov'è?
BEDEVERE: E che ne so?
LANCILLOTTO: Non c'è un Santo Aaargh in Groenlandia?
ARTÙ: Lì fa freddo, c'è San Brrr.
LANCILLOTTO: Aaa...
BEDEVERE: Uuuh!
LANCILLOTTO: No, Aaa... Non è chiuso, è aperto.
BEDEVERE: No, ma io dicevo Uuuh!, come terrore e spavento.
LANCILLOTTO: Come Aaargh?
BEDEVERE: Se vuoi anche Aaargh! Uuuh!
FRATE MARCUSE: Quello è il leggendario, malvagio mostro di Aaargh!
AAARGH: Questa è solo la ritenuta d'acconto!
LANCILLOTTO: Via! Gambe!
CAVALIERI: Presto! Scappiamo! Andiamo!
SPEAKER: Quando ormai l'orrendo mostro stava ormai per fiscalizzare anche loro, il Ministero delle Finanze propose una riforma. Il direttore delle imposte dirette, di fronte a questa novità...
ANIMATORE: Aaargh!
SPEAKER: ... ebbe un coccolone. Decaddero i termini, e così la faticosa marcia verso il Graal potè riprendere.
GALAHAD: Eccolo lì.
ARTÙ: Il Ponte della Morte.
ROBIN: Da rischiarci la pelle.
BEDEVERE: Guardate! È il vecchio della scena 24! Ma cosa ci fa qui?
ARTÙ: È il guardiano del Ponte della Morte. Fa cinque domande a chi vuol passare il ponte.
GALAHAD: Tre, Arturo.
ARTÙ: Tre domande. Quello che risponde alle cinque domande...
GALAHAD: Tre, Arturo.
ARTÙ: ... tre domande, lo attraversa senza correre pericoli.
ROBIN: E se qualcuno sbaglia?
ARTÙ: Allora precipita nelle Gole del Pericolo Eterno.
ROBIN: Lo dicevo io.
GALAHAD: E chi è che ci prova per primo?
ARTÙ: Sir Robin!
ROBIN: Sì?
ARTÙ: Valoroso Sir Robin, a te l'onore.
ROBIN: Eh... ho un'idea meravigliosa. Facciamo provare prima Lancillotto?
LANCILLOTTO: Sì, ci vado io. Lo affronto con la spada, un fendente a destra e uno a sinistra...
ARTÙ: No...
LANCILLOTTO: ... in tre secondi...
ARTÙ: Calma, calma, calma! Tu devi rispondere solo alle cinque domande...
GALAHAD: Arturo!
ARTÙ: Tre, Galahad. Rispondi bene, noi restiamo qui e pregheremo per tre.
LANCILLOTTO: Vado, sire.
ARTÙ: Buona fortuna, ardimentoso Lancillotto. Che Dio ti protegga.
VECCHIO: Allegria, allegria! Praticamente, no? Chi vuole attraversare questo ponte deve risponde a queste tre domande. Allora, sei pronte cavalcante?
LANCILLOTTO: Fammi le domande, ordunque, non ti temo.
VECCHIO: Come accidenti te chiami?
LANCILLOTTO: Il mio nome è Sir Lancillotto di Camelot.
VECCHIO: Chi cazzo vai cercando?
LANCILLOTTO: Io cerco solo il Graal.
VECCHIO: E che cosa sei pronto a dare? Eh?
LANCILLOTTO: Il cuore.
VECCHIO: Bravo fesso. Passa pure, praticamente, no?
LANCILLOTTO: Grazie. Molto gentile.
ROBIN: Ma è facile.
VECCHIO: Allegria, allegria! Se vuoi attraversare questo ponte devi rispondere alle mie tre domande.
ROBIN: Ai, ai, ai.
VECCHIO: Praticamente. Sei pronte cavalcante?
ROBIN: Fammi le domande, ordunque, non ti temo.
VECCHIO: Come accidenti te chiami?
ROBIN: Sir Robin di Camelot.
VECCHIO: Che bicazzo vai cercando?
ROBIN: Io cerco solo il Graal.
VECCHIO: Che cosa saresti pronto a dare? Praticamente, no?
ROBIN: Il cuore. Di Lancillotto. Nooo!
VECCHIO: Allegria! Come accidenti te chiami?
GALAHAD: Sir Galahad di Camelot.
VECCHIO: Che stracazzo vai cercando?
GALAHAD: Io cerco il Graal.
VECCHIO: Che cosa sei pronto a dare?
GALAHAD: Il culo. No, il cuore! Aaah!
VECCHIO: Allegria! Qual è il tuo nome?
ARTÙ: Io sono Artù, re dei Bretoni.
VECCHIO: Che strabicazzo vai cercando?
ARTÙ: Io cerco solo il Graal.
VECCHIO: Qual è la velocità massima che può raggiungere una rondine?
ARTÙ: Beh, dipende. Una rondine africana o europea?
VECCHIO: Boh? Praticamente, no? Che ne so? Aaah!
BEDEVERE: Eh, la peppa, ma come siete istruito.
ARTÙ: Beh, sai, facendo il militare si impara di tutto. Lancillotto! Lancillotto! Lancillotto!
BEDEVERE: Lancillotto! Ueh, Lancillotto!
ARTÙ: Lancillotto!
RADIO: Pantera numero sedici, Piccadilly Street 29, non c'è numero.
BEDEVERE: Ma duv'è che te see? Lancillotto! Vien dunc ca, Lancillotto!
SPEAKER: Poiché il film sta per finire, re Artù e il superstite, Bedever, raggiunsero il luogo agognato, il castello di Aaargh!
ARTÙ: Il castello di Aaargh. Finalmente la ricerca è finita.
ARTÙ: Il castello di Aaargh. Oh, Signore, grazie per esserti degnato di accordarci il privilegio di raggiungere il Santo... Attento, ci vaccano!
SOLDATO: Allora, schifosi ladri nordisti! Aviti veramente un ciriveddu di iaddina. Datosi ca vi facistivu fari fissa n'autra vota.
ARTÙ: Come osate profanare questo luogo con la vostra presenza? Io vi comando, a nome dei cavalieri di Camelot, di aprire la porta di questo sacro castello dove ci ha condotto la volontà di
Dio.
SOLDATO: Viddu pistatu 'nti vudedda, ni faciti un baffo a tortiglioni. Puliscitori di culi di cane, vi pareva di essere più furbi di noialtri? Minchioni vaganti, commendatori ca' vaddera, io ci
sventolo le mie parti vergognose davanti alle vostre zie, picuruna futtuti, scecchi elettronici, li capiddi di seconda scelta.
ARTÙ: In nome di Dio, esigiamo di penetrare nel castello.
SOLDATO: Scurdativillu, strunzuna rifatti. Io vi schifiu i mia forunculi 'nta facci, e di bon piso vi infilo il naso sotto l'ascella e vi faccio respirare fino all'asfissia.
ARTÙ: Se non aprite la porta, prenderemo il castello con la forza! Nel nome di Dio e della gloriosa... Questi non ci vaccano più. Ci caccano!
SOLDATO: Salutami a tua sorella. Iativinni, babbaluci, se no vi infiliamo le frecce int' eagge e con i vostri testiculazzi e ci facciamo fichi secchi.
ARTÙ: Allontaniamoci facendo finta di niente.
SOLDATO: E non tornate più, bastarduni, figli di una fichi d'india. Inutile che fate l'offesi, perché chissu è ancora niente. Queste sono soltanto parole, e ora ci metto la musica. Prrr! Curnutazzi!
Puttanazzi! Iarrusazzi!
ARTÙ: Attaccheremo immediatamente!
BEDEVERE: Speriamo che riesce.
ARTÙ: Posizione d'attacco!
ARTÙ: Razza di maleducati! Oggi la morte di numerosi e valorosi cavalieri sarà vendicata. Dio mi è testimone che non arresteremo la nostra battaglia fin quando non sarete tutti stesi, e il
Graal torni a quelle persone cui Dio l'aveva affidato. Carica!
ISPETTORE: Ferma lì!
MOGLIE DELLO STORICO: Sì, sì, sono loro! Li riconosco!
ISPETTORE: Fate sgombrare questa gente. Fate sgombrare questa gente.
MOGLIE DELLO STORICO: Eccoli, eccoli, quei due!
ISPETTORE: Questi qui?
MOGLIE DELLO STORICO: Sì, sì.
ARTÙ: Un momento, ma cos'è questa storia?
POLIZIOTTO: Dentro! Salite lì dentro!
POLIZIOTTO: Via! Via, a casa!
ISPETTORE: Voi andate con lui.
POLIZIOTTO: E voi a casa! Via, sgomberare, sgomberare! Via! Lasciate qui gli oggetti di scena!
Via! Anche queste qui! Okay, Pasqualino, basta così. Metti via pure la macchina.